SESSIONE ORDINARIA 2003

(Prima parte)

ATTI

della seconda seduta

Martedì 28 gennaio 2003 - ore 10

ADDENDUM I

DISCORSI IN ITALIANO NON PRONUNCIATI


            PELLICINI. (Con riferimento al documento n. 9640). Letta la relazione della Signora Tyttri Isohookana- Asunmaa e il progetto di raccomandazione ad essa collegato si osserva quanto segue.

            Quanto esposto al punto 11 del progetto di risoluzione, collegato alla parte della relazione che riguarda l’ Italia, è completamente inaccettabile e costituisce un vero e proprio abuso. Si dà per scontato che il Presidente del Consiglio italiano sia in conflitto di interessi tra la carica ricoperta e le sue attività economiche nel mondo dei media. Dato questo per scontato, per provato, e per accertato, si dice che tutto questo costituisca una minaccia per il pluralismo dell’informazione e rappresenti un esempio negativo per le giovani democrazie.

            La relatrice premette di aver impiegato, per trarre siffatti giudizi, uno studio preparato da un “esperto indipendente” su questioni attinenti la comunicazione in Italia. Non risulta che la relatrice si sia in effetti informata con un minimo di esattezza sentendo anche espondenti del Governo, Ministri, Parlamentari della maggioranza.

            Stabilito che l’Europa ha certamente il diritto di controllare le varie situazioni nazionali, si impone però un minimo di ricerca a largo raggio, sentendo tutte le parti in causa. Appare pacifico invece che la relatrice abbia preso a modello esclusivamente le dichiarazioni interessate della opposizione per giungere quindi a risultati spacciati per equanimi.

In Italia il Parlamento sta approvando la legge sul conflitto di interessi, legge già approvata dalla Camera dei deputati a larga maggioranza, che regola il rapporto di interessi tra Presidente del Consiglio, Ministri e loro attività personali. Il problema quindi sta per essere risolto in sede legislativa.

            Nella prospettiva di dimostrare che l’Italia è un Paese repressivo, si cita il caso occorso al senatore Iannuzzi, condannato a due anni e mezzo di prigione per diffamazione. Il senatore Iannuzzi non è stato arrestato in quanto membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Questo collegamento tra la vicenda del senatore Iannuzzi e i presunti interessi privati del Presidente del Consiglio, è quantomai arbitrario. Il senatore Iannuzzi, per avere criticato i magistrati che condannarono Enzo Tortora, commettendo secondo il Tribunale di Napoli il reato di diffamazione, è stato condannato ad una pena completamente sproporzionata. Mentre di solito viene comminata la sanzione della multa o la sanzione della reclusione non superiore a un mese – l’esponente è avvocato penalista da 35 anni e ha difeso in moltissimi processi per diffamazione a mezzo stampa – il senatore Iannuzzi è stato “strapunito” reo di avere criticato alcuni magistrati. L’attuale momento politico in Italia vede l’impegno dei Partiti della Casa delle libertà per riformare la giustizia, epurandola da spirito di casta.

            Il caso del collega senatore Iannuzzi è certo emblematico, ma nel senso opposto a quello indicato dalla relatrice che, del tutto arbitrariamente, ha collegato le due questioni. Ed allora non può non ritenersi arbitraria la conclusione sull’Italia che potrà rappresentare forse un giudizio di parte, ma non certo una conclusione obiettiva. In Italia, per fortuna, la democrazia gode di ottima salute.

            MALGIERI. (Con riferimento al documento n. 9640). Nella proposta di raccomandazione sulla libertà di espressione dei media in Europa, insieme a spunti interessanti di riflessione sulla libertà dei giornalisti spesso conculcata, è contenuto un paragrafo riguardante la situazione italiana che ritengo inaccettabile e, pertanto, con un emendamento  ne chiedo la soppressione.

            Non so, francamente, quali siano state le fonti delle quali la relatrice ha tratto la convinzione che la libertà dei media sarebbe minacciata e che il conflitto d’interessi che grava sul Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fornirebbe un cattivo esempio alle giovani democrazie. Espressioni pedagogiche che rivelano una spiccata propensione ad un fondamentalismo politico-ideologico che poco ha a che fare con lo spirito liberale.

            Suppongo che le fonti della relatrice siano state le stesse che hanno ispirato alla vigilia delle elezioni politiche del 2001, dalle quali è uscita vittoriosa la coalizione guidata da Berlusconi, una massiccia campagna di demonizzazione delle forze del centro-destra e, soprattutto, dell’allora candidato Premier. La relatrice non ignora, anche perchè il sottoscritto in Commissione cultura e nella Sottocommissione dei media lo ha più volte sottolineato, che lo stesso Berlusconi è consapevole del conflitto di interessi che grava su di lui. Ne è consapevole al punto di aver presentato nella scorsa legislatura, quando era capo dell’opposizione, una proposta di legge in materia votata dalla stragrande maggioranza dei deputati anche della sinistra, poi inspiegabilmente arenatasi al Senato dove i partiti dell’Ulivo hanno preferito insabbiarla, salvo poi ricordarsi del conflitto di interessi in campagna elettorale a puro scopo propagandistico.

            Perchè il centro-sinistra che poteva non ha risolto per tempo il conflitto di interessi ?

            In questa legislatura il Governo Berlusconi ha presentato un nuovo disegno di legge in materia già approvato dalla Camera dei deputati ed in attesa di approvazione al Senato. Con questo provvedimento tutti ci auguriamo che vengano rimossi quegli equivoci che si frappongono ad una chiara lettura della questione italiana.

            Di tutto ciò nella relazione della relatrice non c’è traccia. Da essa viene fuori l’immagine assolutamente falsa dell’Italia come di un paese nel quale la stampa sarebbe imbavagliata. Non sa la relatrice, forse perchè nessuno glielo ha detto, che i maggiori giornali non sono assolutamente allineati al centro-destra e che le televisioni pubbliche non sono alle dipendenze di Berlusconi poichè una legge, votata quando Berlusconi non era ancora in politica, demanda ai Presidenti della Camera e del Senato la nomina del Consiglio di Amministrazione della RAI ?

            Nessuno può dire che in Italia non ci sia libertà di stampa o che essa sia minacciata. Sostenerlo significa offendere in primo luogo tutti i giornalisti italiani che in piena autonomia quotidianamente svolgo il loro mestiere senza subire la benchè minima pressione. Ma relatrice, chi ha incontrato, chi ha interrogato, da chi si è informata per concludere che la posizione di Berlusconi costituirebbe una minaccia per il pluralismo dell’informazione ?.

            Da questa Assemblea credo che dovrebbero venir fuori indicazioni più meditate rispetto a quelle contenute nella proposta al nostro esame, anche per non correre il rischio di recare un danno di immagine ad un paese come l’Italia che ha contribuito a costituire il Consiglio d’Europa e nel corso della sua semi-secolare storia repubblicana ha difeso con le sue classi dirigenti, indipendentemente dal colore politico, la libertà di stampa ovunque fosse minacciata. Questi sono i fatti; il resto è pura propaganda.