SESSIONE ORDINARIA 2004

(Terza parte)

ATTI

della ventunesima seduta

Mercoledì 23 giugno 2004 - ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


AZZOLINI

Signor Presidente, Lei nel suo intervento che ho molto apprezzato ha trattato del tema della corruzione, un problema che unitamente a quello del terrorismo internazionale e a quello della criminalità organizzata rappresenta una minaccia alla stabilità democratica soprattutto nei paesi dell’Europa orientale. Quali interventi ha fatto il suo paese e le autorità dell’Armenia per arginare e contrastare tali problemi?

GUBERT

Onorevole Presidente, Onorevoli colleghi, s’è proibito usare la violenza contro ogni essere umano, e non potendosi negare che i bambini sono esseri umani, ogni violenza sui bambini è da bandire. Come non essere d’accordo? In effetti la Carta Sociale Europea, la Convenzione di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’uomo, prevedono che ai bambini non possono essere inflitte punizioni corporali degradanti, violenze e maltrattamenti, neppure nell’ambito della famiglia.

La proposta di raccomandazione che abbiamo all’esame richiama tali documenti, ma accuratamente evita di qualificare la punizione, estendendo gli impegni cui gli stati sono tenuti all’esplicita criminalizzazione di ogni punizione corporale, qualificata, quindi, automaticamente, come violenza, maltrattamento vietato, da perseguire penalmente. Si tratta di un’evidente forzatura delle convenzioni. Ogni scapaccione dato ad un bambino da suo padre o da sua madre quando fa i capricci, quando picchia un altro bambino, un fratellino o una sorellina o un compagno di scuola d’infanzia, quando persiste in comportamenti negativi e pericolosi per lui o per gli altri, disobbedendo ai genitori, ogni scapaccione così dato è violenza domestica da perseguire, attivando strumenti di difesa giuridica a disposizione dello stesso bambino?

La raccomandazione invita a farlo, andando ben oltre le intenzioni e la lettera delle convenzioni, le quali parlano di punizioni corporali degradanti, d’uso della violenza, di maltrattamenti.

Anche le piccole punizioni corporali, lo scapaccione sono per la Commissione, violenza perseguibile. Per la maggior parte dei genitori è invece un modo di esprimere un impegno educativo, appropriato alle capacità dei figli, la cui razionalità si sviluppa con la crescita. Certo le punizioni corporali risultano controproducenti quando il figlio entra nell’adolescenza o nella pre-adolescenza, risultano controproducenti quando sono frequenti e sistematiche, quando generano nel figlio timore per la sua integrità o quando sono date senza adeguato motivo. Tuttavia, se si evitano questi errori, esse possono anche liberare dal senso di colpa per un’azione negativa; hanno un valore liberatorio che la sanzione psichica, la privazione dell’affetto, l’interruzione della relazione genitore-figlio non hanno. Per un bambino di tre o sei anni è molto più negativa la sanzione psichica dell’interruzione della relazione con i genitori che uno sculaccione quando meritato. Questo è segno d’amore, di cura, d’interesse. Qualcuno può essere convinto del contrario, la sua esperienza può essere diversa, ma non credo che l’Assemblea del Consiglio d’Europa debba garantire alle sue opinioni un sostegno giuridico.

Escluse le vere violenze, i veri maltrattamenti, lasciamo che siano i genitori, i principali responsabili dell’educazione dei figli, a decidere come educare i loro figli. Giustamente la proposta di raccomandazione invita a sostenere i genitori nell’educazione dei figli, specie quando vi sono difficoltà al riguardo, ma il Consiglio d’Europa non può entrare così nel dettaglio dei comportamenti entro la famiglia quando non sono in gioco diritti umani fondamentali e non si può credere che uno scapaccione dato ad un figlio, con l’affetto del genitore, sia una lesione dei diritti umani. Semmai è una lesione dei diritti dei genitori, della famiglia, prescrivere lo stile educativo sulla base di alcune convinzioni personali o di parte e di ben scarsi fondamenti scientifici.

Il gruppo del PPE, quindi, condivide la necessità di condannare la violenza e il maltrattamento anche dentro la famiglia, anche nel rapporto genitori-figli, ma chiede che non siano considerate violenza e maltrattamento anche le modeste punizioni corporali, così come in antecedenza specificato usate come ausilio educativo.

Oggi ci sono certamente bambini picchiati sistematicamente entro la famiglia, bambini violati nella loro integrità fisica e psichica, ed è giusto richiamare ad una loro tutela, ma quando più grande è il numero di bambini lasciati soli per molto tempo, lasciati ad una domestica, figli parcheggiati in istituzioni che li curano, ma non possono sostituire la relazione genitoriale. Perché non preoccuparsi anche di essi? Forse perché ciò contrasta con un modello culturale individualista che sta crescendo nella nostra società?

E che dire, poi, della violenza usata contro i bambini non ancora nati, già formati dentro il ventre materno, ma eliminati con la violenza perché handicappati, malati o comunque non desiderati? La Commissione ha detto qualcosa a riguardo? Si, ha detto che si può eliminarli. Come si vede, grandi sono i problemi da affrontare per coloro che hanno a cuore i diritti  dei bambini. Evitiamo di rincorrere scapaccioni e scappellotti ed affrontiamoli. Se ci saranno queste correzioni il PPE voterà a favore altrimenti non potrà farlo. Grazie.

GUBERT

Presidente, le Commissioni che sono state menzionate, collegano le punizioni corporali all’umiliazione,alla violenza e al maltrattamento. Qui si parla di cinque Stati che non soddisfano i requisiti posti, rifiuto di pensare che lo facciano perché qualche genitore dà lo scapaccione e lo Stato non li mette in prigione. Almeno qualificare quest’inadempienza con comportamenti più gravi mi sembra il minimo necessario. Come in altri casi laddove si tratta di punizione corporale violenta o degradante si deve prevedere la tutela giuridica, laddove si tratta di una modesta punizione è inutile prevedere una condanna giuridica.

GUBERT

Presidente, il problema è di vedere se quei comportamenti siano violenza. Quando un bambino fa i capricci, quando picchia gli altri ed ha tre, quattro o cinque anni si può ben ragionare ma con quale possibilità di successo? Credo che l’uso della ragione cresce con l’individuo non comincia da quando è concepito. Ho la ventura d’aver avuto nove fratelli dopo di me e di avere nove figli, non credo di aver mai violato i diritti umani e m’auto denuncio qui per averlo fatto e voglio vedere chi mi condanna. Perché non riconoscere al genitore quel piccolo spazio per poter educare i figli come crede pur evitando la violenza e l’umiliazione?

GUBERT

Presidente, ci si felicita per un’iniziativa che se resta nell’ambito del divieto di violenza è apprezzabile ma se dovesse andare oltre non lo sarebbe più. L’educazione richiede dei mezzi, dei premi ma anche delle punizioni, lo usiamo tutti anche nella nostra vita d’adulti, ora quale punizione il signor Etherington suggerisce di usare per rafforzare gli elementi corretti dell’educazione, oppure si teorizza un’educazione senza sanzioni negative? Perché se questo è il problema allora mi si dica per quale ragione l’ Assemblea del Consiglio d’Europa debba dare sostegno ad una teoria demonizzando le altre, non possiamo dire che perché la Svezia fa una cosa tutti lo devo fare.

GUBERT

Presidente, il problema è sempre lo stesso. L’alternativa suggerita è di mettere in castigo i figli ma mi pare che la relatrice avesse detto che neppure farli stare in castigo è una cosa ammissibile. Dobbiamo tutti consegnare alla Commissione, alla  relatrice i figli da educare. Se il Consiglio s’intromette in queste cose fa la stessa figura dell’Unione europea quando dice che il formaggio deve essere fatto in questo o in quel modo altrimenti non è più ammissibile. Veramente entriamo nei dettagli del comportamento che ledono l’autorevolezza della nostra Assemblea.

GUBERT

Presidente, esistono violenze che non condanniamo, l’ho menzionato nel mio intervento. Perché autorizziamo gli aborti di persone handicappate quando sono già formate nel ventre materno? Un modesto scapaccione dato da un genitore perché ritiene sia un metodo per aiutarsi nell’educazione non può essere perseguito legalmente. Mi sembra fuori da ogni buon senso. Mi sembra, Presidente, che l’Assemblea è convinta di questa cosa, ritiro quindi tutti gli emendamenti che propongono la distinzione tra ogni comportamento violento e degradante e mantengo gli altri che hanno un contenuto diverso perché credo che sia inutile continuare dopo quest’emendamento.

GUBERT

Presidente, tutti gli emendamenti che riportano solo le parole “violenti e degradanti” sono ritirati perché ho capito che qui non si distingue tra il picchiare violentemente un figlio e tra il dargli uno scapaccione. Non posso che prenderne atto e ritirare l’emendamento, sperando che il buon senso della gente supplisca al mancato buon senso dei nostri colleghi.

GUBERT

Presidente, la responsabilità principale dell’educazione è dei genitori, certamente ogni bambino deve veder tutelati i suoi diritti fondamentali però la pretesa di regolare le pratiche d’educazione laddove non è in gioco l’integrità fisica e psichica del bambino è eccessiva. Arriveremo così anche ad una pretesa dello Stato di regolare il modo con cui l’uomo deve approcciarsi alla donna per poter avere un rapporto sessuale. Riaffermare uno spazio d’autonomia della famiglia è importante per la crescita della nostra società.

GUBERT

Presidente, anche in questo caso si prevedono forme di partecipazione dei bambini alla messa in atto dei modi per contrastare le violenze. Immagino che ci sia un membro dello Stato o esponente della Commissione che fa un’assemblea di bambini ai quali chiedere quello che suggeriscono. Lasciamo che i genitori abbiano una qualche autorità sui bambini. L’emendamento dice che si riconosce le patria potestà e la privacy ma qui si consente di prendere tutti i bambini e d’ascoltarli per arginare le violenze, mi sembra irragionevole.

GUBERT

Presidente, siamo contro la violenza ma uno scapaccione non è una violenza ma il segno dell’amore. Lo stile educativo può essere diverso, qualcuno può preferirne un altro ma ritengo che non è lo Stato a doverlo imporre. Vi è un’automonia della realtà sociale e dobbiamo riconoscerla. Questo emendamento si riferisce ad un’altra frase che prevede vi siano dei consigli dati ai bambini su come agire giuridicamente contro la violenza di cui sono oggetto, se fosse vera violenza avrebbe senso ma se è solo lo scapaccione della mamma non ha più senso e l’emendamento vuole precisare questo punto.