IT09CR17      

AS (2009) CR 17
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2009

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(Seconda parte)

ATTI

della diciassettesima seduta

Giovedì 30 Aprile 2009, ore 14.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

 

GIARETTA ( Doc. 11790)

Presidente, colleghi, a nome del gruppo dell’ALDE mi congratulo con il relatore per la sua eccellente relazione. Dobbiamo partire fatti che abbiamo di fronte a noi. Un primo fatto è che la produzione mondiale di biocarburanti ho visto negli ultimi anni una crescita esponenziale: la produzione di etanolo è cresciuta ad un tasso medio di oltre il 10%all’anno; per il biodisel la produzione è aumentata di quattro volte in cinque anni. Secondo i dati dell’European Bioethanol Fuel Association nel 2008 la produzione del bioetanolo è aumentata in Europa del 56%. Il secondo fatto è che la crescita non è avvenuta secondo logiche di mercato, ma grazie al sostegno di politiche fiscali statali molto generose. E’ un bene o un male questo?

E’ comprensibile la ricerca die governi mondiali di favorire per le propri economie un mix di risorse energetiche più equilibrato, con la finalità di affrontare una serie di problemi: l’aumento del prezzo del petrolio, la riduzione per i paesi importantori di greggio della dipendenza da un ristretto numero di paesi esportatori, le opportunità per i paesi emergenti di entrare nel mercato dell’energia, l’impegno per la riduzione delle emissioni di gas serra.

Tuttavia non si sono sufficientemente valuate le conseguenze di una crescita intensa sotto il profilo economicoe ambientale e per quello che particolarmente ci riguarda sull’impatto sui diritti umani. L’innalzamento della domanda die cerali per le destinazioni energentiche ha portato in poco tempo al raddoppio del prezzo del mais, con conseguenze su tutta la filiera alimentare: pane, pasta, carne e uova e uno squilibrio strutturale su domanda e offerta. Ciò ha significato un peggioramento delle condizioni di vita per milioni di esseri umani. Ricordiamo che per le famiglie a basso reddito die paesi in via di sviluppo le spese alimentari costituiscono tra il 50% e l’80% del reddito disponibile.

Sotto il profilo ambientale le conseguenze sono differenti a seconda dell’efficacia energentica delle diverse coltivazioni. Nel caso del mais ad esempio il rendimento energentico è modesto ed è una coltivazione inquinante e poco sostenibile. Basti pensare che per la produzione di un litro di etanolo da mais si devono consumare almeni 10 litri d’acqua e l’efficienza energetica è solo lievemente positiva. Anche le coltivazioni più efficienti dal punto energetico, prevalentemente effettuate nel sud tropicale, hanno conseguenze ambientali devastanti. Ad esempio la deforestazione nel sud est asiatico con piantagioni di palma per la produzione di olio ha conseguenze pesantissime per l’impoverimento die suoli, l’impoverimento della biodiversità e anche per il bilancio di carbonio: i risparmi di emissione ottenuti con l’uso di biocarburante non compensano la perdita dell’assorbimento di carbonio assicurato dalle foreste pluviali.

Cosa si può fare per rimediare a questi fattori negativi? Intanto occorre porre al centro la vera questione: come assicurare un asovranità alimentare a tutti gli abitanti del pianeta che saranno 9.3 miliardi nel 2050.

Le raccomandazioni contenute nella risoluzione al nostro esame indicano la strada giusta per ridurre la produzione di biocarburanti ad una logica di sviluppo sostenibile. In particolare occorre selezionare biomasse che presentino rapporti elevati del rapporto energetico, buone rese produttive senza eccessivi apporti di acqua e sostanze chimiche.

Occorre indirizzarsi verso l’utilizzo di biomasse che non abbiano valore alimentare o che entrino inmodo del tutto marginale nella catena alimentare. Gli studi in corso sull’utilizzo delle alghe dimostrano che possono esserci prospettive interessanti. Si parla dipoter arrivare in unprossimo futuro alla produzione di biocarburante con un rapporto enrgia immessa/ enregia ricavata di uno a cinque, con prezzi di un euro al chilo ed elevate capacità di fiddazione del carbonio. Occorre valorizzare la coltivazione di aree marginali o abbandonate, favorendo lo sviluppo di forme produttive associate a carattere familiare. Sarebbe indispensabile introdurre inmodo obligatorio die sistemi di certificazione indipendenti.

Tuttavia la strada della ricerca di nuove fonti energetiche ambientalmente più compatibili non avrà mai successo se l’incremento della domanda di energia continuerà ai ritmi previsti. Occorre puntare con più decisione verso la vera chave di volta dei sistemi energetici del futuro: una azione coordinata ed intensa per realizzare sistemi di produzione e di servizio molto meno esigenti in termini di energia. Le tecnologie attuali applicate costantemente porterebbero ad un risparmio dei consumi energetici dell’ordine di oltre il 20%: motori ad apparecchiature elettriche più efficienti, incremento del rendimento die motori termici, bioedilizia etc. sono pienamente realizzabili. Sono azioni che vanno sostenute fiscalmente con maggiore ampiezza. Se solo una parte dei generosi incentivi concessi dagli stati per sostenere la produzione di biocarburanti fosse indirizzata per le politiche attive di risparmio energentico si otterrebbero risultati positivi molto maggiori sotto il profilo energetico ed ambientale.