SESSIONE ORDINARIA 2005

(Quarta parte)

ATTI

della ventottesima seduta

 

Mercoledì 5 ottobre 2005-ore 10

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


RIGONI

Presidente, voglio dire subito che il documento che stiamo esaminando è certamente apprezzabile e dimostra un approfondimento della situazione dell’Ucraina che merita pieno plauso. La puntuale elencazione dei risultati raggiunti e di quelli da raggiungere costituirà una sicura guida per le istituzioni ucraine, negli ulteriori passi verso una sicura e salda liberal-democarzia. Allo stesso modo, le indicazioni del rapporto forniranno utilissimi spunti al Consiglio d’Europa, ed ai suoi organi ed istituzioni, per l’attività di supporto e di monitoraggio della transizione ucraina, per il prossimo futuro.

Mi sembra doveroso aggiungere, però, che mi attendevo di trovare nel documento qualcosa che non ho riscontrato, almeno in modo esplicito. Senza indulgere a trionfalismi retorici, andava sottolineato che le vicende ucraine dell’ultimo anno, la cosiddetta la rivoluzione arancione di Yushenko, rappresentano uno dei più grandi successi storici del Consiglio d’Europa, dei suoi valori e dei suoi metodi.

A mio parere, la partecipazione dell’Ucraina al Consiglio d’Europa ha permesso agli ideali della democrazia parlamentare e dello stato di diritto di penetrare in profondità nella società ucraina ed in parte delle sue istituzioni, sicché, appena si è prodotta l’occasione propizia, tali ideali hanno spazzato via la vecchia nomenklatura.

In questo, più che in ogni altro caso, è apparso chiaro come il Consiglio d’Europa e la sua Assemblea parlamentare veicola all’interno delle esperienze costituzionali più diverse gli ideali della democrazia e del rispetto della legge e svolge, in un certo senso, una funzione di “apripista culturale” rispetto alle concrete riforme politiche e istituzionali, che arrivano successivamente.

Dobbiamo avere sempre presente questa funzione essenziale della nostra istituzione, anche quando ci troviamo ad occuparci di stati membri i cui ordinamenti giuridici possono lasciare insoddisfatti i più avanzati standard.  Le istituzioni del Consiglio d’Europa devono mirare costantemente a quest’opera di diffusione capillare e profonda della cultura costituzionale della liberal-democarzia e dello stato di diritto: il nostro successo più grande è rappresentato dalla creazione di una familiarità con i principi appena ricordati nei rappresentanti degli stati di recente ingresso nelle diverse istituzioni del Consiglio d’Europa.

Abbiamo sotto gli occhi la difficoltà del quadro attuale, caratterizzato da una crisi politica che ha portato negli ultimi giorni il Presidente Yuschen a dimissionare il Primo Ministro e a proporre al Parlamento una nuova coalizione più unita, un Governo senza businessman con un nuovo Primo Ministro.

Si ha la diffusa consapevolezza che nella crisi di queste settimane si giocano le speranze vere del futuro della nuova Ucraina. In questa direzione diventano essenziali, e lo voglio dire con forza, le elezioni parlamentari della primavera del 2006 che costituiranno un importante banco di prova per i nuovi leader, dimostreranno se l’Ucraina è effettivamente impegnata in modo irreversibile in un processo che farà di questo paese uno stato europeo veramente democratico, e pluralista. È indispensabile a questo proposito schierare una missione d’osservazione elettorale su vasta scala per seguirne lo svolgimento. Sono stato rappresentante del Consiglio d’Europa nei tre round elettorali e ho visto l’importanza della presenza del Consiglio in quell’occasione.

Per queste ragioni mi sembra che la risoluzione che stiamo per adottare assuma ancora più importanza nel senso che è necessario un riconoscimento dei risultati raggiunti dal nuovo corso di Kiev. Non vi è dubbio che tutte le carenze segnalate nel rapporto esistono e dovranno trovare adeguata soluzione nel corso dei prossimi anni; E’ utile quindi rafforzare la presenza del Consiglio ‘Europa, designando un rappresentante speciale in Ucraina per seguire l’evoluzione politica in corso in questo paese e per rendere irreversibile il processo di democratizzazione delle sue istituzioni e nella diffusione dei principi dello stato di diritto all’interno del suo ordinamento giuridico e dei suoi apparati amministrativi e giudiziari.

E’ questo il contributo che oggi possiamo dare al consolidamento della democrazia in un paese che costituisce una cerniera essenziale nei rapporti tra Europa occidentale e orientale e che appare comunque destinato a giocare un ruolo strategico nello scacchiere geopolitico dei prossimi anni. Grazie.