SESSIONE ORDINARIA 2003

(Terza parte)

ATTI

della diciannovesima seduta

Martedì 24 giugno 2003 - ore 15

ADDENDUM 2

DISCORSI IN ITALIANO NON PRONUNCIATI


GUBERT

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, nella storia umana il modo nel quale sono definite le collettività rilevanti per la sua organizzazione politica ha subito grandi cambiamenti. Usciamo da un’epoca storica in Europa, nella quale la collettività più rilevante per l’organizzazione politica era la nazione (della quale lo stato nazionale è espressione) e stiamo per entrare in un’altra, nella quale essa è la sociètà europea, come nei secoli scorsi si sono costruiti gli stati nazionali per il governo delle società nazionali.

Ora lo facciamo ricercando il consenso; nel passato lo si è spesso fatto usando gli strumenti di forza, della costrizione, smembrando imperi multinazionali e forzando entro il quadro dello stato nazionale realtà socio-culturali che se ne sentivano estranee. All’idea dello stato-nazione è stata associata non infrequentemente, come in Italia, quella di “confini naturali” del territorio nazionale, che ha aumentato la non sovrapposizione fra territori nazionali e territori degli stati nazionali, con la formazione di numerose minoranze nazionali ed etniche.

L’opera di costruzione delle nazioni è proceduta in modo ineguale. In alcune realtà è rimasto forte il senso d’identità e d’appartenenza ad unità regionali e locali. In altre l’insistenza sulle ideologie politiche universalistiche, quali il socialismo-comunismo, hanno addirittura bloccato l’esplicarsi delle esperienze nazionali, tornate ad affermarsi dopo la fine della rilevanza politica di tali ideologie. I casi della Jugoslavia e dell’URSS sono al riguardo istruttivi.

Ala luce dei processi passati e di quelli in corso, sembra del tutto forzato un assetto dell’organizzazione politica che preveda un insieme omogeneo di stati nazionali, così come un insieme omogeneo di stati continentali.

Non a caso, in molte realtà, alcune delle quali considerate nel rapporto che abbiamo all’esame, si è attuata una diversificazione degli ordinamenti interni agli stati nazionali prevedendo speciali forme d’autonomia per aree e popolazioni che, o si sentono estranee alla collettività nazionale, oppure se ne sentono partecipi in modo attenuato e diverso.

Il progetto di risoluzione che abbiamo all’esame con intelligenza politica, propone che la previsione di speciali assetti autonomisti, da attuare secondo determinati criteri, sia uno degli strumenti per adattare lo stato nazionale, ma direi in futuro che l’Unione Europea, alla multiformità della realtà socio-culturale, particolarmente sotto il profilo etnico, linguistico e nazionale  in esso contenuta.

Vivo in una regione italiana, il Trentino Alto Adige/Sud Tirolo, che, grazie alla speciale autonomia, ha risolto i problemi di convivenza fra i gruppi nazionali diversi. Altre regioni hanno risolto con l’autonomia i loro problemi. È utile che lo strumento dell’autonomia, nelle varie forme che esso può assumere, sia proposto dalla nostra Assemblea quale modo per far sì che ogni collettività non si senta coartata nel suo modo di organizzarsi per perseguire il suo bene comune.