Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2006

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Terza parte

ATTI

della diciottesima seduta

Martedì 27 giugno 2006-ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

GUBERT

Signor Presidente, l’Assemblea Parlamentare si occupa giustamente degli immigrati clandestini per sottolineare la necessità di chiarire quale diritti debbano essere loro garantiti. Il rapporto al riguardo è sicuramente mosso da buone intenzioni, tuttavia il Gruppo dei Popolari - Democratici Cristiani ritiene che manchi d’equilibrio. Esso è insufficientemente consapevole delle legislazioni nazionali e della giurisprudenza internazionale relativa alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Per uno Stato nazionale vi è la necessità di equilibrare gli interessi dell’immigrato clandestino o irregolare con quelli della comunità statale. Allo Stato è riconosciuto il diritto di regolare l’ammissione d’immigrati. La situazione giuridica attuale riconosce i diritti d’asilo e in accordo con gli articoli 2 e 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, vi è il diritto a non essere espulsi dal paese se in caso di ritorno in patria, c'è pericolo per la vita, pericolo di tortura o di trattamento degradante.

Tuttavia il rapporto introduce un gran numero di diritti economici e sociali. Alcuni di questi sono dichiarati diritti minimi come i diritti procedurali, i diritti ad una abitazione adeguata, ad adeguate cure sanitarie; altri più ampi diritti economici e sociali sono aggiunti a questi e qualcuno è presentato come motivo sufficiente per l’ammissione alla regolarizzazione, come l’esistenza di legami familiari o sociali con persone residenti nel paese nel quale l’immigrato è entrato clandestinamente.

Ciò va ben oltre quanto chiede la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Se fosse bastato qualche emendamento per correggere il progetto di risoluzione, si poteva percorrere questa procedura ma si tratta di cinque pagine fitte d’indicazioni e il Gruppo ha preferito il voto negativo. Lo squilibrio della risoluzione è strutturale: di fatto, se fosse applicata la risoluzione, verrebbe meno la possibilità dello Stato di regolare i flussi migratori. Se fosse applicata la risoluzione, verrebbe creato un grande incentivo all’immigrazione clandestina che darebbe di per sé diritti procedurali ed economico-sociali tali da renderla in ogni caso conveniente.

Per quanto riguarda i diritti procedurali, basti citare quello di contattare, senza limiti, ogni persona che il clandestino desideri, non solo l’avvocato. Il diritto che ogni comunicazione avvenga nella lingua del clandestino e quante lingue o dialetti vi sono? Talora il clandestino non vuole capire o farsi capire per evitare poi che le cose vadano avanti; e ancora che il clandestino sia provvisto d’interprete, e come rintracciare per idiomi poco conosciuti gli interpreti?

Ogni uomo vive in gruppi sociali e comunità tra i cui membri si stabiliscono rapporti di solidarietà: questi comportano doveri tra i quali la messa in comune di risorse proprie cui corrispondono diritti. Lo Stato moderno ha una sua base comunitaria la quale, per essere vitale, ha l’esigenza fondamentale di definire criteri d’appartenenza, e di commisurare i diritti ai doveri, al contributo apportato alla collettività. Si possono ridefinire e ampliare le comunità che si danno un’organizzazione statale per esempio, l’Europa sta procedendo ciò ma non si può ignorare il diritto d’ogni comunità, specie di quella di portata rilevante come quella statale, di definire criteri d’appartenenza.

Il rapporto ignora di fatto tale diritto rendendolo inapplicabile, non esercitabile. Serve l’equilibrio fra la preoccupazione che il clandestino, pur avendo violato le leggi, sia trattato umanamente e quella che il diritto degli Stati a regolare i flussi di immigrazione sia esercitabile concretamente e non solo in teoria.

Per questo, in nome del Gruppo PPE - DC dichiaro il voto contrario alla proposta di risoluzione e a quella di raccomandazione che a questa proposta di risoluzione si riferisce. Grazie, Signor Presidente.

PROVERA

Signor Presidente e Colleghi, devo confessare che ho trovato il rapporto interessante da una parte e sconcertante dall’altra. Perché in generale, accanto ad affermazioni assolutamente condivisibili sul diritto alla dignità e alla sicurezza di qualunque cittadino, di qualunque essere umano, si trovano affermazioni che tendono ad attribuire ad un immigrante illegale delle prerogative e dei diritti che sono tipici degli immigranti legali, dei residenti e dei cittadini degli Stati.

Questa è secondo il mio parere, una contraddizione molto grande che deve essere sciolta. Se vogliamo attribuire ad ogni immigrato irregolare delle prerogative tipiche degli immigrati regolari, dei residenti e dei cittadini, abbiamo una sola strada davanti, quella di cancellare la clandestinità come concetto, cancellare l’irregolarità e quindi, di conseguenza, cancellare la regolarità, espungere, espellere dagli ordinamenti nazionali un concetto che è una garanzia per ogni Stato, non dobbiamo dimenticarlo.

Non vorrei che nel sottolineare i diritti dei singoli, si dimenticassero i diritti degli Stati a garantire la propria interezza e garantire la propria società. Non bisogna dimenticare che l’immigrato clandestino viola per definizione le leggi del Paese in cui si trova in quanto clandestino, in quanto illegale. Non si possono garantire diritti politici, economici e sociali a chi è in condizioni d’illegalità. Quindi sono d’accordo con il Collega che mi ha preceduto.

Quando si parla di attribuire una protezione del lavoro con una remunerazione giusta in condizioni di lavoro ragionevoli, e l’indennizzo d’incidenti sul lavoro, si chiede di attribuire all’illegale delle prerogative che non sono tipiche dell’illegalità. Credo che ci sia una strada che deve essere percorsa fino in fondo: è quella di garantire delle norme certe, delle leggi aperte, moderne, civili, di farle accompagnare ad una collaborazione stretta fra i paesi del terzo mondo, i paesi cosiddetti in via di sviluppo, perché è soltanto con una forte politica di cooperazione intelligente e generosa che consenta lo sviluppo dei paesi lontani, che si fa la prevenzione dell’immigrazione illegale che come tale, per definizione, non può essere accettata.

Le miserie del mondo non si combattono cancellando le norme ma lavorando per una politica intelligente a favore di chi ha bisogno. Capisco che è facile ed è molto popolare fare affermazioni generiche che non hanno nulla a che fare con la politica degli Stati e la politica internazionale. Ma il nostro dovere non è di fare della demagogia: è di essere seri nella politica, seri nella proposta politica e seri nell’aiuto che deve essere dato ai Paesi che hanno bisogno di noi.