IT08CR14

AS (2008) CR14

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2008

_________________________

Seconda parte

ATTI

della quattordicesima seduta

Mercoledì 16 aprile 2008-ore 10

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


RIGONI (Doc. 11537)

La risoluzione al nostro esame rappresenta un cambiamento radicale delle posizioni dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, in quanto si afferma chiaramente il diritto della donna a prendere una decisione sull’aborto, con la massima autonomia possibile e tale diritto è considerato del tutto prevalente sul fatto che un bambino non avrà mai vita, è questo un fatto abbastanza singolare.

L’Italia, come è noto, fa parte di quei paesi nei quali l’aborto è consentito ed è legale, è ed consolidato nel mio paese. Personalmente ritengo che non si possa parlare di un diritto assoluto della donna all’aborto. Si tratta, infatti, di un argomento molto delicato, in cui la posizione etica difficilmente trova una sintesi nella soluzione giuridica. Questa è la ragione per cui esiste un panorama molto eterogeneo tra i paesi europei membri del Consiglio d’Europa. E’ quindi la ragione etica la linea su cui occorre riflettere, affinché possano essere enucleate alcune affermazioni di principio prima di arrivare a qualunque considerazione giuridica.

Occorre quindi sicuramente considerare le esigenze di salute della donna ma anche quelle del feto. Si parla, inoltre, sempre e solo del periodo antecedente l’aborto e mai di quello successivo nel quale la donna può comunque aver bisogno d’aiuto, sia che abbia deciso di tenere il bambino sia che abbia scelto di abortire. Le questioni sono quindi molteplici ed arrivare ad un’affermazione di carattere giuridico con valore sopranazionale mi sembra un passo troppo lungo ed affrettato.

Inoltre inserire il diritto assoluto della donna ad abortire, in una formulazione giuridica, si porrebbe in contrasto con la sovranità degli stati membri. Credo quindi sia corretto, come dice il rapporto, parlare di prevenzione, della necessità di introdurre l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole, dell’esogenza di individuare gli opportuni strumenti per evitare pratiche clandestine, sempre pericolose per la salute delle donne. E’ necessario mettere tutta l’attenzione su questi argomenti.

Concludo, ci troviamo di fronte ad un tema delicato da un punto di vista etico e sociale nei confronti del quale non è peraltro possibile riscontare un’univocità a livello internazionale sul piano giuridico, riterrei opportuno che la discussione proseguisse ulteriormente in modo trasparente e articolato. Vorrei ricordare alla fine del mio intervento che tra i valori fondamentali della società civile , dei quali il Consiglio d’Europa è l’istituzione garante, c’è la vita, che per me è al primo posto.

ROSSI (Doc. 11537)

Ringrazio innanzitutto la relatrice per il lavoro svolto. Non nascondiamoci il fatto che in molti paesi del Consiglio, sull’aborto, sulla scelta pro-life o pro-choise si sta ancora oggi combattendo una cruenta battaglia,a mio avviso, dai profili ideologici. L’Assemblea ha fatto bene ad affrontare un argomento che come tutti quelli che afferiscono all’intimo della persona e si avvicinanao alla regolamentazione di quello che è il mistero e la magia della vita creano forti scontri tra le diverse posizioni.

Nel mio paese il reato d’aborto è ancora presente nel codice penale, nonostante questo esistono diversi casi di donne che abortiscono fuori dai nostri piccoli confini. Con questo semplice esempio, voglio evidenziare che il problema di una gravidanza indesiderata, con il suo carico di dolore, esiste ed esisterà sempre. Come hanno ricordato anche altri oratori non si può quindi affronatre il problema in termini di pro o contro l’aborto ma in termini di salute della donna che con una scelta difficile decide di abortire. Facciamo quindi di tutto con l’educazione, con l’informazione, promuovendo l’uso di contraccettivi per ridurre il più possibile le gravidanze indesiderate. Facciamo di tutto affinché la scelta dell’aborto sia l’ultima possibile assistendo le donne che hanno delle difficoltà ad accettare la propria gravidanza. Ma se una donna arriva all’estrema decisione di un aborto, dobbiamo rispettare il suo dolore e la nostra società deve garantirle con un’opprtuna regolamentzione la massima sicurezza per la sua salute e la possibilità di esercitare tale scelta.

Chiudere gli occhi non serve a nulla e crea solo ulteriori vittime e dolore sull’altare di posizioni ideologiche. Per questo rinnovo i ringarziamenti alla relatrice per la determinazione con cui ha affrontato l’argomento e sosterrò la bozza di risoluzione proposta.

BOCCHINO (Doc. 11537)

Signor presidente, oggi affrontiamo sicuramente un grande tema che è già stato al centro di importanti dibattiti all’interno dei parlamenti nazionali. Credo che l’ipostazione data alla relazione sia un’impostazione che vada profondamente rivista. Sicuramente quello dell’aborto è un tema centrale quando si parla dei diritti dell’uomo ma il compito dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa è quello di stimolare i parlamenti nazionali a tutelare e difendere i diritti dell’uomo a partire dal diritto alla vita.

Credo che ci sia poca sensibilità in questa relazione per il diritto alla vita, per il diritto del nascituro, per il problema demografico e per la tutela della famiglia; che si vada a senso unico a tutelare un presunto diritto della donna a fare ciò che vuole del suo corpo e del suo concepito senza affrontare il tema complessivamente. Per il sottoscritto, si tratta di una impositazione inaccettabile che non può essere votata e che va progondamente emendata. A mio giudizio nessuno può disporre della vita altrui e quando lo si fa, lo si deve nell’ambito di regole rigide che riguardano sia i tempi per poter procedere all’aborto, quindi alle settimane di gravidanza, sia le modalità per le quali si accede. Vi è un problema molto imoprtante che riguarda i paesi aderenti al Consiglio d’Europa ed è il problema demogarfico e noi favorendo in maniera indiscriminata l’accesso all’aborto non ci rendiamo conto di intaccare anche la demografia del nostro continente.

Ci sono alcuni paragrafi realmente inaccettabili, non c’è nessun riferimento alla richiesta del parere del patner rispetto all’accesso all’aborto. Non c’è nessun riferimento al fatto che le donne che procedono all’aborto quasi sempre ad anni di distanza si dicono pentite. Questo dimostra che l’accesso facilitato all’aborto può creare un trauma molto profondo nella donna. E c’è una tendenza a legalizzare questa pratica a prescindere dalla difesa del diritto alla vita. Facendo in tal modo noi rischiamo di trasformare l’aborto in un diritto a prescindere che viene vissuto quasi come un anticoncezionale post rapporto.

Noi invece riteniamo che è un dovere del Consiglio d’Europa ribadire agli stati membri che il primo diritto da difendere è quello alla vita, il diritto del concepito e solo successivamente dobbiamo andare a difendere i diritti delle donne che devono ricorrere all’aborto ma solo ed esclusivamente in alcuni casi molto gravi e ben delimitati.

AZZOLINI (Doc. 11537)

Presidente, credo che i pochi minuti che mi sono concessi possono essere spesi in modo molto schematico. Io mi riconosco evidentemente come parlamentare del Partito Popolare Europeo nell’azione e nell’intervento svolto dal collega Pourgourides, che pur avendo sottolineato la diversità di alcune opinioni in seno al nostro gruppo, ha ribadito comunque che la posizione del gruppo del Partito Popolare Europeo è quella espressa da lui. Io sono in quella posizione assolutamente convinto.

Il parlare subito dopo del collega italiano Bocchino mi consente anche di dire che evidentemente, appartenendo alla stessa sua area politica nazionale, non mi si consente in questo momento di ripetermi perché le ragioni che ha esposto Bocchino sono perfettamente condivisibili e sono anche la conseguenza di una sensibilità che in sede nazionale abbiamo già espresso a livello di partito e a livello di parlamento nazionale.

Però vorrei fare emblematicamente presente una cosa alla collega relatrice del cui sfozo non posso che prendere atto e renderle omaggio. Però, c’è una differenza sostanziale: la bilancia pende da questa parte. Questo è il testo della relazione: sono nove pagine. Questi sono settanta emendamenti che hanno un peso evidentemente non per disgregare una relazione fatta con impegno, con professionalità, con rigore da un punto di vista suo, evidentemente, ma perché c’è carenza e c’è stata una frettolosità inaccettabile e inconcepibile nella più antica istituzione paneuropea come lo è il Consiglio d’Europa. Proceduralmente contesto il metodo e non il merito.

Nel merito c’è bisgono di tempo, di consapevolezza, di responsabilità. C’è bisogno anche del fatto che noi rappresentiamo non i 120 che hanno votato il non rinvio in Commissione l’altro giorno in questa aula, ma rappresentiamo ben 800 milioni, abbiamo delega per 800 milioni di cittadini che si affidano alle nostre indicazioni. Quindi, cari colleghi, abbiamo una responsabilità di non poco conto. Quando si parla di diritto, nessuna accezione può essere collegata alla parola diritto se non quella della vita. C’è il diritto alla vita, non esiste un diritto alla morte: tant’è vero che questa istituzione è presidio della vita.

Allora può essere elaborata e quindi liquidata, licenziata, una relazione con tanta approssimazione che, mi si perdoni la battuta che è facile ma non me ne vorrà perché confido nella sua intelligenza, questa relazione è un aborto. La relazione è un aborto. E’ un aborto per le cose accennate e non definite, è un aborto per le cose nemmeno espresse in maniera chiara, nemmeno confutabili perché mancano i riferimenti e riscontri oggettivi. Allora, se noi facessimo questo dibattito fino a tardi, rimandando fino alla 19.30 come ha detto il Presidente, e poi arrivassimo a una responsabile conclusione di votare in Commissione per un approfondimento anche giuridico, soprattutto giuridico del tema della vita, credo che questo parlamento, questa assemblea sarebbe grata alla collega Wurm per una sensibiolità ulteriore che fino a questo momento non ha rilevato. Grazie.

RIGONI, domanda al Primo Ministro dell’Ucraina Signora Timochenko

Ritorno sulla questione dell’adesione dell’Ucraina alla NATO. Il recente vertice della NATO a Bucarest non ha prodotto nessun accordo tra i ventisei paesi membri e non è stato possibile trovare un’intesa per avviare il piano d’azione all’adesione che per il momento è rimandato ad un imprecisato futuro. Oltre all’atteggiamento di chiusura della Russia permangono anche molte e varie perplessità di paesi europei membri dell’alleanza atlantica. Qual è la sua opinione circa queste diverse posizioni?