SESSIONE ORDINARIA 2004

(Terza parte)

ATTI

della ventunesima seduta

Mercoledì 23 giugno 2004 - ore 15

DISCORSI  IN ITALIANO NON PRONUNCIATI


GABURRO

Signor Presidente, colleghi, prima di tutto desidero ringraziare e complimentarmi con la Presidente rapporteur signor Cliveti per la relazione intelligente ed appassionata sul ruolo delle donne nei conflitti.

Il rapporto prende le mosse da un dato inconfutabile: la vulnerabilità delle donne nelle situazioni di conflitto. I recenti conflitti in Jugoslavia, Africa e Medio Oriente con le loro esperienze di stupri e di violenze varie ci ricordano questa triste realtà.

Il rapporto evidenzia due altri importanti fenomeni. In primo luogo per l’assenza degli uomini impegnati in combattimenti, le donne sono chiamate ad assumere grandi responsabilità nella vita sociale. In secondo luogo, il rapporto sottolinea il ruolo che giocano le organizzazioni femminili nella ricerca di soluzioni pacifiche. E’ stato così del collegamento delle donne dell’Irlanda del Nord che hanno partecipato attivamente alla firma dell’accordo del 1998, delle donne cipriote che hanno costituito dei gruppi misti per superare le barriere tra due comunità come anche del Comitato delle madri dei soldati russi che tentano di aiutare i loro figli impegnati nel conflitto ceceno.

Tra le diverse interessanti proposte del rapporto vorrei evidenziare il forte appello a sviluppare l’educazione alla pace. Se gran parte dell’Europa da oltre mezzo secolo non ha più sperimentato conflitti nel suo territorio, dobbiamo ricordare alle giovani generazioni il prezzo che abbiamo pagato per la pace e la libertà e quanto è importante lavorare per preservarle.

Due osservazioni conclusive: la donna è chiamata a svolgere nella società un compito rilevante quanto quello dell’uomo. E dico è chiamata perché, purtroppo, ancora si è soliti ridurre la presenza della donna nell’ambito del privato, con scarsa partecipazione in compiti di responsabilità pubblica. Sono poche le donne che agiscono nel mondo della politica, dell’economia, delle relazioni internazionali; e continuano ad essere gli uomini i principali artefici della nostra società. Il ruolo della donna è caratterizzato, penso, da due elementi: la sua identità e la sua autodeterminazione.

Essa sta reclamando non bei discorsi,promesse, adulazioni, ma fatti che confermino le buone intenzioni tanto sbandierate. Cioè, sta reclamando di smettere di essere “tema”, uno scomodo settore al quale si assegna – come una concessione – una quota di potere. La donna è, semplicemente, destinata a costruire con l’uomo la società che forma insieme all’uomo, con uguali diritti ed uguali opportunità.