IT07CR31

AS (2007) CR31

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2007

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Quarta parte

ATTI

della trentunesima seduta

Martedì 02 ottobre 2007-ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


NESSA

(DOC. 11374)

Signor presidente, colleghe e colleghi, solamente un paio di anni fa, all’epoca dell’ultima Risoluzione della nostra Assemblea concernente la Moldova nel 2005, la situazione di questo paese ci appariva tragica, pressoché irrecuperabile. Io stesso, assieme ai colleghi del Consiglio d’Europa e di altre Assemblee parlamentari, mi sono recato in Moldavia per il monitoraggio elettorale, e ho potuto appurare una realtà di grande miseria e disagio sociale generalizzato, a cui si aggiungeva una complessa frammentazione etnica e linguistica.

A distanza di due anni i problemi fondamentali in Moldova non sono certo scomparsi, e sicuramente la strada affinché gli standard che noi proponiamo siano applicati e consolidati nel tempo è ancora molto impegnativa. Ma dopo due anni bisogna dire che la situazione non è nemmeno degenerata, e che anzi sono stati compiuti significativi progressi in tutti i campi che la Commissione di Venezia e la nostra Assemblea avevano segnalato. Bisogna indubbiamente riconoscere questo grande merito alle autorità e alla società moldave nel loro insieme.

Personalmente ritengo che questa dimostrazione di buona volontà rappresenti un solido lasciapassare per lo sviluppo della democrazia e dei diritti umani. Per questo motivo di fondo, oltre che per l’effettivo conseguimento di diversi impegni assunti dal governo della Moldova, dobbiamo considerare la Moldova come un membro a pieno titolo del Consiglio d’Europa. Un membro che ha tutto il diritto di partecipare alle nostre discussioni e di ricevere supporto e consulenza laddove ciò è ancora necessario. L’ottima relazione dei colleghi Durrieu e Vareikis ha il merito di aver analizzato in profondità e con imparzialità tutte le piccole ma significative trasformazioni verificatesi nel paese dal 2005 a oggi.

Ovviamente il lavoro non è concluso, e la Moldova ha ancora bisogno dell’appoggio politico ed economico del Consiglio d’Europa e di altre istituzioni multilaterali. Vi è infatti un piano d’azione sottoscritto da Moldova e Unione Europea, che ha lo scopo di inserire sempre di più il paese nel sistema politico e economico europeo. Questo piano ha già potuto vedere importanti risultati nel campo della stabilità politica, della trasparenza dei processi elettorali, della lotta alla corruzione e della risoluzione dei conflitti etnici e sociali.

In questo processo di trasformazione della società il parlamento svolge un ruolo fondamentale; è in questa sede, infatti, che debbono avvenire le riforme legislative atte ad assicurare il futuro democratico del paese. Tutti siamo a conoscenza infine del grande problema della Moldova, mi riferisco al difficile equilibrio tra integrità nazionale e autonomie territoriali, un problema ancora irrisolto che ha spaccato il paese. A nord est del fiume Nistru persiste uno pseudo governo secessionista, che nel 2006 ha tentato di sancire il suo percorso di indipendenza con un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale, se non dalla Federazione Russa.

La nostra esperienza europea ci ha insegnato che le separazioni non portano mai pace e prosperità, ma che bisogna trovare il modo di coesistere tra diverse comunità etniche, integrando i diritti delle minoranze in un’apposita struttura sociale. In realtà per la Moldova non è corretto parlare di minoranze: si tratta di uno stato con pluralità nazionale. Non è possibile dimenticare la storia, passata e recente, che ha creato questa complessa sfaccettatura etnica e linguistica. Solo attraverso un’educazione alla convivenza e al plurilinguismo si raggiungerà un equilibrio. Imparare un’altra lingua, utilizzarla in diverse occasioni della vita istituzionale, non significa perdere la propria identità culturale, ma arricchirla con qualcosa di nuovo e di diverso. Mi auguro che i cittadini moldavi credano sinceramente in questi obiettivi e si impegnino per realizzarli.

RIGONI

(DOC.11374)

Presidente, colleghi, dall’adozione dell’ultimo rapporto di questa Assemblea del 2005 relativo al suo monitoraggio, la Moldavia ha fatto significativi passi avanti sulla strada delle riforme democratiche, dimostrando che l’adempimento degli impegni assunti verso il Consiglio d’Europa è possibile se si attua una strategia metodica e responsabile. Ho la convinzione che la maggiore consapevolezza di far parte dell’organizzazione internazionale più vecchia del continente, baluardo dei diritti umani, dello stato di diritto e della democrazia, abbia giocato un ruolo importantissimo per quello che nel 1995 è diventato il primo stato post-sovietico ammesso nel Consiglio d’Europa.

Le autorità moldave stanno dimostrando di comprendere l’utilità e l’opportunità di recepire le raccomandazioni del Consiglio d’ Europa, hanno cioè compreso che conseguire buoni risultati è necessario per dimostrare un impegno interno ed esterno di primo piano. Ad oggi la Moldavia ha firmato e ratificato 63 convenzioni del Consiglio d’Europa, dobbiamo dirlo poiché qualcuno qui ha detto che non conta nulla ma se non lo avesse fatto, staremmo a dire che la Moldavia non le ha ratificate. E’ annoverata tra i primi stati che hanno sottoscritto e ratificato la Convenzione per combattere il traffico di esseri umani.

Tra i più significativi passi compiuti da questo Stato sulla strada delle riforme è importante ricordarne alcuni finalizzati a un migliore funzionamento delle istituzioni democratiche quali: il perfezionamento del quadro normativo in materia elettorale, la maggiore efficienza del sistema giudiziario, la libertà e il pluralismo dei media, il rafforzamento della democrazia negli enti locali. Dobbiamo certo rilevare che ancora passi in avanti sono necessari, che ci sono delle manchevolezze, che è ancora indietro e che ha ancora bisogno di perfezionarsi. Ma dobbiamo dare atto che la revisione di quaranta testi normativi e la riformulazione di trenta leggi vanno nella direzione che il Consiglio d’Europa chiede.

Dobbiamo darne atto perché questo è necessario per chiedere ancora di più a questo paese. Tale programma è stato attuato in un anno per un carico di lavoro superiore a quello che ha caratterizzato l’attività legislativa svolta nei dieci anni precedenti. Insomma è innegabile che le riforme democratiche vanno sviluppate e la Moldavia deve andare in questa direzione ma noi dobbiamo continuare ad insistere e dare coraggio all’affermarsi di questo processo nell’attuale contesto politico. Anche la Dichiarazione di partenariato politico che è stata adottata all’unanimità nella seduta plenaria del parlamento testimonia che tutte le forze politiche, che tutto il paese, maggioranza e opposizione, vuole andare nella direzione non solo della adesione dello stato di diritto ma anche ad un miglioramento degli standard di una democrazia pluralista. Sembra evidente la scelta pro-europea fatta da questo stato nonostante le difficoltà che continua ancora ad incontrare, nonostante le manchevolezze e i ritardi, nonostante,come diceva il collega Nessa, la povertà che attanaglia larghi strati della popolazione.

Per tutti questi motivi credo, aderendo anche all’ottimo rapporto che i due colleghi hanno fatto sul monitoraggio della Moldavia, che meriti un gesto di incoraggiamento da parte del Consiglio d’Europa, è giunto il momento di sostenere dall’esterno i risultati raggiunti perché vogliamo che si rafforzino e perché vogliamo stimolare nuovo sforzi. Permettetemi di dire, colleghi, che la Moldavia merita la nostra fiducia.

In questo senso non potrebbe esserci un segnale più forte che incominciare a pensare ad un processo che avvicini la fase di chiusura del monitoraggio e del passaggio alla fase successiva di post-monitoraggio.Questo passaggio che non è un sottrarsi ai compiti e alla supervisione del Consiglio d’Europa potrebbe essere un elemento certo positivo in una fase qualitativa che dia alla Moldavia il sostegno da parte del Consiglio d’Europa a continuare nell’azione e nel progresso. Grazie.