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AS (2009) CR 14
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2009

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(Seconda parte)

ATTI

della quattordicesima seduta

Mercoledì 29 Aprile 2009, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

 

CHITI ( Doc. 11876)

Signor Presidente, dalle relazioni a mio giudizio emergono due aspetti: nelle aree di crisi permane una situazione grave che non rimuove i rischi di nuove esplosioni di guerra, tanto che è stata coniata l’espressione di vulcano addormentato. L’emergenza umanitaria colpisce ancora i cittadini che sono vittime del conflitto.

Allora, primo punto: l’aiuto umanitario non può essere sottoposto a nessuna condizione politica, dev’essere assicurato semplicemente perché è un dovere. Secondo: è giusta la richiesta che ha avanzato il Signor Van den Brande di smilitarizzazione delle aree di confine. Le frontiere amministrative debbono rimanere aperte. Terzo: le missioni internazionali dell’OSCE e delle Nazioni Unite devono essere rinnovate e quella dell’Unione Europea non può essere confinata alla sola Georgia.

Dobbiamo rivolgere un invito forte e chiaro alla Repubblica Federativa Russa perché aderisca a queste scelte e contribuisca a realizzarle. E’ indispensabile creare tutte le condizioni che permettano ai profughi di ritornare nella loro terra, da dove sono stati costretti a fuggire. E’ una condizione fondamentale e non può esserci spazio per stati su base etnica: portano divisioni, ostilità, guerre e ha sbagliato l’Europa quando ha concesso via libera a queste soluzioni.

Infine, la pace, per essere vera, per essere ripristinata, richiede due condizioni tra loro inseparabili: il ripristino dei confini e della sovranità degli stati che non possono essere modificati unilateralmente con la forza, la garanzia reale assicurata anche da controlli internazionali delle minoranze, dei loro diritti, del fatto che ogni cittadino in uno stato ha uguaglianza di diritti. Io poi sono d’accordo che questa situazione non possa essere accantonata oggi, archiviata oggi, si deve continuare a seguirla come Consiglio d’Europa fino a che non sarà arrivata ad una sua soluzione nei sensi che qui sono stati indicati. Grazie.

MARCENARO (Doc.11876)

I principi e i punti indicati nel rapporto che è stato presentato così come quelli che erano stati presentati dopo la sua prima visita nel mese di agosto, dal Comissario Hammarberg, sono stati ugualmente importanti. Ne voglio sottolineare uno, quello che riguarda la questione della possibilità di ritorno nei loro territori, nei loro paesi, nelle loro case, dei profughi, di coloro che hanno dovuto abbandonare in conseguenza del conflitto la loro terra.

Si tratta di una questione che non ha solo un immenso valore umanitario. Si tratta anche di una questione che ha un rilievo politico importantissimo perché Voi, cari Colleghi, sapete benissimo che nessuna democrazia può nascere o crescere quando alla base dello stato non c’è la cittadinanza uguale di tutte le persone ma una pretesa omogeneità etnica.

E’ questa una epidemia che infetta l’Europa dall’inizio degli anni Novanta e che se non sarà fermata, comprometterà il nostro futuro e le nostre possibilità. E per quanto riguarda il Consiglio d’Europa, questo è uno dei punti centrali senza i quali tutto il nostro statuto rischia di essere completamente vanificato. Per questo credo che su questo punto dobbiamo cercare di concentrare il massimo di iniaziative, il massimo di sforzi facendo tutto quello che è nelle non moltissime possibilità operative del Consiglio d’Europa e, per fermare su questo punto una deriva così pericolosa, ricorrendo anche agli atti simbolici necessari.

Io penso che noi dobbiamo sapere che in un clima di contrapposizione come quello che continua, nessuna democrazia si potrà sviluppare e come noi vediamo concretamente, anche quei paesi dove dei primi passi importanti nella direzione della democrazia e dello stato di diritto erano stati compiuti, rischiano oggi concretamente di vivere un’involuzone e di ritornare indietro.

Naturalmente c’è un problema che riguarda il Consiglio d’Europa ma credo che non diremmo la verità se non dicessimo che c’è un problema che riguarda l’Unione Europea. O questa questione dei rapporti con la Russia sarà assunta per la ricostruzione di una nuova qualità delle relazioni del dialogo dall’Unione Europea in una trattativa sul rinnovo degli accordi di partenariato che non isoli la parte econmica dalle relazioni politiche, che affronti i problemi di un dialogo che guardi alle prospettive d’insieme dell’economia e della politica e della democrazia, o credo che non avremo la forza di ottenere i risultati che ci proponiamo.Grazie.

FARINA (Doc. 11876)

Signor Presidente, cari colleghi, per non essere ripetitivo rispetto agli interventi che mi hanno preceduto, dirò che salgo sulle spalle per così dire, dei relatori dei due rapporti tranne che sulle gentili spalle della Signora Jonker ovviamente, per fare delle considerazioni di tre tipi. Attenendomi a quella che ritengo essere la natura del Consiglio d’Europa, in ordine d’urgenza, sicuramente, il primo punto è quello degli aiuti umanitari e chiedo che in particolare la Federazione Russa permetta l’ingresso immediato senza “se”, senza ”ma” e senza condizioni, di qualsiasi soccorso umanitario così come è stato ben espresso dalla relazione.

Il secondo punto è quello della verità delle cose: credo che sia necessario in modo palese, che un’inchiesta indipendente sull’origine di questo conflitto e di questa guerra sia messa nella condizione di operare effettivamente. Bisogna cercare questa verità perché come vediamo ci sono tesi opposte.

Terzo punto è quello più generale che credo sia stato posto in numerosi interventi e che è quello di che forza ha il Consiglio d’Europa. Cioè che forza ha un’organizzazione internazionale e fino a che punto essa è sovranazionale. Cioè può esercitare una forza? E’ una questione antica, la pose Tucidite nel quinto libro della Guerra del Peloponneso duemila cinquecento anni fa. Leggo la frase che pronunciarono gli Ateniesi agli abitanti di Melo: “Noi crediamo che per necessità di natura, chi è più forte comandi.”

Allora, come far sì che a essere più forte sia il consenso degli Stati radunati intorno a dei principi inderogabili? Questo è il grave punto che è stato posto in precedenza dall’Onorevole Marcenaro ma anche da altri. E in particolare io chiedo: fino a che punto vale il principio di autodeterminazione? Chi è in questo caso l’Impero ateniese che soffoca i Meli? Erano prima i Georgiani che soffocavano gli Osseti o sono i Russi che vanno contro i Georgiani?

Visto il precedente del Kossovo, è difficile stabilire dove sia il confine del diritto e dove cominci quello semplicemente del rapporto di forza e della convenienza delle grandi potenze. Su questi temi credo sia necessria una forte riflessione. Grazie.

RIGONI (Doc.11876)

L’anno 2009 segna un triplice e storico anniversario: sessanta anni di vita del Consiglio d’Europa, il più grande forum della democarzia e dei diritti umani; vent’anni fa il crollo della Cortina di ferro e del muro di Berlino che permise la pacifica trasformazione in senso democratico dei paesi dell’Europa centrale e orientale. Nel maggio di quest’anno, faremo festa al quinto anniversario dell’allargamento verso Est dell’Unione Europea che ha portato dodici nuovi stati membri.

Quale bilancio possiamo trarre da questi avvenimenti? Possiamo senz’altro dire ed affermare che l’adesione prima al Consiglio d’Europa e poi all’Unione europea con le sue politiche di partenariato, e penso al partenariato strategico Unione europea-Russia ma anche a quello recente il cosidetto partenariato orientale con Ucraina, Giorgia, Armenia, Azerbaijan, Moldovia e Bielorussia, è servito ad ancorare la stabilità e la democrazia in una fase storica e politicamente delicata. Le riforme necessarie ai fini dell’adesione al Consiglio d’Europa e dell’Unione europea hanno stimolato le libertà personali e il dinamismo economico nell’Europa centrale e orientale.

Alla luce di queste considerazioni non possiamo far finta che non sia accaduto niente. Urge travare al più presto a questa Assemblea, lo dico ai due prestigiosi relatori, un ruolo di mediazione preciso e determinato. Occorre definire la posizione del Consiglio d’Europa per non rischiare la sua credibilità. La guerra di agosto fra Russia e Giorgia, oltre ad aver creato tragiche conseguenze che hanno riguardato le popolazioni civili, ha rischiato di far rivivere alla comunità internazionale un clima da Guerra fredda.

Dobbiamo evitare che si crei una nuova linea divisoria in Europa. In concreto è necessario un nuovo protagonismo del Consiglio d’ Europa e della sua Assemblea parlamentare. Personalmente penso che dobbiamo evitare l’isolamento della Federazione Russa ma allo stesso tempo garantire l’indipendenza e pretendere che venga rispettata l’integrità terriroriale della Giorgia. Dobbiamo chiedere con forza il rispetto dei valori e dei principi del Consiglio d’Europa. Non ci possono essere dei conpromessi sui valori, penso che si debba continuare a ricercare un equilibrio tra le parti in causa, poiché le possibiltà di successo è direttamente proporzionale alla creazione di una nuova stagione del dialogo. La risposta va ricercata dunque nella concreta volontà di un dialogo internazionale, non più ispirato alle correnti realiste della spartizione per zone di influenza ma improntato alla stabilizzazione delle aree a rischio e alle logiche della cooperazione e della partnership e non più alla logica della competizione. Più dialogo e reciproca comprensione per la pace. Grazie.