SESSIONE ORDINARIA 2003

(Quarta parte)

ATTI

della ventinovesima seduta

Martedì 30 settembre 2003 - ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


GUBERT

Signor  Presidente,

Credo che non serva costruire delle barriere né delle soglie per avere la crescita della partecipazione della donna alla vita politica. Se ne rende più debole la capacità competitiva nell’arena politica costituendo delle riserve garantite. Credo che sia molto meglio, proprio per la donna, riuscire a competere pari a pari con tutti gli altri ed affermarsi anche in altre maniere. La sua partecipazione può essere raggiunta in altri modi, questo emendamento la indebolisce.

Grazie.

DE ZULUETA

La signora de Zuleta comincia il suo discorso in inglese…

Signor Presidente, i due rapporti sottoposti alla nostra attenzione affrontano quello che dovrebbe essere una vera priorità per tutti i governi europei: riuscire non solo a definire ma soprattutto ad attuare una politica comune in materia di immigrazione, di asilo e di integrazione. Questo sarebbe probabilmente il miglior contributo che potremmo dare alla promozione della coesione europea.

Il tema della migrazione, volontaria o involontaria, costituisce la grande sfida del secolo. Sappiamo che non ci sono risposte facili, ma il nosto obiettivo dovrà essere una gestione condivisa dei flussi migratori – managing migration come si dice in inglese. Però, come ha giustamente sottolineato il rapporto del signor Hancock, le nostre politiche di gestione non possono rispondere alle sole logiche economiche. Un immigrante non è solo forza lavoro, è prima di tutto una persona. Non solo, ma in generale è una persona che attraversa una fase di particolare vulnerabilità, di difficoltà nella sua vita.

Oggi, le politiche migratorie europee – così come quelle in materie di asilo - sono caratterizzate da profonde disparità, nonostante il fatto che tutti i paesi del Consiglio d’Europa sono firmatari non solo della Convenzione Europea ma anche della Convenzione di Ginevra del 1951. Questi due rapporti propongono la rimozione, o almeno l’attenuazione di queste disparità, con l’adozione di politiche comuni in tutti i campi che toccano il fenomeno migratorio. Il loro è giustamente un approccio olistico, come si dice in medicina. Invitano i nostri governi a dotarsi di politiche omogenee in tutti i campi, dalla prevenzione, cioè dalle politiche di aiuto allo sviluppo e prevenzione dei conflitti, all’accesso al lavoro, alla protezione dei richiedenti asilo, al controllo delle frontiere ed anche nella lotta al traffico di esseri umani e soprattutto con l’adozione di efficaci politiche di integrazione. Nel suo rapporto la signora Zwerver ha giustamente sottolineato che, a seguito degli attentati terroristi dell’undici settembre di due anni fa, le nostre politiche nazionali hanno subito un inasprimento, in particolare nel campo dell’ingresso, mentre le politiche di integrazione sono in molti paesi – come nel mio - passate in secondo piano. Le legittime  preoccupazioni di sicurezza non devono avvenire al detrimento della tutela dei diritti come lo sottolineano questa Assemblea e il Consiglio dei ministri. Politiche esclusivamente difensive, come la tutela delle frontiere, magari con mezzi militari, rischiano di essere inefficaci, ma trascurare le proprie politiche di integrazione significherebbe creare rischi di conflitti e dunque anche minacce alla propria sicurezza interna.

Il merito di questi rapporti è che si applicano a tutti i paesi europei, non solo a quelli dell’Unione e tendono dunque a mitigare quella nuova frontiera che spacca l’Europa: la frontiera esterna dell’Unione. L’Unione europea  ha però un merito, quello di essersi già impegnata a adottare politiche comuni in materia di migrazione e di asilo. Come ha sottolineato un nostro rapporteur, siamo indietro. Il signor Hancock ha detto che quello che manca è la volontà politica, lo spirito di Tampere per citare il miglior proposito dell’Unione. Dobbiamo dare quell’impulso politico. Il tempo stringe e la gente si muove. Grazie.

PRESIDENTE

Il prossimo oratore è l’onorevole Provera della Lega Italia

PROVERA

Del Gruppo Liberale qui al Consiglio d’Europa e comunque della Lega in Italia. Grazie per questa qualifica che mi fa onore, Presidente.

L’immigrazione è un fenomeno storico e globale che vede milioni di persone spostarsi in tempi stretti da un paese all’altro, da un continente all’altro, al quale dobbiamo far fronte.

Le ragioni per cui queste migrazioni avvengono sono le più diverse: feroci dittature, ingiustizie sociali, malattie, situazioni economiche di estrema miseria. A prescindere dalle ragioni, il fenomeno esiste e merita risposte politiche concrete. Non si può su questo tema fare della filosofia: bisogna dare risposte. Le risposte devono essere necessariamente diverse secondo i differenti paesi e secondo il tipo di immigrazione cui dobbiamo far fronte. L’ipotesi di aprire le porte a tutti è caduta perché nessun paese può dare risposte concrete da solo, e neppure un insieme di paesi, ad una massa così enorme di persone che si presentano alle nostre frontiere. Quindi ci vogliono regole certe, coscienza delle risorse che ogni paese ha a disposizione per raccogliere un certo numero di immigranti e garantire diritti oltre che doveri.

Ma queste regole non sono sufficienti: ci vogliono politiche di garanzia delle frontiere e, soprattutto, ci vuole una politica di cooperazione internazionale nei confronti dei paesi sottosviluppati del terzo mondo senza la quale non si possono rimuovere e non si rimuoveranno le cause che spingono molti milioni di immigrati a muoversi da un paese all’altro.

Quindi non è con la politica repressiva, non è con le regole certe che pure sono utili e chiare per consentire un’immigrazione regolare, ma è soltanto attraverso una concertazione internazionale che promuova uno sviluppo economico, sociale e democratico nel terzo mondo che si potrà consentire un migliore equilibrio tra le ricchezze del mondo e quindi prevenire in un certo qual modo l’emigrazione sotto la spinta della miseria, della fame o della malattia.

Io sono d‘accordo con Michael Hancock quando chiede di armonizzare in qualche modo le politiche europee o dei paesi membri del Consiglio d’Europa perché è inaccettabile che ci siano paesi diversi con condizioni diverse nei confronti dell’immigrazione. Però bisogna distinguere sicuramente tra il fenomeno immigratorio legale e illegale, e sono d’accordo con Michael Hancock quando chiede dignità, sicurezza e rispetto dei diritti umani non soltanto per l’immigrato legale ma anche per l’immigrato illegale che deve essere respinto nel paese di origine. E’ un atteggiamento di giustizia che connota una società evoluta di cui dobbiamo tener conto. Ma se da una parte siamo tenuti a garantire i diritti del cittadino e del singolo uomo immigrato, non possiamo  dimenticare il diritto di uno Stato a garantire la propria sicurezza, a far rispettare le proprie leggi e a decidere quanti immigrati vuole avere, a quanti immigrati può garantire diritti e a quanti immigrati naturalmente deve chiedere doveri esattamente come si chiedono a ciascun cittadino dello Stato di cui stiamo parlando.

PRESIDENTE

Grazie.