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AS (2009) CR 22
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2009

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(Terza parte)

ATTI

della ventiduesima seduta

Mercoledì 24 Giugno 2009, ore 10.00

 

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

MARCENARO( Doc. 11934)

Ringrazio il presidente signora Däubler-Gmelin per la sua relazione. Al cuore della questione dell’impunità c’è il problema dello Stato di diritto, dello Stato di diritto in ciascuno dei nostri paesi e dello stato di diritto, se così possiamo chiamarlo, sovranazionale, cioè della costruzione di autorità sovranazionali legittime ed efficaci.

Sono ancora troppo pochi i paesi che accettano di conferire parte delle loro prerogative ad organismi sovranazionali come la Corte Penale Internazionale. Mi chiedo: può il Consiglio d’Europa contribuire attraverso la sua azione a rilanciare questa prospettiva? Lo può fare nella consapevolezza che i diritti esistono perché esiste chi ha il dovere di farli rispettare. E’ questo che è chiaro sul piano interno dei nostri singoli paesi nazionali, ma che non è affatto chiaro sul piano internazionale. E’ questa oggi una delle sfide più importanti nel mondo nel quale il Consiglio d’Europa può fare la sua parte, contribuendo a una faticosa e difficile ma necessaria costruzione di un ordine internazionale più avanzato.

Io non saprei aggiungere nulla a quanto il professor Antonio Cassese ha detto a proposito di come la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo può lavorare in modo più efficace e di come si può fare in modo che quando la Corte conclude stabilendo che di fronte a casi di omicidio, di torture, di violenze, di privazioni di libertà, è mancata un’inchiesta efficace, la conseguenza non possa limitarsi solo al risarcimento del danno, a una indennizzazione economica ma che debba essere la riapertura di una nuova inchiesta ad opera dello stesso stato o, come ricordava il professor Cassese, ad opera di una commissine d’inchiesta ad hoc che attraverso le modalità che il professore suggeriva, possa esercitare un’azione e un’influenza senza la quale è difficile pensare che la questione dell’impunità possa essere affrontata.

Per concludere voglio sollevare due questioni: la prima è questa. Fra qualche giorno, il 26 giugno, è la giornata internazionale di lotta contro la tortura. Sono troppi i paesi a partire dal mio, a partire dall’Italia, nei quali le convenzioni internazionali non sono state ratificate e applicate e nei quali il reato di tortura non è stato inserito nella legislazione penale. Io spero che in occasione del 26 giugno, il Consiglio d’Europa esprima un richiamo perché tutti i paesi adempiano al loro impegno.

Infine, come è noto, la causa dei diritti umani avanza attraverso la costruzione di norme e di strumenti di carattere generale, ma avanza anche attraverso casi esemplari, casi che riguardano a volte una singola persona, un singolo individuo, ma che hanno un valore simbolico immenso. Casi che parlano a tutti noi, che parlano a tutto il mondo. Ecco, qual è uno dei casi più clamorosi di impunità con i quali abbiamo dovuto fare i conti, al quale abbiamo dovuto assistere negli ultimi anni? Ha un nome e un cognome: è quello di Anna Politoskaia. Ancora noi non sappiamo nulla dei suoi assassini e dei suoi mandanti.

Io penso che il Consiglio d’Europa debba riprendere in mano questa questione e porla con forza. Noi abbiamo il bisogno, il dovere e il diritto, se vogliamo battere l’impunità, di prendere casi come questi e di contribuire a che su casi come questi si faccia chiarezza. Grazie.

FARINA (Doc.11934)

Ringrazio la relatrice di questa eccellente relazione. C’è in queste pagine l’essenza della nostra istituzione. Si sente per così dire, rombare quel motore che muove i diritti umani perché siano davvero rispettati e promossi. E questo motore è la passione ideale.

Un punto manca però, un punto minimo: è implicito e però manca. Non dimenticarlo le volte venture io credo sia essenziale perché la sensibilità si adegui a quello che sta accadendo nel mondo, ed è essenziale come metodo. Occorre d’ora in poi, a mio giudizio, che l’elenco ormai di prammatica e che rischia di diventare per così dire politicamente corretto, e che comprende nell’ordine razzismo, antisemitismo, xenofobia, islamofobia, omofobia, includa anche la critianofobia. O comunque la si voglia definire, l’odio contro la libertà religiosa e la libertà di conversione di chiunque, persino dei cristiani che sono sempre dimenticati qui.

Non così presso l’OSCE, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa che ha nominato il Vicepresidente del Parlamento europeo Mauro, rappresentante personale del Presidente per la promozione della tolleranza e la lotta al razzismo e alla xenofobia e qui cito tra virgolette “con particolare riguardo alla discriminazione contro i cristiani e i membri delle altre religioni”.

Non è una questione pleonastica aggiungere cristianofobia o meno. A Vienna, l’ODIHR, l’ufficio per i diritti umani dell’OSCE ha messo a tema il problema della violenza e della negazione dei diritti umani nei Paersi dell’OSCE che in gran parte sono i nostri paesi. Proprio sulla base del rapporto ESCE 2008 sui crimini d’odio, dove si raccolgono numerose pagine sulle violenze e sulla negazione dei diritti umani di appartenenti alle varie confessioni cristiane, non solo cattolici ovviamente ma anche protestanti e ortodossi.

Le testimonianze di Vienna che sono state messe a tema in questo congresso, hanno messo in luce fatti ancora più allarmanti che sono stati tenuti riservati per evitare ripercussioni, secondo tre direttrici. Una più evidente nell’est ex-sovietico, la seconda nell’Europa laicizzata e la terza, infine, nei paesi più penetrati dall’avanzata islamica, sia per motivi demografici e non solo migratori. Evito di fare gli esempi, potrei citare il caso di Cipro, con la distruzione o la riconversione di cinquecentocinquanta chiese ortodosse e locali pubblici in moschee, nella parte turca dell’isola. Potrei citare ancora il caso del patriarcato di Costantinopoli dove si può accedere solo attraverso un ristorante.

Uno dice: non sono diritti umani, questi, non sono diritti umani fondamentali. Ecco, ho citato questi e potrei citare esempi più nascosti. Ma il problema è se la libertà religiosa è un diritto umano fondamentale, cioè è una cartina di tornasole di tutti i diritti oppure entra alla rinfusa in un elenco che non finisce mai, al quale si aggiunge sempre qualcosa. O si scrive solo libertà religiosa, libertà di religione, oppure si deve non discriminare il cristianesimo, credo. Credo che sia il minimo. Anche perché questa mancanza di sensibilità poi porta a una lentezza estrema di reazione dinanzi ad esemio quello che è successo nello stato indiano di Orissa, dove centinaia di cristiani sono stati uccisi, linciati e migliaia sono stati costretti a rifugiarsi nelle foreste e sono spesso anche coloro che non hanno nemmeno i minimi diritti civili.

Questo lo dobbiamo dimentiare? Ci vergognamo di queste nostre radici forse? O forse siamo vittime del politicamentre corretto? O di che cosa? Di quali timori? Non si tratta certo di un’esibizione identitaria dei crisitani, come contraltare all’islamofobia o al risorgente antisemitismo. Dobbiamo combattere tutto questo però la mancanza di libertà religiosa va messa più fortemente a tema qui e io richamo all’esigenza di guardare anche alle persecuzioni dei crisitaini e alla cristianofobia in tutto il mondo. Grazie.

SANTINI (Doc. 11934)

Devo notare che a questo punto il dibattito si è notevolmente allargato, dopo l’eccellente relazione della collega Däubler-Gmeli, da aspetti prettamente legati al tema che le era stato assegnato, cioè l’eradicazione della impunità, a temi di carattere generale sulla tutela e la difesa dei diritti dell’uomo che sono stati bene evidenziati anche nell’intervento del giudice Antonio Cassese. E’ opportuno questo in quanto poi, nel pomeriggio discuteremo, sempre nell’ambito del dominio dei diritti dell’uomo, di altri aspetti.

Però abbiamo registrato molti interventi da parte dei colleghi, esempi significativi e perfino impressionanti in alcuni casi. Ma credo che sia anche opportuno ricondurre il dibattito sul testo che ci è stato affidato per un commento generale e anche per verificare l’effetto che esso potrà avere nel tentativo di modificare qualche cosa su questa problematica e va detto che nel dispositivo del progetto di raccomandazione vi sono alcune indicazioni concrete che sono sufficienti, credo, per eradicare l’impunità di chi viola i diritti dell’uomo, sempre che ciascuno faccia la propria parte:certamente, questa Assemblea, nel segnalare e nel denunciare i casi, il Comitato dei Ministri, nell’assumere la propria responsabilità di dare corpo alle sentenze della Corte dei diritti dell’uomo.

Allora, mi piace anche evidenziare alcuni passaggi di questo dispositivo come esempio di concretezza. Innanzitutto, al punto 1 del progetto di raccomandazione, opportunamente si pongono sullo stesso piano i diversi attori che si rendono colpevoli di queste violazioni, con le stesse responsabilità, quindi gli autori, i mandanti, gli organizzatori degli episodi di violazione. Ma nel punto 2 già si richiama il Comitato dei Ministri ad una maggiore responsabilità o a un maggiore impegno nell’attuazione della raccomandazione n. 1721 del 2007. Ma soprattuto anche nel saper dare concretezza e quindi anche fiducia alle sentenze della Corte dei diritti dell’uomo. E in un passaggio successivo, al punto 2.1, si richiama a un’opportuna sinergia da parte di tutte le istituzioni che si occupano di queste problematiche, quindi non solo il Consiglio d’Europa, non solo il Comitato dei Ministri ma con un occhio sempre attento a quanto stanno facendo sullo stesso terreno le Nazioni Unite e le organizzazioni non governative che sono, come tutti sappiamo, partner importantissimi e fondamentali in questa lotta.

C’è anche da precisare che importantissimo è il collegamento a livello nazionale e internazionale: questo per evitare che il problema venga affrontato anche da punti di vista e da punti di partenza troppo differenti e anche per garantire che, nell’esecuzione poi delle sentenze della Corte dei diritti dell’uomo, negli interventi sugli stati membri, non si usino come dice il punto 3 conclusivo del progetto di raccomandazione, due pesi e due misure. Bisogna insomma verificare che, accanto a comuni sensibilità da parte dei paesi membri, esistano anche normative e leggi interne che siano compatibili.

Ma infine, al di là di quanto propone in maniera molto esausitiva questo documento, vorrei anche consegnare a questa Assemblea una riflessione o almeno una proposta di riflessione per il futuro sulla necessità di procedere anche ad un aggiornamento del concetto di diritto umano e quindi necessariamente di casi di violazione dei diritti umani. Infatti, noi ci rifacciamo con giusta perspicacia anche ai documenti di base, a quelli storici, alla Convenzione dei diritti dell’uomo, alla Carta di Nizza dei diritti fondamentali del cittadino. Ma, soprattutto per la prima convenzione, è passato un po’ di tempo, la società è mutata, la vita all’interno dei paesi è davvero cambiata e quindi sono nati differenti concetti di diritti umani e anche di violazione dei diritti umani.

Quindi io propongo anche che vi sia in futuro una riflessione su cosa noi dobbiamo proporre di nuovo per aggiornare questo nostro concetto e non rischiare magari di essere in ritardo sugli eventi. Come noi sappiamo, il male è sempre in vantaggio nella sua evoluzione nei confronti del bene e di coloro che stanno lottando per affermarlo. Grazie.