SESSIONE ORDINARIA 2003

(Prima parte)

ATTI

della prima seduta

Lunedí 27 gennaio 2003 - ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


            GUBERT. Signor primo ministro, con riferimento alla domanda della Turchia di entrare a far parte dell’Unione europea, vorrei ricordare che in Europa si è sviluppato un dibattito sull’esistenza di confini dell’Unione europea nei confronti dell’est o di aree vicino alla Turchia. Ebbene, a tale riguardo, ad avviso del suo paese, si può parlare dell’esistenza di confini oppure l’Unione europea potrebbe ricomprendere anche aree che attualmente, quanto a religione, storia, tradizione ed etnia, hanno delle somiglianze con la società turca?

            ZACCHERA. Signor Presidente, anch’io voglio unirmi con poche parole alle congratulazioni per il lavoro svolto. Vengo subito però ad alcuni aspetti concreti.

            Innanzitutto, va preso atto – ci viene detto nelle relazioni e anche negli interventi – che la situazione è in miglioramento. E’ un aspetto positivo di cui dobbiamo appunto prendere atto. Le mie perplessità, però, derivano dal quesito su quanto questa situazione sia effettivamente stabile, o sia invece dovuta anche ad una presenza numericamente forte di soldati in missione di pace che presidiano i punti più difficili delle comunità interetniche, o delle passate comunità interetniche. Questo è uno snodo importante: quanto la pace sia effetivamente andata avanti nelle coscienze  e non sia invece dipesa anche dal fatto che c’è tuttora la presenza tangibile di forze armate. Dobbiamo insomma cercare di passare da una situazione di post-emergenza ad una situazione di progressiva normalità. Questo è un discorso molto lungo nel tempo perché ricordiamo che, puntualmente, la Penisola balcanica, nei decenni precedenti, più volte è stata sconvolta da crisi al suo interno e nulla ci lascia presagire che in futuro ciò non avverrà ancora, soprattutto se non saremo stati capaci appunto di stabilizzare le varie situazioni. La migliore delle forze per stabilizzare è lo sviluppo di queste aree.

            Giustamente le relatrici sottolineano come lo sviluppo economico sia l’aspetto essenziale per creare una pace duratura in quest’area. Devo però lamentare che se la pace sta progressivamente prendendo piede – sembra – non abbiamo però una presenza di comunità interetniche. Diciamo che la guerra ha creato delle zone di etnie separate e quindi, in prospettiva, non ha creato delle situazioni di grande equilibrio. Inoltre, vorrei sottolineare come in questa zona del Sud – Est dell’Europa si siano concentrate le Nazioni che tuttora non fanno e non faranno parte, anche in futuro, dell’Unione Europea.

            Quindi, un lavoro per sistemare queste Nazioni dal punto di vista della pace e del progresso economico, spiana anche la strada, di qui a qualche anno, a portare almeno alcune di queste Nazioni all’interno degli standard europei per far parte attiva dell’Unione europea. Perciò questo lavoro è doppiamente importante.

            Nei pochi istanti che mi restano vorrei sottolineare alcuni problemi. Innanzitutto è cambiata la geografia dell’immigrazione clandestina e illegale verso l’Europa; non sono più molto numerose le persone di quelle aree che si rifugiano con mezzi non leciti nell’Europa occidentale o nell’Europa nel suo complesso, ma è diventata questa un’area di transito. E’ diventato quindi un aspetto molto delicato anche alla luce di un possibile intervento armato in Iraq, perché sempre più numerose sono, per esempio, le popolazioni curde che lasciano la zona orientale della Turchia o le zone dell’Iraq, attraversano alcuni paesi via terra e poi si portano nella Penisola balcanica per accedere all’Europa occidentale. Si tratta quindi di una questione delicata ed importante, perché queste zone sono ancora tuttora controllate, almeno in parte, da grosse associazioni di crimine organizzato. Su questo è necessaria una presenza molto attiva da parte non solo del Consiglio d’Europa ma di tutte le autorità europee, perché tuttora in alcuni Stati esistono appunto delle associazioni mafiose o comunque malavitose che controllano i flussi. Pensiamo, per esempio, alla prostituzione, al contrabbando, a quanto viene controllato da queste organizzazioni.

            Inoltre – e termino – non dobbiamo dimenticare che ci sono alcune situazioni che sono invece peggiorate in questo periodo: per esempio, la situazione in Macedonia, dove i rapporti tra la comunità macedone e quella albanese sono sempre difficili. Non lo sono più in queste ultime settimane, ma sicuramente negli ultimi mesi erano diventati difficili.  Nel complesso, quindi, alcuni aspetti da tenere sotto controllo e monitorare, nel quadro però di una situazione in miglioramento.

            Ritengo quindi che le due relazioni siano state molto valide, ma anche interlocutorie, per cui noi dobbiamo continuare ad occuparci di questi problemi. E’ buona quindi, e l’accetto, l’idea di una Conferenza interparlamentare che raccolga appunto i parlamentari di tutte queste nazioni per cercare di tenerli il più strettamente insieme.

            A nome del Gruppo politico cui ho l’onore di appartenere, esprimo parere favorevole all’approvazione di questi documenti. Grazie. (Applausi).