SESSIONE ORDINARIA 2003

(Prima parte)

ATTI

della settima seduta

Giovedì 30 gennaio 2003 - ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


            GUBERT. Signor Presidente, si è a lungo discusso, in Commissione, del documento sulla globalizzazione all’esame, pervenendo ad un testo da tutti condiviso. Esprimo, pertanto, anche a nome dell’intero gruppo dei popolari democratici cristiani, l’apprezzamento per il relatore e l’approvazione per i contenuti proposti, così come il sostegno al documento che impegna a dare seguito alla Conferenza di Johannesburg.

            Il pensiero sociale cristiano, al quale il gruppo cui appartengo fa principale riferimento, ha sempre messo in evidenza i limiti della scuola liberista che confidava che i meccanismi del libero mercato fossero in grado di raggiungere il bene comune.

            L’ondata liberista, nata come reazione ad un eccesso di dirigismo derivante dall’ideologia della pianificazione, ha spesso fatto dimenticare i limiti che la stessa teoria economica riconosce alle capacità del libero mercato di raggiungere il bene collettivo.

            Le reazioni, dapprima esplose anche con dimostrazioni violente e poi via via allargatesi, di fronte ai progetti di estensione dei meccanismi del libero mercato a livello globale, stanno iniziando a produrre mutamenti di orientamento politico anche nelle agenzie internazionali, finanziarie e regolative dei mercati, che del principio liberista avevano fatto la loro “fede” religiosa.

            Torna d’attualità la nozione di “economia sociale di mercato” per sottolineare come le virtù della libera concorrenza possano non tramutarsi in vizi solo se la competizione non avviene a scapito della tutela sociale dei lavoratori e si va affermando la nozione di “sostenibilità dello sviluppo” per evidenziare come una libera competizione senza vincoli sul rispetto della qualità dell’ambiente e nell’uso di risorse non riproducibili possa compromettere le possibilità di sviluppo a lungo termine.

            In altri termini, i vantaggi competitivi derivanti da minore tutela sociale dei lavoratori e da minore tutela ambientale non segnalano capacità virtuose da lasciare liberamente svilupparsi senza vincoli di tipo protezionistico, bensì segnalano squilibri da sanare. E per sanare tali squilibri possono risultare necessarie più estese regolazioni nonché trasferimenti di risorse dai paesi più ricchi ai paesi più poveri sotto forma di investimenti e di donazioni. E finchè dura il processo di creazione di uguaglianza di opportunità competitive sul mercato globale possono risultare necessarie anche limitazioni della libertà dei mercati.

            In breve, la competizione, la libera concorrenza devono far emergere chi sa produrre e commerciare in modo più efficiente, non chi riesce a pagare in modo non giusto i lavoratori o a non garantire loro adeguate tutele ovvero chi non incorpora nei prezzi i costi ambientali provocati.

            Nell’attuale situazione mondiale le condizioni per la virtuosità del libero mercato non sono tuttavia assicurate. E così accade che i paesi più ricchi rivendichino libero mercato per i propri prodotti, tutela dei propri brevetti, mentre impongono restrizioni ai prodotti altrui, si impadroniscono di patrimoni genetici presenti nei paesi più poveri.

            Non funziona bene, signor Presidente, né la generalizzazione del principio del libero mercato, senza le condizioni di virtuosità, né un passivo protezionismo. Serve camminare per unire premio all’efficienza, tutela dei lavoratori e tutela dell’ambiente, con la pazienza dei tempi lunghi che il raggiungimento di tali obiettivi comporta. Grazie. (Applausi).