SESSIONE ORDINARIA 2005

(Prima parte)

ATTI

della terza seduta

Martedì 25 gennaio 2005 - ore 15

ADDENDUM I

DISCORSI  IN ITALIANO NON PRONUNCIATI


NESSA

Onorevoli colleghi, Presidente, permettetemi di concentrare questo mio breve intervento su alcuni dubbi inerenti la priorità d'intervento sorti dopo I'analisi del documento redatto dal parlamentare Tony Lloyd.

Ho letto con molta attenzione il rapporto da lui presentato, essendo la questione kosovara molto vicina al mio paese ed essendo stata I'Italia uno dei paesi protagonisti all'epoca dell'intervento ONU. Inizierei col dire che concordo con il collega Lloyd sul fatto che ormai risulti insufficiente la tanto celebre Risoluzione n.1244 promulgata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite all’indomani della cessazione delle ostilità, la quale scarsamente tratta le problematiche legate al rispetto dei diritti umani. In maniera particolare direi, che qualsivoglia Risoluzione del Consiglio di Sicurezza difficilmente potrebbe disciplinare e verificare il rispetto dei diritti individuali senza essere sostenuta da uno specifico organo consultivo o legislativo di riferimento.

Da qui credo nasca I'idea da parte del collega Lloyd per la creazione di una Corte per il rispetto dei diritti dell'uomo all’interno del territorio kosovaro con potere giudiziario sulla Minuk e sulla KFOR e di un organo consultivo per i diritti umani presso la Minuk.

Infine si propone, in buona sostanza, di verificare quali potrebbero essere gli spazi possibili per realizzare un’ estensione provvisoria delle competenze della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo a tutti gli abitanti. Ovviamente non credo ci sia nulla da obiettare ad una proposta del genere, che altro non potrebbe se non migliorare lo stato di diritto, di civiltà e di democrazia all'interno della regione.

Ciononostante, i dubbi che vorrei sollevare riguardano l’effettiva necessità di creare una Corte per i diritti umani in Kosovo, senza aver prima provveduto alla risoluzione di quello che ritengo uno tra i tanti seri problemi all’interno del territorio, ossia il mancato rispetto del diritto di proprietà e I'abusivismo edilizio.

La condizione di molti kosovari allo stato attuare ricorda, infatti, quella di taluni cittadini ciprioti. Mi riferisco ovviamente all’impossibilità da parte di una buona parte della popolazione rifugiata o fuggita durante il conflitto di rientrare presso le proprie dimore o possedimenti. Circostanza dovuta innanzitutto dall’occupazione illegale delle terre e delle case di proprietà di questa parte della popolazione e dalla mancanza di sicurezza avvertita da questa ultima, che minacciata dagli attuali occupanti, ne ritarda o ne impedisce definitivamente il rientro.

Una situazione questa che non fa altro che fomentare e stimolare il clima d’impunita e di corruzione, come ben sottolineato dal collega, che sembra ormai tristemente aver preso piede all'interno della regione. Dato che da circostanze del genere nascono poi chiare violazioni dei diritti umani, credo siano esse le prime per le quali è ormai divenuta necessaria una soluzione.

Per questo ritengo prioritario migliorare l'efficacia dei due organismi sinora esistenti sul territorio, quali HPD e CC, così come gli stessi tribunali civili al momento dell'analisi delle cause inerenti al diritto di proprietà. A tal proposito credo sia essenziale verificare che ad ogni famiglia di rifugiati sia garantita un’adeguata assistenza legale, nonché sociale al momento della denuncia o della rivendicazione.

Un'operazione, che dovrà essere realizzata da organi interni, ma anche esterni, per far sì che il controllo sia massimo e che le possibilità di falsi d’atto siano ridotte a zero. Ovviamente un processo del genere dovrà prevedere un adeguato rinforzo delle misure di lotta contro I'abusivismo edilizio e l’occupazione illegale delle proprietà. In secondo luogo, penso sia urgente trovare ed applicare nuove misure e regolamentazioni riguardanti il sistema giudiziario della regione. Tra le proposte avanzate dal collega Lloyd sarà utile riflettere soprattutto sulla creazione di un apparato giudiziario in grado di contenere e mantenere paritarie dinanzi allo stato di diritto la variegata composizione etnica del paese. Importantissima a tal proposito sarà la preparazione, non solo tecnica, da parte dei giudici preposti, ma anche e soprattutto culturale e linguistica per rendere applicabile in toto una necessaria salvaguardia dei diritti giuridici individuali, aldilà dell’appartenenza religiosa, culturale ed etnica.

Concludo confermando ancora una volta l’idea, che questi ed altri siano i presupposti essenziali per riuscire a rendere applicabile la nobile proposta del collega Lloyd, atta alla creazione di una Corte per il rispetto dei diritti dell'uomo all’interno del territorio kosovaro con potere giudiziario sulla Minuk e sulla KFOR e di un organo consultivo per i diritti umani presso la Minuk. Grazie.