SESSIONE ORDINARIA 2005

(Quarta parte)

ATTI

della trentaduesima seduta

 

Venerdì 7 ottobre 2005-ore 10

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


GUBERT

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il documento che abbiamo all’esame è partito con l’intento di evidenziare i costi per i consumatori europei e per i paesi in via di sviluppo della politica agricola comunitaria, in piena consonanza con la richiesta della Gran Bretagna di rivedere la PAC, prima dei tempi concordati,quale condizione per l’approvazione dei bilanci dell’UE.

Le audizioni compiute, in particolare la conoscenza approfondita della politica agricola svizzera in una riunione a Ginevra, e le valutazioni compiute dalla Commissione tenendo in particolare conto delle funzioni non produttive, ossia ambientali, paesaggistiche e sociali e culturali dell’agricoltura, hanno convinto la Commissione ad adottare una proposta più equilibrata cosicché mentre il documento che accompagna la proposta di risoluzione si sofferma sui costi della PAC, la risoluzione è più comprensiva non potendosi dare orientamenti pratici di vita agricola considerando solo i costi e non anche i vantaggi.

L’agricoltura, com’è riconosciuto in altri pronunciamenti della nostra Assemblea, ha molte funzioni, non solo quella di produrre alimenti e quindi non si può smobilitarla, esporla a concorrenze insostenibili per trarre vantaggio dai più bassi prodotti in aree extraeuropee più favorite, o a più basso costo della manodopera o a più bassa tutela della salute e dell’ambiente. Si avrebbero effetti negativi, non solo economici e sociali a danno degli attuali agricoltori ma anche economici a danno di altre attività, che dalla cura del territorio e del paesaggio traggono vantaggio: si pensi solo al turismo e al suo indotto, danni alle finanze pubbliche chiamate in ogni caso, almeno in parte, a supplire la cura ambientale non più svolta dall’agricoltura, danni al mantenimento della diversità culturale tipica del mondo rurale meno esposto alla massificazione.

Proprio queste considerazioni, se da un lato impongono di mantenere una forte capacità comunitaria di pagare le funzioni dell’attività agricola non remunerabili del mercato, dall’altro impongono di superare una sua impostazione che trasferisca danaro a produzioni agricole che potrebbero reggere la concorrenza con quella dei paesi extraeuropei anche senza tutele, o che hanno minori funzioni estere produttive.

Già la recente riforma della PAC ha riorientato gli interventi pur se parzialmente: occorre proseguire con la necessaria gradualità e nei tempi concordati. Risorse attualmente date a produzioni che non necessitano sostegni, e il relatore ha presentato al riguardo dati che meritano attenzione, possono essere sia destinate a un più efficace sostegno dell’agricoltura là dove il mercato è inefficace a retribuire le funzioni dell’agricoltura, sia a nuovi settori di attività tra i quali la ricerca scientifica e tecnologica, la costruzione di un efficace forza europea di sicurezza di difesa che hanno valore strategico nel rafforzare il sistema Europa nel processo di globalizzazione.

Più complessa è la valutazione degli effetti della PAC sull’economia dei paesi in via di sviluppo: certamente un’agricoltura di questi paesi, orientata all’esportazione, soffre della tutela dell’agricoltura europea ma ci si può chiedere se lo sviluppo delle popolazioni rurali di questi paesi si realizzi meglio puntando su un’agricoltura per i consumi alimentari della popolazione locale o su di un’agricoltura di esportazione, spesso già oggi in mano alle multinazionali.

Ho avuto occasione di vedere diverse esperienze in particolare in Uganda; e là è chiaro come l’interesse della popolazione locale sia diverso da quello delle multinazionali. La risoluzione al riguardo dimostra cautela non accettando che la strategia di sviluppo rurale dei paesi poveri passi attraverso una crescita dell’agricoltura orientata all’esportazione. Questa può probabilmente servire oltre che alle multinazionali anche all’élite dei paesi in via di sviluppo per la valuta estera che procura, ma non è la via migliore allo sviluppo rurale. Non si carichi quindi sulla PAC la colpa di impedire lo sviluppo dei paesi più poveri.

Permangono nella proposta di risoluzione aspetti che meritano correzione che potrà essere fatta approvando gli emendamenti: con l’auspicio che tali correzioni vengano approvate, esprimo a nome del Gruppo Popolare Democratico Cristiano, il sostegno della proposta di risoluzione. Grazie Presidente.

GUBERT

Signor Presidente, i due emendamenti sono complementari. Il mio tende a dire che le valutazioni non si fanno soltanto sui paesi in via di sviluppo e gli effetti sui paesi in via di sviluppo ma anche in Europa.

E poi, il primo emendamento di Dupraz allarga anche agli aspetti non economici. Quindi credo che non sia neppure lontano dalla logica del relatore perché lui accetta di considerare gli effetti non economici.

GUBERT

Grazie Presidente, c’è questa frase del relatore che dice che l’agricoltura europea è in declino, il che equivale a dire che è meglio quasi abbandonarla e che non c’è più spazio. Io credo che si debba dire che è in difficoltà, dire pure che cala il numero degli addetti e cala anche l’importanza relativa del suo contributo alla ricchezza nazionale, però basta così, senza dire che sia in declino. Perché il declino va ben oltre a questo.

GUBERT

Grazie Presidente, l’emendamento tende a togliere uno squilibrio che c’è nella risoluzione. Mentre da un lato si celebra l’esperienza neozelandese, su quella svizzera si sottolineano quasi più i demeriti che non i meriti. Io credo che vada messo il problema del suo costo, di fatti nell’emendamento è rilevato che è costoso, però vada anche messo a suo merito, che non dà sovvenzioni ad agricoltori ricchi che non hanno bisogno e che retribuisce funzioni di tutela ambientale.