SESSIONE ORDINARIA 2004

(Terza parte)

ATTI

della diciannovesima seduta

Martedì 22 giugno 2004-ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


GABURRO

Signor Presidente, Colleghi.

Prima di tutto desidero ringraziare profondamente la Commissione, in particolare la Presidente, la Segreteria Generale, il Comitato Europeo per la Coesione Sociale del Consiglio d’Europa, le associazioni non governative, in particolare Amnesty International, le Comité contre l’Esclavage Moderne, l’organizzazione non governativa Kalyan e altre, gli esperti che hanno partecipato al seminario della Commissione che abbiamo tenuto il 10 e 11 marzo a Parigi con l’intervento molto incisivo della Signora vicesegretario del Consiglio d’Europa e infine alcuni testimoni che anche questa mattina, in Commissione, hanno esposto con coraggio e straordinaria ricchezza di umanità, esperienze dolorose, inimmaginabili oggi nei nostri paesi europei.

Infine un grazie sincero anche al coraggio di don Benzi, il sacerdote che alcuni mesi fa ci ha trasmesso in occasione di una audizione partecipata e commovente le esperienze proposte per contrastare con successo i fenomeni inaccettabili delle nuove forme di schiavitù e del traffico di esseri umani.

Sebbene ufficialmente la schiavitù sia stata messa fuori legge da più di 150 anni, migliaia di persone in Europa vivono ancora in condizioni d’assoggettamento, trattate come oggetti, umiliate e sottoposte ad abusi.

Questi schiavi moderni, come le loro controparti di un tempo, sono obbligati a lavorare mediante minacce psicologiche e fisiche per un compenso economico inesistente o minimo, sono fisicamente impediti a muoversi oppure la loro libertà di movimento è sottoposta a restrizioni, e sono trattati in modo degradante e disumano. Penso che se tutti avessimo sentito la testimonianza di questa mattina, queste parole rappresenterebbero un’esperienza.

Gli schiavi d’oggi sono prevalentemente donne  e di solito lavorano presso famiglie assunte inizialmente come lavoratrici domestiche emigranti, persone alla pari o mogli per corrispondenza. La maggior parte di loro in una fase iniziale, arriva da noi volontariamente nel tentativo di migliorare la propria situazione, di sfuggire alla povertà e a dure condizioni di vita, ma alcune successivamente vengono ingannate dai propri datori di lavoro, da agenzie o da altri intermediari. Sono vincolate da debiti e spesso cadono vittime del traffico di esseri umani. Una volta sul posto oppure una volta sposate col marito acquirente, diventano vulnerabili e patiscono una condizione d’isolamento.

In un paese straniero, lontane da casa, per molte delle vittime è veramente difficile tirarsi fuori dalla situazione di sfruttamento, non parlando spesso neppure la lingua del paese in cui vivono, né conoscendo le leggi e le consuetudini. I loro datori di lavoro o mariti abitualmente le tengono legate a loro con il ricatto, minacciandole direttamente o rivolgendo minacce alle loro famiglie, paventando di commettere ulteriori abusi o rappresaglie nel caso in cui osassero lamentarsi o andare via.

Molte di loro non sanno a chi rivolgersi per ottenere aiuto e non osano rivolgersi alla polizia per timore di essere espulse e di dover tornare nel proprio paese.

La proposta che a nome della Commissione faccio all’Assemblea è tolleranza zero; in quanto organizzazione internazionale consacrata alla difesa dei diritti umani, è dovere del Consiglio d’Europa essere sempre all’avanguardia nella lotta contro tutte le forme di schiavitù e di tratta di esseri umani.  Il Consiglio d’Europa deve mettersi sempre dalla parte delle vittime e assicurarsi che chi commette il reato di tenere qualcuno in condizioni di schiavitù, sia consegnato alla giustizia in modo tale da eliminare il fenomeno.

A tal fine il rapporto contiene un programma di raccomandazioni in cui si chiedono alcune cose, in particolare:

a. condurre a una rapida conclusione i negoziati relativi al progetto di una convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta alla tratta di esseri umani. Vorrei ricordare a questo proposito l’esperienza dell’Italia che nel 2003 ha approvato su proposta del ministro per le pari opportunità, una nuova legge coraggiosa e seria contro il traffico di esseri umani che prevede anche le nuove forme di schiavitù.

b. incoraggiare gli Stati membri a combattere con urgenza la schiavitù domestica in tutte le sue forme e vigilare affinché questo tipo di schiavitù venga riconosciuto come reato;

c. raccomandare agli Stati membri di rivedere le politiche in materia di immigrazione e di espulsione garantendo alle vittime dei permessi di soggiorno straordinari e consentendo di sporgere denuncia nei confronti di chi ha commesso gli abusi;

d. esortare gli Stati membri a provvedere alla creazione di una efficiente rete di sostegno alle vittime e a stanziare fondi a favore delle organizzazioni non governative che operano nel settore.

Inoltre, il rapporto chiede al Consiglio di elaborare con urgenza una carta dei diritti dei lavoratori domestici. Tale carta dovrà garantire ai lavoratori domestici almeno i diritti generalmente garantiti per gli altri tipi di lavoro e cioè il riconoscimento del lavoro domestico presso case di privati come lavoro effettivo, un contratto di lavoro applicabile per legge, l’assicurazione sanitaria, una vita familiare, il tempo libero, il riconoscimento di uno status di immigrazione indipendente da qualsiasi datore di lavoro; considerare inoltre la possibilità di inserire il fenomeno delle mogli per corrispondenza all’interno della bozza di convenzione per la lotta contro la tratta di esseri umani.

Chiediamo inoltre all’Assemblea di raccomandare al Comitato dei Ministri l’elaborazione d’alcune linee guida per garantire che lo status particolare delle persone alla pari, che non sono né studenti né lavoratori, venga riconosciuto e tutelato e che le condizioni dei  lavoratori e la copertura sociale siano stabilite e che il settore del collocamento alla pari sia regolamentato a livello internazionale.

La schiavitù e la tratta degli esseri umani sono gravissimi problemi della nostra società. E’ impossibile misurare i profitti sottostanti ma si stima che siano molto superiori a quelli provenienti dal traffico della droga. E’ urgente reagire e farlo con fermezza.

Una società, che tollera la schiavitù e il traffico d’esseri umani, è una società malata che accetta di ridurre l’essere umano al rango di bene di consumo. La schiavitù si fa beffa del secondo imperativo di Kant secondo cui nessuna persona può essere usata “per il piacere di un altro essere umano”. La schiavitù, nelle parole di Giovanni Paolo II, nega l’affermazione secondo la quale ogni essere umano si realizza come persona in base al comandamento dell’amore. Grazie.

GABURRO

Vorrei ringraziare di cuore tutte le colleghe e i colleghi che sono intervenuti, non solo per il sostegno alle analisi e alle proposte fatte ma anche per le riflessioni integrative. Le osservazioni che sono state fatte dovrebbero essere integrate per la loro qualità perché aggiungono nuovi elementi alle analisi e alle proposte fatte.

Ho notato in particolare che due colleghe, la signora Bargholtz e la signora Hägg entrambe svedesi, hanno sottolineato che in alcuni tipi particolari l’elemento principale della schiavitù domestica riguarda la servitù, ma sono presi in considerazione anche i fenomeni che riguardano le persone alla pari e i matrimoni per corrispondenza. Hanno sottolineato che in diversi casi della esperienza svedese, ma in generale siamo convinti che l’esperienza delle persone alla pari non è nella maggior parte dei casi negativa, vi è spesso la tendenza ad usufruire delle ragazze alla pari quasi come delle domestiche a prezzo ridotto. Questo è l’aspetto che abbiamo messo in relazione e al quale cerchiamo di dare delle proposte e dei suggerimenti. Naturalmente, ci sono dei casi anche più negativi, però nei paesi in cui il fenomeno delle persone alla pari trova una legge non si assiste a casi troppo negativi.

Un’altra osservazione della signora Bargholtz sui matrimoni per corrispondenza: anche noi in occasione del Seminario di Parigi abbiamo avuto un dibattito sul significato oggi d’internet. Siamo interessati ai casi negativi e al loro peso anche se non si può generalizzare il fenomeno. Appare tuttavia dal documento che i matrimoni per corrispondenza attraverso internet indubbiamente meritano un maggiore approfondimento. Molti altri colleghi hanno citato e di questo li ringrazio che in altri paesi, in particolare modo in Italia, già vi sono leggi approvate o in corso d’approvazione. Indubbiamente il fenomeno è sentito ed è importante, ritengo che la nostra occasione sia in un nuovo slancio d’impegno che è insieme culturale e politico, l’occasione della grande Europa sta proprio nel rilanciare questi argomenti importanti in cui sono calpestati i diritti umani, perché la dignità di ogni persona, la vita umana e la solidarietà verso tutti sono valori fondamentali per questo Consiglio e per l’impegno di ognuno di noi. Grazie.

GABURRO

L’emendamento uno riguarda l’introduzione di un nuovo punto dopo il terzo paragrafo cioè d’ esplicitare che l’Italia nel 2003 ha introdotto questa nuova legge sulla tratta che prende in considerazione anche la schiavitù domestica.