IT09CR20       AS (2009) CR 20

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2009

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(Terza parte)

ATTI

della ventesima seduta

Martedì 23 Giugno 2009, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

RIGONI (Doc. 11939)

Il Belarus è un’eccezione, lo sappiamo tutti. E’ l’unico paese europeo a non essere membro del Consiglio d’Europa. La nostra Assemblea segue però con grande attenzione la situazione in Belarus, sin dal 1992, anno in cui lo status di invitato speciale è stato concesso al Parlamento del Belarus. Nel 1997, la mancanza di progressi ha portato alla sospensione di questo status e da allora c’è stato un congelamento delle relazioni tra Assemblea e Belarus.

La strategia dell’isolamento che l’Assemblea aveva scelto, proponeva di verificare se l’isolamento della dirigenza del Belarus potesse servire ad indurla a un cambiamento in senso democratico. Siamo stati smentiti dai fatti. L’isolamento non ha portato la democrazia in Belarus. Sono trascorsi dodici anni e le cose sono rimaste tali e quali. L’isolamento dell’autorità ha avuto un altro risvolto negativo in quanto ha isolato anche il popolo bielorusso.

Invece negli ultimi mesi, un’attenta combinazione fra dialogo, critica, forte ma costruttiva, una pressione determinata, porta a qualche risultato. Lo ribadiva anche ieri il Presidente del Consiglio d’Europa. Tra gennaio e agosto 2008, sono stati rilasciati nove esponenti dell’opposizione, nove prigionieri politici, compreso Aleksander Kosulin, il candidato alle precedenti elezioni presidenziali. Il movimento d’opposizione “For Freedom” di Milinkievic è stato registrato. Vi è stata la possibilità di pubblicare tre giornali indipendenti che sono stati inseriti nella rete di distribuzione nazionale. Sono stati creati consigli costruttivi, consigli che hanno avviato un dialogo costruttivo con i rappresentanti delle organizzazioni non governative della società civile.

Ciò che è più importante è che questi passi in avanti, piccoli e lenti ma interessanti, rispondono a precise richieste provenienti dalle organizzazioni europee tra cui la nostra Assemblea. Allora si può dire che l’isolamento nei fatti è stato superato, che il dialogo è ripreso. Il Consiglio d’Europa ha ricominciato un dialogo di fatto. Nel 2007, tre visite della nostra Assemblea: mi sono recato anche con il Presidente della Commissione Politica a Minsk. Due visite a livello dei Presidenti del Comitato dei Ministri, il ministro Muratinos e il ministro sloveno.

I parlamentari bielorussi, così come i rappresentanti dell’opposizione, sono stati invitati in varie occasioni, anche oggi sono qui, parlamentari bielorussi e esponenti dell’opposizione. Il Belarus è diventato membro osservatore del Congresso dei poteri locali del Consiglio d’Europa. L’8 giugno abbiamo aperto l’Info Point a Minsk, dove c’era la Vicesegretaria Generale Signora Bucchicchio.

L’Unione Europea è andata ancora più avanti rispetto al nostro lavoro: ha abbandonato esplicitamente la politica d’isolamento in favore della politica del dialogo. Ha incluso il Belarus nel nuovo strumento del partenariato orientale. Di più: ha instaurato con il Belarus un dialogo sui diritti umani e la prima riunione si è svolta il 16 giugno a Praga. Noi che siamo sempre stati i battistrada all’Unione Europea, noi che abbiamo dato l’indirizzo all’Unione Europea, ci troviamo oggi e lo dico al mio amico Van den Branden, tifoso belga di Eddy Merckx, oggi ci ritroviamo allo stato di succhiaruote, siamo in coda anziché essere nel gruppo d’avanguardia, siamo l’ultima organizzazine regionale europea a instaurare un dialogo costruttivo con il Belarus. Proprio ieri, la Commissaria Ferrero-Waldner era a Minsk, la prima commissaria ad essersi recata a Minsk.

Con questo progetto di risoluzione, signor presidente, propongo una revisione dell’approccio: la commissione politica propone una revisione dell’approccio nei confronti del Belarus, ossia la trasformazione del dialogo di fatto in dialogo strutturato e formale attraverso il ripristino dello status di invitato speciale. Ma di più: io propongo una cosa rivoluzionaria che non è mai avvenuta in sessant’anni della nostra Assemblea: propongo che nel rapporto che è stato votato all’unanimità dalla Commissione politica, affianco alla delegazione parlmamentare sia invitata anche una delegazione dell’opposizione extraparlamentare bielorussa e che questa venga associata strettamente al lavoro dell’Assemblea. Questo diventa infatti un elemento di un foro comune.

Penso ed è mia convinzione personale per la quale mi batterò, che è possibile rimanere coerenti con i propri valori e principi. Il Consiglio d’Europa non vende e non contratta i principi e valori. Deve però mantenere aperto il dialogo con l’opposizione e le autorità bielorusse. Per me questa è l’unica strada per promuovere lo sviluppo della democrazia in Belarus. Bisogna avere coraggio, questa Assemblea deve avere il coraggio di fare un passo in avanti. Grazie.

RIGONI (Doc. 11939)

Sono molto contento del contenuto del dibattito. Voglio essere molto chiaro e dobbiamo essere molto chiari: il ripristino dello status di invitato speciale non è un assegno in bianco offerto al Belarus, non è un regalo alle autorità bielorusse. Non vogliamo fare regali. Noi chiediamo che questo sia un punto di partenza, un punto che faccia partire finalmente il progresso verso miglioramenti continui in materia di democrazia, di diritti dell’uomo e dello stato di diritto. Bisogna partire: se non si parte, non si arriva. Se non si inizia un percorso non si arriva al traguardo e rimaniamo fermi. Questo è quanto vogliamo evitare.

Vogliamo con grande franchezza continuare a criticare fortemente – l’abbiamo ribadito nel nostro rapporto, in maniera precisa – criticare fortemente tutte le carenze e le cose che non funzionano in Belarus. Lo sappiamo e vogliamo, è stato ricordato anche da alcuni colleghi e lo diciamo nel rapporto, monitorare i progressi che ci saranno, vogliamo verifiare se ci saranno progressi. Non è che prenderemo o prendiamo a scatola chiusa semplici dichiarazioni. E’ scritto nel rapporto: l’Assemblea deve continuare a seguire la situazione in Belarus. E’ compito della Commissione politica continuare a valutare se i progressi vanno nella giusta direzione, se permane il giusto atteggiamento per procedere sulla strada del dialogo strutturato. E’ stato ribadito: ci diamo il tempo di un anno, non diamo cambiali in bianco. Se si avanza, procediamo anche noi, se in Belarus non si va avanti, torniamo indietro anche noi.

Quindi, la valutazione dei fatti che ci stanno di fronte ci porta tutti a volere cambiamenti irreversibili, non soltanto alcuni in quest’aula. Non è che i diritti umani stanno a cuore ad alcuni e non a altri. In questa sede siamo tutti uguali e tutti quanti abbiamo a cuore i diritti umani.

Per concludere, vorrei aggiungere che si delineano due strategie possibili: una è quella di lasciare le cose allo status quo, non ci muoviamo e aspettiamo che arrivi la democrazia come la manna dal cielo. Certo, arriverà, se non arriva domani, arriverà fra un anno, fra dieci anni, arriverà forse.

La seconda strategia è quella che intende far pressione. Perché nel nostro rapporto figura anche questo e non vorrei che i Colleghi credano che non c’è: siamo tutti contrari alla pena di morte, vogliamo tutti una moratoria della pena di morte, ma con chi imbastiamo la moratoria della pena di morte? Chi la deve decidere? Le autorità? E’ lì che dobbiamo far pressione. Non possiamo accontentarci di vento ma dobbiamo premere sulle autorità perché vogliamo che ci sia un’immediata dichiarazione e un immediato provvedimento per la moratoria sulla pena di morte.

Così si incide e così si dà un ruolo alla nostra Assemblea, così compiamo il nostro dovere: difendere i diritti umani in Europa.

RIGONI (Doc. 11939)

Ringrazio tutti i colleghi per i loro interventi, ringrazio il rappresentante del Parlamento bielorusso e il rappresentante delle forze d’opposizione che hanno voluto rispondere all’invito della nostra Assemblea. Dirò poche cose e cercherò d’essere molto sintetico e chiaro.

Questo per noi è già un grande evento. Abbiamo riunito le forze che costituiscono le autorità parlamentari e le forze d’opposizione che sono fuori dal Parlamento ma che sono quà nell’emiciclo. Questa è la novità ed anche la forza della proposta che la nostra Commissione fa nel rapporto: ripristino dello status di invitato speciale, associando a questo l’invito permanente a una delegazione delle forze di opposizione. Questo per dire che non vogliamo rifare quello che è stato fatto in passato, noi vogliamo tracciare una linea che guarda in avnati che guarda al futuro e che mette insieme le parti presenti in Belarus e che insieme al Consiglio d’Europa vogliono spingere nella direzione della costruzione e del consolidamento di una moderna democrazia in Belarus.

La creazione di una democrazia in Belarus, ne siamo consapevoli tutti, non si può fare in dieci mesi, forse neppure in qualche anno. Ci vuole del tempo, noi dobbiamo spingere in questa direzione: fare crescere la società bielorussa, ed è il motivo per cui a Minsk abbiamo aperto l’Info Point del Consiglio d’Europa. Se noi neghiamo oggi lo stato di invitato speciale, che ruolo avrebbe l’Info Point a Minsk. Dobbiamo proseguire perché dobbiamo fare crescere nella popolazione, soprattutto nelle giovani generazioni, l’importanza dei valori del Consiglio d’Europa: lo stato di diritto, la democrazia, i diritti dell’uomo.

Dobbiamo fare crescere anche le forze politiche, quelle che rappresentano l’autorità e quelle dell’opposizione. Bisogna associarle al Consiglio d’Europa, associarle ai lavori dei gruppi delle forze politiche di questa aula, farli partecipare. Una società si fa crescere anche facendo crescere la classe politica e la classe politica non si inventa. Le democarzie occidenatli hanno decenni alle spalle, questo Consiglio ha sessanta anni alle spalle, non sessanta giorni! Eppure, come è stato detto dal mio amico Mignon, e condivido il suo intervento, eppure abbiamo aperto le porte. Eravamo pochi, l’Italia è un paese fondatore del Consiglio d’Europa, ma abbiamo aperto le porte poco per volta a tutti i paesi, anche a paesi che sono nel Consiglio e che hanno gli stessi problemi del Belarus. Molti dei paesi che oggi voteranno hanno gli stessi problemi eppure li abbiamo accolti perché è compito del Consiglio d’Europa di sostenere il processo verso la democrazia e di aiutare questi paesi a fare crescere i diritti umani. Il compito della Commissione di Venezia è di aiutare la riforma dei regolamenti elettorali, dei codici elettorali.

Voglio concludere ricordando, signor presidente, una domanda che un gruppo di giovani studenti che ho incontrato all’università di Minsk mi ha posto al di fuori della manifestazione ufficiale. Era un gruppo di sei o sette studenti, mi hanno fatto questa domanda: “lo sapete voi che siete politici europei cosa vuol dire lasciare il Belarus fuori dal Consiglio d’Europa? Che noi non possiamo adire alla Corte di giustizia dei diritti dell’uomo, che non possiamo farvi ricorso?” La Corte è vista in quei paesi come un punto forte della presenza del Consiglio d’Europa. Noi dobbiamo avere la forza di scegliere, amici e colleghi, avere il coraggio di fare un passo in avanti. Se non si parte non si arriva, bisogna iniziare da quà. Lo ricordava Mignon, proprio nei sessant’anni della costituzione del Consiglio, possiamo fare un passo avanti per dire che la grande Europa ha acceso i riflettori anche sull’unico buco nero che abbiamo: il Belarus.

RIGONI (Doc. 11939 Emendamento orale all’emendamento n. 23)

Grazie. E’ molto semplice: la proposta che facciamo è quella di sostituire le parole “nel 2009” con le parole “dall’ottobre 2008”.

RIGONI (Doc. 11939 Contro-emendamento n. 1)

Questo è un emendamento cardine: se salta questo salta il rapporto. Noi dobbiamo partire, perché se aspettiamo che tutte le condizioni siano perfettamente riunite, non ci sarebbe neppure più bisogno di partire: saremmo già arrivati e saremmo già dentro al Consiglio d’Europa con il Belarus.

Se dobbiamo arrivare in fondo, dobbiamo partire e spingere. La nostra linea è quella di spingere, dobbiamo costringere le autorità insieme alle forze dell’opposizione ad andare nella direzione della democrazia. Questo è il nostro compito. Se ci fermaimo a guardare e aspettiamo, non so quanto tempo passerà: dodici anni... Forse io ci arrivo, non so se il mio amico Pourgourides fra trenta o quarant’anni ce la farà a vedere progressi. Dobbiamo andare avanti: non ci possiamo fermare.

RIGONI (Doc. 11939 Contro-emendamento n. 2)

Noi della Commissione siamo contrari perché spetta alla Commissione Politica: è una questione di competenza, di regolarità anche della funzione. Questa materia è di competenza della Comissione Politica. Non possaimo mettere sullo stesso piano due commissioni, non sarebbe giusto. Lo dico perché vale per il Belarus ma vale anche per l’Iran. Domani mattina si svolgerà il dibattito d’urgenza e abbiamo la competenza della Commissione Politica e quindi è lì che dobbiamo fermarci.

RIGONI (Doc. 11939 Contro-emendamento n. 11)

Questo è come dicevamo uguale a quello precedente che abbiamo respinto, quindi dobbiamo respingere anche questo perché è ancora più insidioso. Mette proprio le due Commissioni sullo stesso piano, identico. Allora potremmo creare una commissione unica, anziché due commissioni facciamone un’unica risparmiando così anche danaro. Evidentemente è giusto che ci siano commissioni diverse perché hanno competenze diverse. Questa commissione ha una competenza politica, e quindi la commissione non può che sostenere questa linea: quindi parere contrario.