SESSIONE ORDINARIA 2004

(Prima parte)

ATTI

della settima seduta

Giovedì 29 gennaio 2004 - ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


GABURRO

Signor Presidente, signori ministri e colleghi, desidero anch’io ringraziare e complimentarmi con l’On.Jonas dell’interessante rapporto sui problemi e le prospettive nei paesi in via di sviluppo. Condivido con convinzione gli obiettivi fondamentali del Millennio oltre all’analisi molto seria delle esperienze, dei fallimenti e dell’insufficiente impegno di diversi paesi negli ultimi decenni.

Il divario tra paesi ricchi e paesi poveri non è diminuito, l’abbiamo sentito in più interventi, anzi, in diversi casi è aumentato anche se costatiamo con soddisfazione che alcuni paesi in via di sviluppo hanno finalmente spezzato il cosiddetto circolo chiuso della povertà sperimentando tassi di crescita economica particolarmente elevati: pensiamo alla Cina, ad alcune regioni dell’India e ad alcuni paesi dell’America Latina come il Cile e altri.

L’Europa e molti paesi del mondo settentrionale avvertono da tempo questa responsabilità nei confronti dei paesi poveri, responsabilità morale e politica che vede violati e calpestati la dignità e i diritti fondamentali della persona umana. Il rapporto documenta rigorosamente la drammaticità del problema. Il numero delle persone che nel mondo sopravvive con meno di un dollaro al giorno è pari a un miliardo e duecento milioni. In termini relativi, l’Africa, com’ è stato ricordato dal relatore e da altri interventi, è il continente più povero. Un africano su due non raggiunge il livello di un dollaro al giorno.

Nella classifica 2003 relativa all’indice delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano, riguardante 175 paesi membri delle Nazioni Unite, gli ultimi venti posti al fondo della graduatoria sono occupati da venti paesi africani.

Noi come europei e istituzioni europee stiamo affrontando in maniera sempre più attenta e collaborativa i problemi delle regioni più vicine come quelle del Mediterraneo, quindi con la parte settentrionale del continente africano come i paesi del Magreb e gli altri del Nord Africa. L’Europa può e deve porre più impegno e più attenzione anche nei confronti degli altri paesi del continente africano.

Una seconda osservazione riguarda la crescita demografica: il rapporto fra popolazione e crescita economica è complesso, talvolta delicato e non sempre chiaro e unidirezionale. E’ doverosa a questo proposito anche un’osservazione sul piano dei valori: le decisioni delle coppie riguardanti il concepimento dei figli hanno natura diversa rispetto alle decisioni economiche riguardanti il reddito e gli investimenti ed è discutibile se applicare le stesse logiche per lo più di tipo economicistico ad entrambi i fenomeni.

Osserviamo con soddisfazione l’evoluzione, rispetto a qualche anno fa in senso più moderato, meno allarmistico e meno drammatico, delle previsioni demografiche diffuse in particolare dagli organismi internazionali. Stiamo sperimentando che non è realistico fare previsioni sullo andamento dei tassi di fertilità oltre un certo periodo di tempo. Le previsioni oltre i trent’anni su questo punto sono scarsamente attendibili.

Infine, a molti di noi viene il dubbio che di fronte ai gravi problemi della povertà, alcuni responsabili politici dei paesi ricchi si ostinino a scegliere e ad indicare la scorciatoia demografica della riduzione del numero delle persone che si affacciano al banchetto dell’umanità e chiedono di condividere questo banchetto, rispetto ad un impegno più deciso e più convinto, impegno proprio della politica mirante a promuovere e ad incentivare, concretamente e realmente, una più equa distribuzione delle risorse, dei consumi e delle opportunità. Grazie.

GUBERT

Signor Presidente, nella lettura dell’emendamento che dovremmo votare, stando al testo che possiedo, si è ripreso ma correggendolo il punto 8 della proposta di risoluzione. Quindi quello che è stato cambiato è il punto 8 e non l’emendamento 10 che abbiamo letto. Vorrei solo avere un chiarimento altrimenti non so cosa voto. Grazie.