SESSIONE ORDINARIA 2005

(Quarta parte)

ATTI

della trentunesima seduta

 

Giovedì 6 ottobre 2005-ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


GUBERT

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la società moderna riscopre ogni tanto che le sicurezze sulle quali riposa confidando nelle sue conoscenze scientifiche, sulle sue tecniche avanzate, sulle sue risorse economiche, sono messe in forte dubbio. I mutamenti del clima creano eventi che mettono in difficoltà lo Stato più potente del mondo. Nuove malattie, come l’AIDS, nascono impreviste. Ora si teme che un virus che colpisce gli avicoli possa trasferirsi all’uomo con effetti disastrosi dato che potrebbe mutare in modo imprevedibile e senza tempi adeguati per evitare vittime.

La peste del 1648 ha colpito in modo enorme l’Europa. Abbiamo pensato di avere strumenti per non temere più tragedie simili ma l’insicurezza cresce. Se l’artificialità introdotta da scienza e tecniche moderne ha consentito di superare la minaccia alla salute e al benessere derivanti dalla natura, cresce il dubbio che tale artificialità sia oggi così aumentata da essere essa stessa causa di minacce alla salute e al benessere. Il caso della “mucca pazza” è certamente uno di questi ma lo è anche il disastro nucleare di Chernobyl, l’effetto serra che provoca sconvolgimenti del clima con desertificazione e inondazioni disastrose. L’ingegneria genetica sta creando possibilità delle quali non si conoscono gli esiti.

Il documento che abbiamo in esame esprime sostegno agli indirizzi d’azione d’organizzazioni internazionali competenti per affrontare l’eventualità di una diffusione dell’influenza aviaria. A nome dei Popolari Europei Democratici Cristiani esprimo sostegno a tale proposta di Raccomandazione.

Vorrei tra l’altro richiamare l’attenzione su alcuni problemi. Il più evidente riguarda la gestione informativa dell’allarme per il rischio di contagio. Se è giusto allertare l’opinione pubblica al fine di mobilitare risorse pubbliche per produrre antivirali e vaccini e per pianificare difese, è altrettanto doveroso informare l’opinione pubblica sui reali pericoli che possono derivare dal consumo di volatili presenti sui mercati nazionali. Il non farlo in modo adeguato produce danni inutili quando, come in Italia ad esempio, si è verificato un crollo di consumi avicoli pur in assenza di qualsiasi pericolo per la salute. Chi paga questi danni?

In secondo luogo, si deve vegliare affinché la mobilitazione per la produzione di farmaci e vaccini, con l’impiego di risorse pubbliche, non sia occasione di grandi profitti per le imprese private: di fronte ad una minaccia rilevante e alle difficoltà dei paesi non ricchi di approvvigionarsi dei vaccini e dei medicamenti necessari, non basta come dice la Raccomandazione, fare appello agli Stati ricchi perché diano contributi ma bisogna chiedere alle aziende produttrici di fissare dei prezzi favorevoli che escludono profitti e i diritti relativi ai brevetti. La credibilità di un allarme non può essere danneggiata dal sospetto che vi siano sottostanti grandi interessi nascosti.

In terzo luogo vanno impegnate risorse per ricercare le cause della diffusione dell’influenza: talvolta il processo di globalizzazione dei mercati può essere uno svantaggio così come l’adozione di tecniche d’allevamento basate su grandissimi numeri d’animali allevati. Anziché puntare il dito sui piccoli allevamenti domestici per auto-consumo, conviene forse rivedere tecniche d’allevamento moderno di massa che violano le esigenze vitali naturali degli animali.

La natura si ribella quando è gravemente violata, quando l’artificialità diventa eccessiva. Gli stessi effetti economici e la rapidità di diffusione di un’epidemia sono assai diversi se l’allevamento è strutturato in piccole unità aziendali con animali che si sentono a loro agio e in condizioni più prossime possibile a quelle naturali e se i mercati d’approvvigionamento e di vendita sono di scala locale, o comunque limitata e controllabile.

Le pratiche moderne d’allevamento, il collega dell’Olanda l’ha appena detto, trattano gli animali come se fossero oggetti: gli allevamenti sono fabbriche di carne o di latte o di uova. Forse tali pratiche, che rendono eccessivamente artificiale la vita animale, possono indurre negli animali stessi minore capacità di reagire ad agenti patogeni. Giusto, Presidente, in definitiva, preparasi a contrastare una possibile pandemia, ma bisogna tuttavia andare oltre. Grazie.