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AS (2009) CR23 ADD I
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2009

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(Terza parte)

ATTI

della ventitreesima seduta

Mercoledì 24 Giugno 2009, ore 15.00

 

DISCORSI IN ITALIANO NON PRONUNCIATI

SANTINI ( Doc. 11942)

2.5 milioni di profughi di lungo periodo in undici paesi membri del Consiglio d’Europa costituiscono unmotivo di preoccupazione, di sconcerto e anche di vergogna per paesi civili e progrediti: l’elenco è compreso nel rapporto. Vergogna ancora più grande se si pensa che i motivi che portarono questi cittadini a fuggire dalla loro casa oggi dovrebbero essere superati, dopo dieci, venti o trent’anni.

A meno ché non vogliamo concludere e accettare l’idea che abbiamo diritto di sedere in questa libera Assemblea di popoli civili, rappresentanti di paesi in cui si pratica ancora la disciminazione per motivi politici, religiosi, razziali, etnici e, di conseguenza si tollerano ancora la persecuzione e la xenofobia come manifestazioni di conflitti non risolti.

Il rapporto parla di “ popoli dimenticati “ dall’Europa, quasi con fatalismo simile alla rassegnazione. Ciò che non bisogna dimenticare è perché questi popoli sono dimenticati. La domanda va rivolta ai Governi prima che alle coscienze. Chiedo ai Governi dei paesi che ospitano i popoli dimenticati che cosa stiano facendo per rimuovere l’ostacolo, la causa dell’esodo e dell’isolamento. Ma chiedo anche se ritengano di fare tutto il possibile per garantire a questa gente condizioni di vita dignitose.

Secondo il nostro rapporto, solo un quarto di questi profughi ha trovato una sistemazione duratura. I tre quarti vive nella povertà e nell’isolamneto, nella marginalizzazione sociale, titolari di pochi diritti e privi di quelli fondamentali e senza alcuna prospettiva di vedere risolto il problema fondamentale che riguarda la rimozione dell’ostacolo che li tiene lontano da casa loro. Non si tratta solo di casi umanitari ma politici.

Le soluzioni contemplate nella proposta sono tre:

1) togliere l’ostacolo politico e aiutare i profughi a ritornare, ma garantendo loro la sicurezza.

2) Abbandonare questo obiettivo e aiutarrli ad integrarsi nel luogo che li ha accolti, quindi costruire per loro una nuova vita, con nuove radici e garanzie.

3) Favorire l’espatrio verso paesi disposti a dare asilo per chi vuole dimenticare ed essere dimenticato per sempre.