SESSIONE ORDINARIA 2005 |
(Quarta parte) |
ATTI
della venticinquesima seduta
Lunedì 3 ottobre 2005-ore 15
DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO
GUBERT
Onorevole Presidente, onorevoli Colleghi.
La rivoluzione industriale ha sconvolto l’equilibrio sociale ed economico delle società europee; grandi emigrazioni verso le Americhe e l’Australia e una posizione dominante nelle relazioni internazionali hanno consentito, pur con sacrifici e costi umani notevoli, di trovare un nuovo equilibrio che ha garantito non solo il soddisfacimento dei bisogni umani fondamentali ma anche alti livelli di benessere almeno nell’Europa occidentale.
La rivoluzione mobiletica, ossia dei tempi di trasporto di comunicazione, unita a orientamenti liberisti, sta risconvolgendo gli equilibri; entrano nella competizione di mercato società nelle quali si sperimentano ancora gli squilibri derivanti dall’industrializzazione in economie ancora largamente agricole di autoconsumo.
Le società europee rispondono in due modi, localizzando le loro produzioni nei paesi poveri e assorbendo manodopera a basso costo da quei paesi per coprire i vuoti lasciati da una crisi demografica derivante dallo scoraggiamento culturale, economico e politico, del compito della famiglia di far nascere e crescere nuove generazioni.
Il documento che abbiamo all’esame ha il limite di non porre in discussione il fenomeno dell’immigrazione dai paesi poveri ma ricchi di manodopera giovane, ai paesi ricchi ma poveri di giovani. Ha però il pregio di non limitarsi a celebrare ideologicamente come spesso si fa, la multiculturalità delle società europee, ma di scorgere anche gli svantaggi che le società dei paesi poveri soffrono a causa dell’emigrazione.
Per questo, la risoluzione punta a far ricadere sulle società di partenza degli emigrati alcuni benefici, combinando il loro ritorno in patria con funzioni imprenditoriali o comunque positivamente innovatrici, con programmi di sviluppo e di investimento delle società ricche che hanno beneficiato e beneficiano dell’immigrazione.
Si tratta di progetti di “co-sviluppo”, qualcosa di assai più positivo di quanto oggi prevalentemente accade. Tra l’altro, proprio un rapporto positivo fra società di partenza e di ritorno e società di immigrazione auspicabilmente temporaneo, consente anche una necessaria cooperazione fra gli stati per evitare le immigrazioni clandestine. L’esperienza italiana con l’Albania è al riguardo istruttiva come potrà esserlo quella con la Libia.
Non tutto quanto è contenuto nella proposta di Risoluzione è, a mio avviso, meritevole di accettazione. Il co-sviluppo potrebbe meglio rispondere agli obiettivi se fosse mirato a rimuovere le cause dell’immigrazione da un lato, e a rimuovere la domanda di lavoratori immigrati a basso prezzo e per lavori indesiderati, dall’altro. Le migrazioni hanno costi umani e sociali che non vanno taciuti, altro che celebrare le migrazioni!
Molto meglio è puntare alla mobilità dei capitali e ai giusti rapporti internazionali piuttosto che trarre profitto dalla mobilità necessitata di uomini e donne. Tuttavia, signor Presidente, nell’insieme, pur con questi limiti, la proposta è da valutare positivamente. Grazie.