SESSIONE ORDINARIA 2005

(Quarta parte)

ATTI

della ventisettesima seduta

 

Martedì 4 ottobre 2005-ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


GUBERT

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il principale merito del documento che abbiamo all’esame è il riconoscimento che la conoscenza delle religioni, delle loro credenze, dei loro riti, della loro storia ha un rilievo sociale e che, pertanto, l’organizzazione politica, stato o altro ente, deve provvedere a che tale conoscenza sia trasmessa alle giovani generazioni.

Non è fatto da poco rispetto a posizioni laiciste, spesso prevalenti in alcuni stati europei, che vorrebbero negare ogni rilievo pubblico al fatto religiosso. Il calendario, il ritmo settimanale, le feste, gran parte delle opere d’arte, gran parte della letteratura, gran parte del linguaggio, gran parte dei valori e delle norme sociali, gran parte della storia non si comprenderebbe senza avere conoscenza della religione cristiana e, in contesti extra-europei, delle religioni ivi praticate.

Purtroppo la confusione fra laicità dello stato e laicismo di stato, che trova, oggi, la sua massima espressione in Francia e, in passato, le politiche anti religiose dei regimi comunisti, impegnati attivamente per l’ateismo, hanno prodotto e stanno producendo un’allarmante ignoranza della religione cristiana e di altre religioni minoritarie presenti in Europa.

Di fronte alle persecuzioni da parte dell’ateismo militante o da parte del laicismo come esclusiva pseudo-religione civile e legittima, ha supplito la famiglia, hanno supplito le comunità religiose, ma ora pure tali supplenze entrano in crisi. La famiglia è sempre più fragile e spossessata di funzioni educative e le comunità religiose sono sempre più minoritarie in una società scristianizzata e secolarizzata.Giusto, quindi, che gli stati si preoccupino di non far perdere ai giovani la conoscenza di elementi costitutivi della civiltà europea.

 Se un appunto si può muovere alla proposta di Raccomandazione, è il fatto che resta confusamente configurato il ruolo delle organizzazioni religiose nell’opera di insegnamento della religione. Sembra prevalere l’indicazione per la quale debba essere lo stato stesso a provvedere alla formazione degli insegnanti in materia religiosa, debba essere lo stato stesso a provvedere all’insegnamento delle religioni, senza tener conto che esistono scuole che fanno direttamente riferimento ideale a una religione e senza tener conto che è dell’autorità religiosa la competenza per dire se quello che viene insegnato è veramente il contenuto di una religione.

Sarebbe strano che venisse contrabbandata come contenuto del cattolicesimo la caricatura di esso che potrebbe farne un insegnante laicista, ovvero una sua riduzione che potrebbe farne un insegnante non credente o appartenente a una religione diversa. Se vogliamo che i nostri giovani europei conoscano la religione cristiana e altre religioni rilevanti per l’Europa, non possiamo correre il rischio che i contenuti della religione cristiana come quello delle altre religioni, ove siano di interesse, siano fatto in modo non autentico. Come non si deve confondere l’insegnamento della religione con catachesi ecclesiale, così non si deve confondere l’insegnamento della religione con l’insegnamento della visione laicista, razionalista e positivista della religione.

Su questo punto come su quello delle scuole ispirate religiosamente, l’orientamento della nostra Assemblea deve essere meglio precisato. Può essere istruttivo il caso italiano: benché i praticanti domenicali in Italia rappresentino tra un terzo e un quarto della popolazione adulta, ben più dell’80% delle famiglie e degli studenti richiede l’insegnamento a scuola della religione cattolica impartito da personale insegnante formato dalla chiesa e giudicato idoneo o meno all’insegnamento della religione cattolica da parte della chiesa.  Pensiamo che se fosse impartito da insegnanti non riconosciuti idonei dalla chiesa, renderebbe un buon servizio buona conoscenza del cristianesimo? All’apprezzamento complessivo per i contenuti della Raccomandazione si unisce quindi la domanda di un maggior riconoscimento del ruolo delle comunità religiose nell’educazione, in particolare nella trasmissione delle conoscenze religiose. Grazie Signor Presidente.

GUBERT

Qualunque sia la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, non credo ci si riferirà ad un caso specifico. Non è segno di una maggiore libertà religiosa il divieto di portare un simbolo religioso a scuola o evitare di portare un capricapo, siamo arrivati ad una religione del laicismo. Credo che vada soppresso ogni riferimento, è sufficiente quanto già detto nel punto nove.