SESSIONE ORDINARIA 2007

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Terza parte

ATTI

della ventiduesima seduta

Martedì 26 giugno 2007-ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


MARCENARO, SOC

(Doc.11303)

Care colleghe, cari colleghi, permettetemi di terminare la relazione, trattandosi di un rapporto importante, ringraziando soprattutto il Segretariato della Commissione degli Affari legali e dei Diritti umani e in particolare il Dottor Schirmer, per il loro contributo e il loro lavoro a questo rapporto che oggi presento.

Signor Presidente, care colleghe, cari colleghi,

esistono oggi le condizioni per un passo avanti molto importante verso l’abolizione della pena di morte che è un pilastro fondamentale di una politica di rispetto dei diritti umani.

Non approfondirò le ragioni politiche, giuridiche e morali della nostra opposizione alla pena di morte perché queste ragioni sono profondamente radicate in ciascuno di voi e in tutta la storia del Consiglio d’Europa e della sua Assemblea Parlamentare fin dalla sua nascita.

Sottolineo le ragioni in più dell’oggi: il fatto cioè che vincere la battagli per mettere al bando la pena di morte significherebbe anche realizzare un progresso importante nella direzione della pace, dello stato di diritto, di una nuova legalità internazionale. Un concreto risultato in questo campo, darebbe al mondo un doppio segnale di speranza. Primo di fronte agli avvenimenti che scuotono il mondo emerge infatti con sempre maggiore forza la necessità di affermare anche gradualmente il primato di leggi comuni, di ordinamenti condivisi, di una regolazione sopranazionale riconosciuta e legittima. Nel mondo della globalizzazione questa è una condizione per lo sviluppo della democrazia.

Secondo, inoltre, di fronte ai conflitti, alle guerre e al terrorismo che invadono ogni giorno la vita e il tempo dei popoli, c’è un bisogno urgente e drammatico di affermare segni di non violenza. Per usare le parole del rito cristiano, c’è bisogno che il mondo si scambi un segno di pace. Che si tratti delle nuove condanne a morte decretate in Iraq, degli attentati suicidi contro militari civili, delle vittime innocenti dei bombardamenti, i cosiddetti danni collaterali, la vita umana sembra essere considerata l’ultima delle variabili.

C’è una profonda riflessione da condurre sulla lotta del terrorismo, guerre, diritti umani e stato di diritto: e io non ho dubbi che il successo dell’iniziativa per la moratoria delle pene capitali in vista dell’abolizione totale della pena di morte costituirebbe un semplice ma profondo segnale di controtendenza, indicherebbe al mondo la possibilità e la praticabilità di un’altra strada.

E’ questo il senso dell’iniziativa dell’Italia: quest’iniziativa è partita dal Parlamento italiano, da tutto il Parlamento unanime, senza distinzione tra maggioranza e opposizione. Il 19 dicembre 2006 è stata presentata all’Assemblea generale dell’ONU la dichiarazione sull’abolizione della pena di morte e sull’introduzione di una moratoria delle esecuzioni. Questa dichiarazione è stata sottoscritta ad oggi da 93 paesi membri. Questa iniziativa ha via via raccolto sostegni a tutti i livelli. Voglio solo ricordare che ne ha parlato ieri il Presidente Pöttering, la Risoluzione del Parlamento Europeo è del 27 aprile.

Come sapete, questa prima fase si è conclusa il 18 giugno nel Lussemburgo, nella riunione del Consiglio degli Affari Generali Relazioni Esterne dell’Unione Europea con la decisione di tutti i paesi dell’Unione di presentare e portare al voto, alla prossima sessione di settembre dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con il sostegno di altri co-sponsor di altre regioni, la proposta della moratoria generale delle esecuzioni capitali.

Le possibilità di successo si basano anche sul fatto che sono ormai 129 i paesi che diverse modalità hanno abolito la pena di morte ,89 l’hanno abolita per tutti, 10 con l’eccezione dello stato di guerra e 30 che da oltre 10 anni non eseguono sentenze di morte.. Solo 68 paesi mantengono la pena di morte. Ma, per stare ai dati accertati da un’organizzazione importante come Amnesty International, sulle 1591 esecuzioni accertate nel 2006 contro le 2138 nel 2005, oltre il 90%, quasi il 94% di queste esecuzioni avvengono in soli 6 paesi: la Cina, l’Iran, l’Iraq, il Pakistan, il Sudan e gli Stati Uniti d’America.

L’Europa, come sappiamo, è un continente libero dalla pena di morte – con l’eccezione della Bielorussia – e questo come ha ricordato l’Onorevole Renate Wohlwend nel suo bell’intervento al terzo Congresso Mondiale contro la pena di morte, è un risultato del quale anche il Consiglio d’Europa può andare orgoglioso. Un risultato che rende legittima la richiesta che anche da questa Assemblea vogliamo sottolineare, di essere pienamente partecipe e protagonista dell’iniziativa alle Nazioni Unite per la moratoria.

Tuttavia si tratterà di una battaglia non facile se si tiene conto che in tutta la sua storia, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite non ha mai approvato una risoluzione sulla questione della pena di morte. Mai si è riusciti a portare al voto una risoluzione sulla pena di morte nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

La decisione sull’abolizione della pena di morte che con questo rapporto oggi proponiamo alla nostra Assemblea di assumere, e che lancia contemporaneamente, insieme al Parlamento Europeo, la celebrazione del 9 ottobre di ogni anno della Giornata Europea contro la pena di morte, può essere un passo molto importante. Il nostro voto e la nostra decisione di oggi possono contribuire al successo di una battaglia per la quale sarà determinante il coinvolgimento, la convinzione e l’impegno di tutti i nostri paesi.

SINISCALCHI, UEL

(Doc. 11303)

Signor Presidente, cari colleghi e colleghe. Nel 1997 la Commissione dell’ONU per i diritti umani ha approvato una risoluzione che considera l’abolizione della pena di morte come un rafforzamento della dignità umana e un progresso dei diritti umani fondamentali. In questa risoluzione si auspica una moratoria delle esecuzioni capitali in vista della completa abolizione della pena di morte.

Dal 1997 ad oggi, il numero dei paesi membri delle Nazioni Unite che mantengono la pena capitale è quasi dimezzato: dai 97 di tredici anni fa agli attuali 52. In questi anni la moratoria si è rivelata una strumento efficace che ha consentito a molti paesi di cambiare la propria legislazione nazionale per introdurre l’abolizione della pena capitale. E’ questo l’esempio di numerosi paesi dell’Est europeo e del Sud Africa.

Purtroppo ancora oggi cinquemila persone vengono condannate a morte ogni anno e diverse centinaia vengono giustiziate. Oggi, tuttavia, anche grazie alla recente decisione del Consiglio dei ministri dell’Unione europea siamo ad un passo dal successo. In occasione della prossima Assemblea generale dell’ONU, l’Europa unita chiederà e ci auguriamo che otterrà l’abolizione universale della pena di morte.

Sono particolarmente orgogliosa del ruolo del mio paese in questa direzione. Un ruolo che è il frutto della positiva collaborazione tra soggetti diversi. L’iniziativa per abolizione nasce dall’impegno delle numerose organizzazioni non governative attive su questo fronte, in Italia le più famose sono Amnesty International e Nessuno tocchi Caino.

Queste organizzazioni della società civile, lo scorso febbraio si sono radunate a Parigi per chiedere l’abolizione universale e chiedere all’Assemblea generale dell’ONU di approvare una moratoria globale. Queste organizzazioni fanno giustamente notare che il tema della pena capitale non è più una questione penale nazionale ma piuttosto un tema internazionale, centrale per i diritti umani. Esse hanno rivolto un caloroso appello a tutti i paesi che ancora mantengono la pena di morte, ed in particolare alla Cina, chiedendo a questo paese di introdurre una moratoria in vista delle Olimpiadi di Pechino del 2008.

Occorre riconoscere il ruolo cruciale che queste organizzazioni della società civile svolgono in tanti paesi del mondo per la difesa dei diritti umani e la difesa della democrazia. Spesso, esse rappresentano l’unica garanzia per i cittadini in aree del pianeta dove ancora dominano i totalitarismi o dove le guerre, i conflitti; la lotta al terrorismo abbassano la soglia delle tutela dei diritti umani. Penso che questa Assemblea abbia sempre saputo riconoscere, e continuerà a farlo, il ruolo di queste organizzazioni.

In fine, vorrei fare una considerazione che riguarda il ruolo dei Parlamenti. Il Governo italiano nonostante fosse impegnato da una mozione parlamentare votata all’unanimità il 27 luglio dello scorso anno, una mozione che lo impegnava a discutere la questione della moratoria già nell’Assemblea generale dell’ONU iniziata nel 2006, stava seguendo una linea di grande prudenza subordinando la presentazione della mozione ad una larga intesa diplomatica. Il Parlamento italiano nella Commissione Affari Esteri con due successive risoluzioni votate all’unanimità da tutti i gruppi della maggioranza e dell’opposizione ha richiamato il Governo all’urgenza della situazione. Le ragioni del Parlamento, e se posso dirlo della democrazia, hanno superato in questo caso la ragioni della diplomazia. Abbiamo quanto mai bisogno di nuove conquiste e nuovi traguardi nel difficile cammino verso un diritto internazionale, condiviso da tutti i paesi del mondo e verso una democrazia globale. Questo è un atto che va verso questa direzione. Sono certa che i rappresentanti parlamentari qui riuniti vorranno dare il loro appoggio a questa importante iniziativa . Grazie.

ZACCHERA, EDG

(Doc.11303)

Presidente e colleghi, è’ con orgoglio che una volta tanto l’Italia si mette in cima ai vagoni di un lungo treno europeo per portare avanti questa mozione, questa risoluzione, che spinge poi, in futuro, presto, già speriamo nella sessione di settembre, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a proporre una moratoria universale della pena di morte.

Lo facciamo perché io vorrei sottoporvi, voi siete in gran parte, anzi assolutamente, probabilmente, d’accordo, su questo, una riflessione. L’Europa da molti anni non è più alla guida del mondo per molti versi. Non lo è sicuramente dal punto di vista economico, non lo è spesso dal punto di vista scientifico. Non lo è dal punto di vista delle percentuali di sviluppo, non lo è per numero di abitanti, eppure l’Europa nei secoli è stata un faro di civiltà che ha portato la civiltà in altre parti della terra e del mondo.

Ebbene, oggi noi con questa decisione, spingiamo affinché l’Europa in qualche maniera, tutta l’Europa e non solo l’Italia, si faccia promotrice di un blocco di questa pena di morte che non è soltanto un simbolo. Amici, ci sono molti modi di portare la morte alla gente: personalmente, io ritengo che in qualche maniera la vita va difesa sempre, non solo dalla nascita ma anche dal concepimento fino alla morte naturale decorosa. Difendo la vita e la qualità della vita ma ritengo che noi dobbiamo essere attenti particolarmente a quella che è la morte di Stato, cioè la condanna della pena di morte.

Nel 1786, fu il Granduca di Toscana, il capo di un piccolo Stato in una regione dell’Italia, quella di Firenze, che per la prima volta introduce nel codice penale il divieto alla pena di morte. Sono passati duecento e dieci anni, duecento e venti anni, ed è ora che questo diventi un patrimonio dell’intera umanità.

Non è la pena di morte che fa paura: è la certezza della pena che deve fare paura per non fare più delinquere. Noi dobbiamo fare in modo che quando viene comminata una giusta sentenza, che non sia di morte , venga applicata con severità senza sconti, così veramente si applica un deterrente nella pena e una riabilitazione del condannato. Non con la pena di morte!

Ma il secondo aspetto che io volevo trattare, è il fatto che noi dobbiamo anche decidere poi, in futuro, non soltanto di spingere ad un’approvazione della moratoria alle Nazioni Unite, ma dobbiamo decidere che atteggiamento tenere con quei paesi dove la pena di morte è ancora oggi alla base del proprio ordinamento.

Anch’io invito i colleghi russi a togliere la pena di morte dall’ordinamento penale ma do atto alla Russia che sono molto anni che non viene applicata la pena di morte. Purtroppo ci sono alcuni paesi e segnatamente la Cina, l’Iran dove addirittura le pene di morte sono raddoppiate in un anno, l’Iraq dove sovente sono date sanzioni che io non condivido indipendentemente dalle responsabilità gravi dei leader iracheni passati, ebbene io dicevo che noi dobbiamo decidere che atteggiamenti tenere con quei paesi che di fatto non soltanto applicano, ma applicano in larga scala la pena di morte: diecimila processi in Cina che si concludono con la pena di morte mi fanno pensare non solo che una parte di quei condannati era innocente ma anche che non è stata garantita una sufficiente difesa a quei condannati per moltissimi motivi.

Su questo l’Europa deve riflettere, perché non è possibile che poi, per motivi commerciali non si dica nulla. Quindi, quale atteggiamento tenere? La riflessione è duplice: in primo luogo, una decisione di emettere un voto unanime, domani, mi auguro, alle Nazioni Unite un voto unanime per intanto sospendere gli effetti fisici immediati, cioè di non condurre più al patibolo delle persone. Ma poi anche una serie di decisioni da prendere contro coloro che non volessero prendere queste decisioni che secondo me non sono solo di critica e di incoraggiamento: sono di denuncia. Perché se noi ci riteniamo più moderni di prima, togliere la pena di morte è, io credo, una necessità con anche tutte le conseguenze relative.

Ci sono sei paesi al mondo che da soli fanno oltre il 90% delle condanne a morte. Contro questi sei paesi l’Europa unita, tutti insieme, deve avere il coraggio di prendere gradualmente anche delle decisioni e intanto denunciare all’opinione pubblica mondiale che queste cose non vanno fatte. Dobbiamo dirlo anche agli Stati Uniti d’America, di cui siamo sinceri amici ed alleati, che una nazione come gli Stati Uniti d’America deve rispettare quelli che erano secondo me i concetti della propria costituzione iniziale e non permettere più la pena di morte che è una vergogna per tutti.

Vi ringrazio e come italiano anche Vi ringrazio perché questa è una battaglia che sento: non è più diventata una battaglia solo europea, solo italiana, ma è soprattutto mondiale. Grazie.

DEL ROIO, UEL

(Doc. 11303)

Signor Presidente, onorevoli colleghi e signori del pubblico. Si apre per l’umanità la possibilità di scrivere una delle più belle pagine della sua storia: l’estinzione della pena di morte. Il progetto di Risoluzione presentato dall’onorevole Pietro Marcenaro per aggiungere nella sede dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre del 2007 una moratoria universale della pena capitale è un passo indispensabile per raggiungere questo grande obiettivo. Il cammino percorso per giungere fino a questo punto è stato lungo e segnato da delusioni ma qui siamo arrivati. Desidero ricordare con orgoglio due momenti, che in un certo senso sono stati i punti iniziali di tale fatica e che si sono svolti in territorio italiano, per altro l’hanno ricordati il collega Dreyfus e il collega Zacchera.

Nel 1764 il giurista Cesare Beccarla nella sua opera Dei delitti e delle pene dimostrava la inefficacia e l’inumanità della pena di morte. Nel 1786 nel Granducato di Toscana sotto il governo di Pietro Leopoldo essa veniva abolita. Era il primo stato del pianeta a compiere un tal passo. Mi appello con forza soprattutto ai popoli e alla Repubblica della Bielorussia, degli Stati Uniti d’America e del Giappone perché firmino la moratoria mondiale. La Repubblica della Bielorussia è l’unico paese europeo a mantenere la triste pratica della pena di morte. Noi desideriamo che essa faccia parte quanto prima del nostro Consiglio d’Europa. Gli Stati Uniti d’America e il Giappone sono membri osservatori della nostra organizzazione e riteniamo che questo status sia incompatibile, se non legalmente certo moralmente, con i principi che regolano questo Parlamento.

Vi è un altro aspetto giuridico importante per il raggiungimento di questo risultato. Senza dubbio dopo il 1999 con la guerra della NATO contro la Repubblica della Yugoslavia e soprattutto dopo il 2001 con la risposta non proporzionata dell’amministrazione degli Stati Uniti all’attacco doloroso e terribile del terrorismo contro le Torri Gemelle di New York, il diritto internazionale è stato ripetutamente violato. Lo vediamo quotidianamente dalla distruzione dell’Iraq ai bombardamenti contro le popolazioni civili nel Pakistan, dall’esistenza di carceri tipo Guantanamaro ai sequestri, dalle detenzioni segrete ai trasferimenti interstatali e in forme illegali che macchiano la stessa Europa e che questo Parlamento ha coraggiosamente denunciato.

Approfitto anche per lamentare la mancanza di una risposta esauriente da parte del governo italiano alla richiesta di chiarimenti in proposito inoltrata dal presidente della Commissione delle questioni giuridiche e dei diritti dell’uomo di quest’Assemblea parlamentare, l’onorevole Marty. La moratoria della pena di morte rappresenterebbe un forte segnale di discontinuità con questo quadro desolante e aprirebbe una prospettiva reale per riprendere il cammino verso il rispetto dei diritti degli esseri umani, qualunque sia la loro cultura o lo spazio geografico nel quale vivono. Chiedo quindi un appoggio ampio, se possibile unanime, dalla parte di quest’Assemblea alla proposta di moratoria della pena di morte in tutti gli stati del pianeta. Grazie.

RIGONI, NR

(Doc. 11303)

Signor Presidente, colleghi, questo eccellente rapporto del collega Marcenaro costituisce un’ulteriore tappa di un processo molto importante che è avvenuto in questi anni nel nostro continente. Si collega certamente ad un movimento di opinione pubblica internazionale, direi quasi ad un moto di coscienza collettiva finalizzata ad una moratoria internazionale delle esecuzioni capitali. Questo processo sta facendo, come vediamo anche oggi, enormi passi in avanti e può essere considerata come un’importante testimonianza che l’Europa intende porsi come potenza civile, come continente delle libertà, dei diritti umani in un’epoca dominata da rischi globali e da minacce di fondamentalismi.

Sensibilità questa che si radica profondamente nella coscienza civile di tutti gli europei per la piena affermazione dell’inviolabilità della persona. In qualità di membri di un’Assemblea della più antica istituzione europea, tradizionalmente schierata a favore della promozione e della salvaguardia dei diritti dell’uomo, è nostro preciso dovere di intensificare gli sforzi per perseguire questo alto obiettivo ideale che è anche un passo strategico del percorso verso l’abolizione della pena capitale in tutti i paesi.

Nella campagna mondiale per la moratoria internazionale che coinvolge il Consiglio d’Europa, L’Unione europea e naturalmente le Nazioni Unite, l’Italia ha svolto un ruolo essenziale di forte stimolo nel preparare il testo di questa risoluzione. Ora dopo mesi di negoziati l’Europa si è schierata senza riserve a favore della battaglia contro la pena di morte. L’Europa ha recuperato un ruolo importante. A Lussemburgo i ministri degli esteri dell’Unione hanno deciso di sottoscrivere all’unanimità la Risoluzione sulla moratoria delle esecuzioni capitali che sarà presentata a settembre. Tale azione si ricollega da un lato alle profonde tradizioni religiose dei popoli europei e dall’altro alla cultura giuridica del nostro continente che grazie al genio di uomini come Cesare Beccarla e Victor Hugo ha tratto consapevolezza della funzione rieducativa del sistema penale anche di fronte ai più efferati delitti.

Oggi, colleghi è un’altra tappa importante, cruciale dell’impegno che abbiamo assunto anche dopo il sostegno ricevuto dal segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon e anche dopo la Risoluzione adottata dal Parlamento europeo. Un’altra buona notizia è quella relativa all’abolizione della pena capitale in Rowanda, un paese che ha deciso di essere tra i presentatori della Risoluzione all’ONU. Tale decisione assume un significato politico e simbolico potentissimo perché avviene in un paese che nella sua storia recente ha conosciuto le più gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, quali il genocidio, le esecuzioni sommarie e le deportazioni. Permettetemi di considerare che siamo di fronte ad un vero successo europeo di cui l’Italia è certamente uno degli artefici ma non il solo. Una tappa fondamentale è che anche la nostra Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa si compatti e dimostri la propria credibilità agendo concretamente a favore della Risoluzione sulla moratoria in sede ONU. Ritengo doveroso che tutti i Governi degli stati membri assumano un preciso impegno formale, questo è il passaggio importante, a votare la Risoluzione e non soltanto ad appoggiarla formalmente. Poiché, pur essendo raggiunta l’unanimità in sede dell’Unione europea, l’esito finale al voto dell’ONU è tutt’altro che scontato, non è affatto scontato.

Voglio ricordare, l’hanno già fatto altri colleghi, ma lo voglio fare in qualità di cittadino toscano, la mia terra, che il Granducato di Firenze fu il primo ad abolire come stato in Europa e nel mondo la pena di morte e la tortura il 30 novembre del 1786. Vorrei concludere sottolineando che i paesi che non applicano la pena di morte e che hanno cancellato questo orrendo crimine dal loro ordinamento sono già 130, un numero molto importante, per cui esiste un’ampia maggioranza di stati di fatto contrari alla pena capitale.

Tuttavia penso sia necessario tenere alta l’attenzione su questo tema. Trasformare questa maggioranza di fatto in un voto favorevole all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’organismo maggiormente rappresentativo della comunità internazionale, avrebbe non solo un valore politico ma anche un indiscutibile effetto di consolidare nell’opinione pubblica mondiale la necessità di mettere al bando l’esecuzione capitale, contribuendo in tal modo allo sviluppo dell’intero sistema dei diritti umani. L’impegno che prendiamo oggi, colleghi, è di chiedere ai nostri Governi un voto favorevole in sede ONU, un voto per la civiltà dell’uomo. Grazie.

MARCENARO, SOC

(Doc.11303)

Ringrazio tutti coloro che hanno preso la parola e che con i loro interventi hanno dimostrato e riconfermato la profonda coesione e la profonda unità che su questi principi fondamentali unisce l’insieme dell’Assemblea parlamentare, i nostri sentimenti e la nostra ragione.

Penso che sia stata una discussione importante e penso che sia importante questa discussione, perché il Consiglio d’Europa non è solo una realtà più grande dell’Unione Europea, è una realtà diversa: sono presenti in questa Assemblea e nella nostra organizzazione paesi che possono svolgere un ruolo molto importante. L’impegno di un paese come la Russia a favore della moratoria, di un paese che ha ancora una grande influenza internazionale, può essere una cosa molto importante per ottenere il risultato non scontato come ricordava l’onorevole Rigoni all’Assemblea generale di settembre delle Nazioni Unite.

Ma è una decisione importante per il Consiglio d’Europa perché viene, come ho cercato di dire nell’introduzione, da un organismo che ha su questo punto, per presiedere i diritti umani, la massima competenza e la massima autorevolezza internazionale.

Io penso che, una volta approvata questa Risoluzione, rimarrà molto lavoro da fare e che ciascuno di noi, nei suoi paesi, debba impegnarsi perché di qua a settembre si dia vita a una vera e propria campagna. Ad una campagna che naturalmente parli ai Governi ma che, come ricordava l’onorevole Siniscalchi, richiama in campo quelle forze della società civile che sono essenziali per una vittoria di questo genere e che si proponga quindi questo risultato.

Sappiamo che questo, lo ripeto e ne sono convinto, sarebbe un segnale nuovo in questo mondo così tormentato, sarebbe un segnale di pace che avrebbe effetti non solo nello specifico campo del quale stiamo discutendo, ma un segnale di mutamento di clima più generale. Vi ringrazio.

MARTY, ADLE

(Doc. 11303)

Cari colleghi, eccezionalmente interverrò in italiano per rendere certo un modesto ma sentito omaggio al nostro relatore di oggi, Pietro Marcenaro, per rendere omaggio all’Italia per l’iniziativa che ha assunto e anche per rendere omaggio a Cesare Beccaria che con tanti secoli d’anticipo ci ha indicato la strada. Quando sentiamo la lista di quanti paesi ancora mantengono la pena di morte ci rendiamo conto che abbiamo ancora molta strada da percorrere. Dunque, il dibattito di oggi non solo era opportuno ma era un dibattito necessario. Abbiamo ancora un grande sforzo da fare. Fintanto che ci sarà la morte di Stato, questo mondo non sarà un mondo civile. Grazie.

MARCENARO, SOC

(emendamento 1 al Doc.11303)

Questo emendamento semplicemente aggiorna la nostra Risoluzione sulla base delle ultime decisioni che sono state prese il 28 giugno a Lussemburgo nel Consiglio Affari Generali e Relazioni Estere dell’Unione Europea e quindi è semplicemente un aggiornamento della situazione.