AS (2006) CR19 ADDENDUM I REV

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2006

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Terza Parte

ATTI

della diciannovesima seduta

Mercoledì 28 Aprile 2006 - ore 10

ADDENDUM I

DISCORSI IN ITALIANO NON PRONUNCIATI

GABURRO

Onorevole Presidente, Onorevoli Colleghi, il rapporto affronta un tema centrale per le società democratiche e per la nostra Assemblea e cioè il diritto fondamentale alla libertà di espressione e il rispetto delle fedi religiose. Il nodo cruciale è vedere se questa libertà è illimitata o trova dei vincoli nel rispetto della dignità di ogni persona e nelle altre libertà fondamentali, in particolare nella libertà religiosa.

A quasi sessant’anni dalla dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo; la libertà religiosa è ancora una chimera per milioni di persone al mondo. In molti paesi questo fondamentale diritto umano non è riconosciuto. La polarizzazione religiosa in atto in molte aree del mondo ha scatenato un accentuarsi di violenze e di discriminazioni. A rimetterci sono le minoranze religiose che sono le prime vittime.

Il cammino verso le eliminazioni di tutte le forme di intolleranza e discriminazione basate sulla religione è lungo ma questo non deve scoraggiarci o fermarci in alcun modo. Come Consiglio d’Europa dobbiamo sentirci impegnati con forte convinzione a difesa sia della libertà d’espressione che della libertà religiosa di ogni uomo e di ogni donna.

C’è una relazione molto stretta fra libertà religiosa e le altre libertà, a partire da quella d’espressione. Dove manca l’una, manca l’altra. La libertà è un problema in vaste aree del mondo, ma anche l’Europa è un’area emergente di intolleranze verso chi crede. Mi limito a ricordare l’esempio della Francia, che con la nuova legge del 2004, ha di fatto stabilito limitazioni per chi esprime la propria fede e indossa simboli religiosi. E se è stata pensata per impedire alle donne musulmane do portare il chador, in realtà quella legge colpisce anche i credenti di altre fedi, compresi i cristiani che non possono portare croci superiori ad una certa grandezza.

Come Consiglio d’Europa dobbiamo favorire la coesistenza di religioni diverse e il dialogo interreligioso e bloccare l’escalation di tensioni politiche che si ammantano di significati religiosi. Le violazioni maggiori le registriamo dove non ci sono regimi democratici e nei paesi dove non vengono rispettati i diritti umani. Ma non è automatico che, dove vi è democrazia, vi sia anche il rispetto della libertà religiosa. Negli ultimi tempi assistiamo ad un crescere delle tensioni proprio in paesi democratici e siamo preoccupati per il risorgere di tensioni che minacciano di esplodere.

Motivi di preoccupazione sono offerti anche dai nostri paesi europei, dove, nelle discussioni circa materie di grande rilevanza sociale, non pochi sostengono la seguente tesi: i credenti si astengano pure da comportamenti incompatibili con le loro convinzioni, ma non pretendano i vietarli agli altri. In altre parole: concezioni derivati dalla religione non hanno diritto di cittadinanza fuori dalle coscienze individuali.

Questa tesi è incompatibile con quel diritto fondamentale dell’uomo che è costituito dalla libertà religiosa. La libertà religiosa autentica è quella che permette a chi crede di esprimersi secondo la propria fede, con tutte le implicazioni culturali, sociali e politiche che ne derivano. Al contrario, le tesi precedenti, se sostenute in modo coerente, finiscono con l’auspicare una sorte d’inaccettabile discriminazione tra i cittadini, riconoscendo a tutti il diritto, per non dire il dovere, di concorrere a modulare la vita pubblica nei suoi vari aspetti, salvo che ai credenti quando intendano agire secondo le proprie più profonde convinzioni.

Concludendo, la libertà religiosa non può mai darsi come pacificamente acquisita e assolutamente scontata, ma deve essere continuamente e attentamente rivendicata e tutelata. E’ un diritto fondamentale che attiene alla stessa esistenza umana, altrimenti l’uomo si trasforma in un semplice ingranaggio di un progetto di organizzazione sociale.


GUBERT

In ogni società esiste la protezione sanzionata da punizioni, d’elementi della cultura e della società considerati sacri, ossia intoccabili, ossia fuori dall’ordinario. Anche le moderne società occidentali hanno mantenuto ambiti di sacralità; per lo più attorno ai simboli dello stato nazionale, concepiti come parte di una religione civile cui tutti devono rispetto.

Un tempo tale sacralità era propria nell’ambito di persone, simboli e credenze religiose in senso proprio. Vi sono sopravvivenze di ciò anche in Europa. In alcuni stati una o più religioni sono assunte a religioni di stato; è il caso di molti stati a dominanza protestante, come la Finlandia, dal quale proviene la relatrice, dove sono religioni di stato quella luterana e quella cristiano-ortodossa, per non citare solo quelli a dominanza musulmana. Per molti altri come quelli a dominanza cattolica, la tutela è ristretta alla proibizione della blasfemia. E’ una tutela ristretta e quasi inoperante, in nome della libertà d’espressione.

Il problema è di capire se vi possa essere una tutela di qualcosa che è sacro per una sola parte della comunità politica. Al riguardo sembra insufficiente richiamare la libertà di religione: il fatto che qualcuno irrida a simboli e credenze che altri considerano sacri non impedisce a questi di rispettarli e di credervi. Può creare un clima sfavorevole, ma ciò di per sé non può essere ritenuta una violazione delle libertà.

E’ necessario evocare un diritto più alto, quello del rispetto dell’altro. Il rispetto non impedisce la critica, impedisce la derisione, il disprezzo, che nulla hanno a che fare con il diritto di libertà di pensiero o di espressione artistica. Derisione e disprezzo appartengono più alla sfera affettiva che a quella del pensiero o dell’arte, più alla sfera dei sentimenti che a quella delle opinioni.

Ma la sfera dei sentimenti è soggetta a valutazioni sociali e a sanzioni: basti citare le sanzioni di istigazione all’odio razziale o religioso, già previste. Si tratta, allora, di rendere chiaro il diritto al rispetto che ogni uomo ha, se si vuole evitare di contrapporre, come fa il rapporto all’esame, fra loro diritti di libertà, libertà di pensiero e libertà di religione. Il rispetto non consente irrisione e disprezzo, né satire che a tali sentimenti orientano. E tanto più forte deve essere il rispetto quanto sono coinvolti simboli e credenze considerati sacri da una persona e , ancor più, da una collettività.

Al riguardo il rapporto all’esame, oltre a contenere elementi, nella relazione accompagnatoria, che ripetono pregiudizi anti-religiosi e anti-cattolici in particolare si vedano i giudizi negativi sulle prese di posizione della Chiesa cattolica su temi quali l’aborto e la famiglia oppure il pregiudizio anti-cattolico quando si celebra la riforma protestante, risulta incapace di motivare al rispetto degli altri, prigioniero di una confusione fra libertà di pensiero e libertà di irrisione e di disprezzo.

Un certo sentimento anti-religioso, non nuovo in esponenti di questa Assemblea, fa velo alla necessità che in un’ordinata convivenza sociale viga, innanzitutto, il dovere del rispetto reciproco, ancor più in una società multireligiosa. Ciò che era scontato nel passato, il rispetto per il sacro religioso comune, deve essere reso esplicito, come diritto dell’uomo, nella società religiosamente pluralista di oggi. Mi auguro che alcuni emendamenti che cercano di migliorare il testo, vengano approvati.