IT09CR21       AS (2009) CR 21

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2009

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(Terza parte)

ATTI

della ventunesima seduta

Martedì 23 Giugno 2009, ore 15.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

VOLONTE’ (Doc. 11944)

Ringrazio la Commissione e ringrazio soprattutto il nostro relatore, l’ottimo collega Kimmo SasiI perché ha fatto una ulteriore relazione molto importante sui cambiamenti che hanno prodotto la crisi finanziaria nelle istituzioni internazionali. Un rapporto al quale vorrei richiamarmi puntualmente: rinnovare un’urgente attenzione ai controlli e alle regole del commercio e della finanza globale, quella che il collega SASI chiama una riforma; necessità di salvaguardare i diritti sociali ed economici dei cittadini attraverso la collaborazione, maggiore rafforzamento della ILO, l’organizzazione internazionale del lavoro, dando più possibilità ai talenti delle singole persone di potersi trovare in un’occasione di sfruttare le opportunità e dare più informazioni e più trasparenza delle informazioni per rendere più liberi e consapevoli della loro scelta i cittadini. Restituire e ricostruire la fiducia negli organismi finanziari mondiali attraverso anche una ricostruzione, maggiore trasparenza e maggiore correttezza nei bilanci e nel sistema bancario.

Una crisi globale in un mondo che non è totalmente globalizzato e perciò c’è assoluta necessità di risolvere la distorsione che ha avuto anche questa crisi. Per cui, partita da uno dei paesi più sviluppati del mondo, ha colpito anche le economie più deboli che pure poco avevano a che fare con quel tipo di sviluppo. Perciò è un dovere l’aiuto, la responsabilità e la cooperazione economica e finanziaria che va rafforzata, e in questo è lo stimolo che troviamo nel rapporto attraverso una riflessione sugli sviluppi internazionali di finanza.

Pensiamo per esempio, l’ha detto anche il relatore Kimmo Sasi, a quanto colpiscano le rimesse o le mancate rimesse finanziarie dei lavoratori emigrati nei paesi occidentali. Si veda per esempio il paragrafo 30 del rapporto, a pagina 9. Aumentare gli aiuti nei paesi in via di sviluppo e in difficoltà, sono quelli del terzo mondo ma anche quelli interni alle nostre popolazioni o anche quelli delle giovani democrazie che si sentono e sono diventate più povere con un aumento del numero dei disoccupati. Questo si sposa nella relazione, l’avevamo già discusso tre mesi fa, ad un rifiuto netto delle misure protezioniste. Perciò, richiama giustamente il relatore Kimmo Sasi, l’invito nasce a un rafforzamento, a una decisione rapida per l’approvazione di DOA, ovvero un maggiore protagonismo del WTO, un maggiore coraggio e una maggiore flessibilità.

Più soldi alle istituzioni internazionali ma anche più controllo sull’operato di queste istituzioni. E’ questo, mi sembra, l’invito che sta in fondo a questo rapporto e che rende ciascuno di noi assolutamente responsabile non solo della discussione e dell’approvazione di questo rapporto, ma anche di ciò che dobbiamo fare all’interno dei nostri parlamenti. Il nostro relatore ci invita a chiedere ai nostri governi di aumentare questa cooperazione con i sistemi internazionali, non per affidare a quattro persone intelligenti il destino del mondo ma per far sì che esse stesse si assumano le proprie responsabilità e che noi come singoli parlamentari, attraverso il controllo di tutti i nostri parlamenti, possiamo rendere più trasparenti e più virtuose, più attenti ai bisogni sociali e personali, ai diritti umani dei nostri paesi anche queste organizzazioni.

Concludo dicendo che tutto ciò si sposa anche con un invito a una politica sociale family friendly. Io ho avuto l’onore di rappresentare questa assemblea al Comitato Intergovernativo di Vienna e proprio di questo si è parlato e proprio di questo come una delle soluzioni e delle attenzioni che si devono avere in futuro anche per questa crisi economica e sociale. Grazie.

GIARETTA (Doc. 11944)

Signor presidente, cari colleghi, la crisi finanziaria del 2008 è il risultato di un fallimento insieme del mercato e della politica economica. Ha una precisa origine politica. L’abbandono del sistema dei cambi fissi di Bretton Woods nel 1971 e successivamente la piena liberalizzazione del mercato dei capitali. Scelte politiche figlie di una scuola di pensiero basato su un liberismo estremo che riteneva che il mercato da solo avrebbe trovato i necessari aggiustamenti.

In realtà nel periodo successivo alla cessazione del sitema di Bretton Woods le crisi finanziare sono state più che doppie rispetto al periodo precendente. Il sistema di Bretton Woods si basava su tre principali pilastri. Il primo: un sistema di stabilità delle politiche macroeconomiche assicurato dalla parità delle monete rispeto all’oro o al dollaro. Il secondo: la garanzia di libertà del commercio internazionale. Il terzo: la possibilità di prevedere restrizioni al movimento internazionale dei capitali per assicurare di l’ equilibrio della bilancia dei pagamenti. E’ possibile recuperare lo spirito di Bretton Woods aggiornato nel nuovo contesto di un mondo ampliamente globalizzato?

Gli impegni assunti nell’ultimo G20 danno alcune risposte positive a questo interrogativo. La dichiarazione finale del Summit ribadisce con molta forza l’importanza del rifiuto del protezionismo e la necessità di completare il sistema della liberalizzazione degli scambi. Non si prevede un impossibile ritorno ad un sistema dilimiti ai movimenti di capitale. Tuttavia si assumano impegni molto forti per assicurare che tutti i mercati finanziari, i prodotti e gli operatori abbiano una adeguata regolamentazione, incrementando in questa materia la cooperazione internazionale.

E’ un punto fondamentale:dopo Bretton Woods non si è realizzato un libero mercato, che ha bisogno di regolatori e controllori, ma uno spazio di anarchia tollerato dai Governi, in cui non hanno funzionato né i regolatori pubblici, dalle banche centrali alle istituzioni finanziarie, né i regolatori privati, prigionieri di conflitti di interesse. Resta invece ancora non risolto il problema di un adeguato coordinamento delle politiche economiche nazionale. La crisi finanziaria ha dimostrato con evidenza che nell’economia globalizzata la stabilità non può essere affidata all’autoregolamentazione dei mercati o all’azione di singoli stati.

Al contrario occorrono azioni coordinate dei governi sostenute da istituzioni finanziarie internazionali. Solo così si può realizzare una regolamentazione che assicuri che la finanza sia al servizio della crescita e non della pura speculazione distruttrice di ricchezza e una gestione macroeconomica per raggiungere un equilibrio sostenibile.

I limiti dell’azione del Fondo Monetario Internazionale sono anche dovuti al fatto che non ha avuto in questi anni la legittimazione sufficiente per azioni adeguate a correggere squilibri di dimensione globale. Le prescrizioni del Fondo Monetario sono efficaci per chi ha bisogno della sua assistenza, ma il suo potere diminuisce nei confronti dei principali attori economici. Oggi Stati Uniti d’America e paesi europei hanno quasi la metà dei diritti di voto, mentre la Russia pesa solo per il 2.07%, la Cina per il 3.66%, il Brasile per l’1.38%. Si può pensare a vie graduali per una riforma della governance : ad esempio preveder che il G20 si trasformi nel Comitato dei Ministri del FMI, valorizzare la cooperazione tra le organizzazioni regionali rafforzate, come l’Unione Europea, l’Unione Africana, il Mercosur, prevedendo un seggio proprio nelle istituzioni finanziarie.

Se non si marcerà in questa direzione sarà inevitabile per le forze politiche e l’opinione pubblica la tentazione di un ritorno al protezionismo ed al nazionalismo delle politiche economiche. E questa sarebbe la strada più sbagliata.