SESSIONE ORDINARIA 2005

(Prima parte)

ATTI

della settima seduta

Giovedì 27 gennaio 2005 - ore 15

DISCORSI  PRONUNCIATI IN ITALIANO


PAOLETTI TANGHERONI

Signor Presidente, gentili colleghe e colleghi,il 26 dicembre il mondo si è svegliato sotto lo choc dell’annuncio della catastrofe senza precedenti che ha colpito il sud-est asiatico ed i paesi costieri dell’Oceano indiano.

Non mi dilungherò troppo sui dettagli di quest’immane sinistro che lascia dietro di sé più di 280 mila morti e più di 5 milioni di vittime. Più che un disastro ecologico ed economico, lo tsunami ha generato un dramma umano incommensurabile. Famiglie intere sono state distrutte o separate, migliaia di bambini si trovano soli avendo perso i genitori e dopo aver vissuto momento orribili, centinaia di migliaia di persone si trovano in miseria senza mezzi di sussistenza, senza strumenti di lavoro, obbligati a ripartire da zero. La maggior parte delle infrastrutture delle vie di comunicazione e delle fonti d’energia sono state distrutte.

Di fronte a questo drammatico bilancio la comunità internazionale ha dato prova di generosità senza uguale. Ciò nondimeno, questa generosità ci pone alcuni interrogativi. In primo luogo, noi speriamo che tutte le promesse fatte saranno poi concretizzate attraverso versamenti effettivi, e vorrei a tal riguardo ricordare che da quando si è verificato il sisma che ha colpito la città di Bam in Iran ad oggi, solamente il 2% delle promesse di dono sono state poi onorate. Questa è la ragione per la quale noi insistiamo perché tutti gli impegni presi siano concretizzati e soprattutto perché queste belle iniziative, questi slanci di  generosità, non finiscano per ledere le altre vittime del mondo, sia quelle toccate da altre catastrofi naturali, sia quelle che vivono in paesi ancora oggi funestati da carestie e da livelli insopportabili di povertà.

Per ciò che riguarda i bambini e più in particolare, gli orfani, la loro situazione è davvero pericolosa e noi qui, come madri e come padri di famiglia, non possiamo rimanere insensibili al dramma che stanno vivendo. A tal riguardo la nostra Commissione sostiene pienamente l’UNICEF che incoraggia programmi di adozione a distanza. Sarebbe infatti preferibile non infliggere a dei bambini già traumatizzati un paese nuovo, una nuova lingua, un nuovo ambiente. Vorrei sottolineare che l’adozione internazionale non deve diventare un atto umanitario. Adottare per generosità vuol dire erroneamente stabilire un debito e un obbligo di riconoscenza che sarebbe poi impossibile ripagare.

Dovrà comunque essere esercitato un controllo sulle condizioni di vita e di salute sia nelle famiglie di accoglienza, sia nei campi di rifugiati. Dobbiamo essere molto attenti a vigilare affinché s’impedisca che i minori diventino oggetto di traffici, violenza fisiche, sfruttamenti sessuali e, perfino, espianto d’organi. Per questa ragione si raccomanda agli Stati membri di sostenere l’UNICEF per un’azione di censimento di tutti i bambini nei campi di profughi e anche nelle famiglie d’accoglienza o nelle famiglie allargate. Non possiamo ignorare che molto spesso le stesse famiglie cedono i propri figli per garantire loro, nella miglior buona fede, un migliore avvenire presso nuclei familiari più agiati.La nostra Commissione ha l’intenzione di predisporre una raccomandazione specifica su tale questione.

Certamente dovranno anche essere prese in considerazione misure specifiche per dare sostegno psicologico ai gruppi più vulnerabili. Infatti, la stessa attenzione riservata ai bambini, dev’essere garantita agli anziani, a persone portatrici di handicap e alle donne incinte che appartengono appunto ai gruppi sociali più vulnerabili.

Anche la questione della sanità è molto preoccupante perché tali inondazioni hanno comportato rischi di malattie come il colera, la febbre gialla, il paludismo.

Inoltre, un gran numero di persone sono già state affette da polmonite a causa di una prolungata permanenza nell’acqua fredda. A tutto ciò bisogna aggiungere le cattive condizioni igieniche e la mancanza d’acqua potabile.  Anche nei campi dei rifugiati le condizioni di vita sono allarmanti. L’OMS stima che più di 5 milioni di persone sono prive d’acqua potabile e di servizi medico-sanitari, anche elementari. Nelle zone più isolate questa situazione è ancora più critica.

Per ciò che riguarda altri ambiti quale l’ambiente, i problemi degli sfollati, le questioni economiche, lascio ai miei colleghi delle altre commissioni il modo di esprimersi su tali questioni. Colgo, anzi, quest’occasione per ringraziare tutte le commissioni che sono state contattate per un parere, che hanno dato, devo dire, la loro più ampia collaborazione. Mi sono posta la questione del perché di un rapporto su tale tema. La ragione, Signor Presidente, è che la nostra Commissione auspica di fare un bilancio della situazione sugli aiuti reali e sui bisogni esistenti allo scadere di un da oggi. Questo ci permetterà di valutare se tutte le promesse, tutte le belle parole d’oggi, saranno state mantenute.

In conclusione, mi permetta, Presidente, di ringraziare la Signora Stevens che, con la sua presenza qui, ci assicura dell’interesse portato dalla sua organizzazione, che si chiama OCHA, ai lavori che stiamo noi svolgendo. Sono sicura che potremo contare sulla collaborazione di OCHA quando procederemo alla valutazione. Tutto ciò, Presidente e cari colleghi, dimostra l’apporto che il Consiglio d’Europa potrà e può dare attraverso la propria esperienza in materia di diritti umani, alle organizzazioni internazionali quali l’ONU e le agenzie specializzate dell’ONU che lavorano sul terreno. Vi ringrazio.