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AS (2009) CR 24
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2009

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(Terza parte)

ATTI

della ventiquattresima seduta

Giovedì 25 Giugno 2009, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

 

FARINA (Doc. 11968)

Mentre noi siamo qui a parlare, la repressione violenta e sanguinosa si scatena ancora a Teheran e nell’Iran. Siamo in una fase in cui le sorti sono incerte. Ci sono due tipi di rivoluzione: la rivoluzione per attacco e quella per assedio. La rivoluzione per assedio è quella per cui un popolo piano piano si rende conto di ciò che gli è accaduto, della libertà che gli è tolta ed allora la repressione, per quanto possa essere forte, non riesce a contenere l’onda del cambiamento. Siamo nella fase in cui quest’onda di cambiamento ha bisogno dell’aiuto nostro, l’aiuto che qui stiamo dando giustamente con questa risoluzione molto ferma e, ad ascoltare gli interventi, unanime, ma ha anche bisogno, credo, di una mobilitazione dell’opinione pubblica occidentale che non si è ancora realizzata in maniera adeguata. Non vedo grandi manifestazioni di sostegno e questo, credo, sia un limite. Siamo stati abituati in questi anni da un tipo di informazione, a concepire Ahmadinejad e in generale, l’oligarchia che comanda l’Iran, come qualcosa che in fondo si oppone al demone occidentale, ciò che va cambiato proprio nella nostra testa e nell’atteggiamento dell’opinione pubblica.

Però adesso ci guardano gli occhi di Neda, quella ragazza l’immagine della cui morte è circolata in tutto il mondo e che non può lasciarci indifferenti. I suoi jeans, così uguali a quelli delle nostre figlie, delle nostre nipoti, ci impongono di non fuggire da quello che lì sta accadendo. Ecco, ma che cosa è accaduto? E’ accaduto qualcosa di più che non un imbroglio elettorale, è accaduto che improvvisamente il totalitarismo ha palesato il suo volto ed è impossibile nella storia, la storia lo dimostra , che il totalitarismo duri a lungo. Esiste nei popoli e negli uomini una scintilla che non può essere spenta e che invano i dittatori e i tiranni cercano di soffocare. E’ inesorabile il fatto che a un certo punto, per motivi insondabili ma che hanno a che fare con la libera scelta delle persone, si scatena una volontà estrema di cambiamento. I testimoni ci dicono questo, i fatti ci dicono questo: che esiste una spinta fortissima al cambiamento. Una spinta magnifica, superba.

Ecco, io credo che in questo quadro di avvenimenti, le figure di Ahmadinejad e anche quella di Mousavi siano due pedine casuali; non è Mussavi, io credo, il simbolo e non è Mussavi neanche il Gorbachev dell’Iran. Il suo programma è pressoché identico a quello di Ahmadinejad. Il problema è che le folle, lo spirito di cambiamento si è identificato con ciò che era possibile ed è stato individuato in Mussavi. Ma sarebbe sbagliato confondere i due protagonisti della vicenda: da una parte, un’oligarchia politica e religiosa, non dimentichiamo che siamo in regime di Charia e ciò che va ricordato è che non è mai accaduto che un regime di Charia sia stato cambiato. E’ caduto il comunismo, sono cadute altre tirannidi ma questa non è mai caduta. Ecco, non si vorrebbe che come il Gattopardo, il principe di Salina affermava che bisogna che tutto cambi perché nulla cambi. Nel 1978-1979 appoggiammo la rivoluzione iraniana dopo la dittatura orribile dello Scià. Ecco, non dobbiamo ripetere lo stesso errore, non cadere nel sostegno a personaggi e a forze che in realtà riprenderebbero la corsa alla tirannide sulla base degli stessi libri e della stessa ideologia.

Politicamente, che cosa fare? So che cosa NON fare: non dobbiamo fare come dopo Tien An Men, cioè dire due parole di solidarietà e poi continuare come prima nella corsa degli affari, rinunciando a far valere i diritti umani solo perché uno stato ha interesse per le nostre economie e per il nostro benessere. Chiudo dicendo che non possiamo che sentirci tutti persiani in questo momento e dichiarare la totale solidarietà a questa onda magnifica di cambiamernto. Grazie.

VOLONTE’ (Doc. 11968)

Una ragazza di nome Neda. Vorrei che ci soffermassimo su questa persona di cui abbiamo visto le immagini almeno quanto quelli della mia generazione si erano soffermati sull’immagine di quel ragazzo a mani nude davanti alla colonna dei carri armati a Tien An Men. Molti di voi se ne ricorderanno. Io allora avevo venticinque anni. Ed è un’immagine che non dimenticherò mai nella mia vita perché Neda a mani nude, stava chiedendo di poter perseguire il proprio desiderio di libertà.

Non è un caso che dopo vent’anni siamo esattamente in una stessa condizione. Non è qui il momento di parlare della Cina ma in Cina, negli stessi mesi in cui si stavano preparando le elezioni in Iran, c’era stata e continua ad esserci una chiusura, una repressione.

Sorge irrefrenabile nel popolo iraniano e, ringrazio chi mi ha preceduto, i tanti che mi hanno preceduto, un desiderio comune e questa è una grande novità. Ciascuno di noi ha il desiderio di libertà. Quando si è più giovani, quando eravamo più giovani, questo desiderio è più esclusivo, è meno filtrato da tante riflessioni che ci facciamo da uomini maturi. Ma questo desiderio è comune, dentro le università dell’Iran, come già era successo nelle ultime elezioni, così anche in questa circostanza esplode insieme un desiderio di libertà, un desiderio di prendere in mano il proprio destino ed insieme ad esso, di cercare di disegnare un nuovo destino per quella nazione.

Anche in questa circostanza la conoscenza, di cui l’università è il luogo privilegiato, è diventata il più straordinario e il più grande fattore di ricchezza di quella nazione. E’ di questo che stiamo parlando: stiamo parlando di un fattore straordinario di ricchezza, di libertà, di comunione, di unione che le persone vogliono perseguire. Davanti a questi incidenti parliamo di questo. Non dobbiamo dimenticare né il volto di Neda né il volto di tanti amici di Neda che oggi sono in carcere, che sono morti e di cui non abbiamo avuto notizia, di tutto quello che è accaduto vent’anni fa e che sta riaccadendo. Mentre noi stiamo discutendo sta riaccadendo esattamente nello stesso modo.

C’è una straordinaria nuova evoluzione dentro al contesto iranianio, dentro a una democrazia molto persiana nei suoi ordinamenti. Un’evoluzione straordinaria, forse un germe di evoluzione di una certa interpretazione del mondo islamico che vuole portare anche quella parte di nazione dentro ad un contesto più ampio che ha riguardato molti altri paesi islamici dove taluni, una buona parte, dei diritti umani e delle libertà non solo sono rispettati ma anche valorizzati. Eppure lì, la brutalità e la violenza nei confronti delle minoranze, le violazioni e le discriminazioni sono all’ordine del giorno. Sono violazioni e discriminazioni nei confronti di altre religioni, violazioni e discriminazioni nei confronti di donne e di bambini, di attitudini e desideri sessuali. Questo ogni tanto colpisce le nostre menti e l’ immaginario del mondo occidentale ma dopo un giorno di preoccupazione ce ne dimentichiamo. Ce ne siamo dimenticati in questi anni.

Cari colleghi, l’opinione pubblica occidentale, e me ne vergogno, talvolta davanti alle affermazioni di Ahmadinejad negli ultimi mesi ha applaudito. Non tutta ma nella nostra opinione pubblica c’è anche chi applaude, chi brucia le bandiere di Israele dopo i discorsi di Ahmadinejad, e allora anche per questo dobbiamo sentirci più responsabili in questa fase cruciale dell’evoluzione del contesto mediorientale e della situazione iraniana in particolare. Molti dei nostri paesi, l’ho già detto prima, continuano nell’indifferenza più assoluta, a scambi economici e a commerciare in favore del regime che era eletto e che è stato confermato con tutti gli imbrogli di cui stiamo parlando.

Ora, in conclusione voglio appellarmi a voi per un incarico, un impegno che io sento su di me come un impegno verissimo: domani, lunedì, quando saremo nei nostri parlamenti, dopo aver approvato questa risoluzione, dobbiamo chiedere conto ai nostri governi. Noi abbiamo fatto il possibile come Consiglio d’Europa, i nostri governi devono fare il possibile come singoli governi e come Comitato dei ministri. Grazie.

NIRENSTEIN (Doc.11968)

Chi da anni osserva la situazione iraniana, si è reso bene conto che correva un fiume carsico sotto il regime estremanete repressivo dei Mullah. In questo fiume carsico i giovani, i vecchi, gli uomini delle più diverse idee politiche e delle differenti classi sociali covavano un desiderio di rivolta che aveva un solo nome: libertà.

La folla che in questi giorni ha invaso la piazza, ha scelto l’opportunità tragica delle elezioni violate, della violazione dell’elemento principe della democrazia, quello in cui se ne rivela il volto per esprimere qualcosa che era là da anni e che è vissuto nella più tragica solitudine. Nella più tragica solitudine perchè non ha mai potuto trovare, come non trova oggi, espressione personale e politica. Mussavi è un accidente della storia, sua moglie no, probabilmente quello che distingue Mousavi dai precedenti moderati, è la presenza di una moglie. Una moglie che mostra il suo volto femminile che si è avventurato sulla scena politica iraniana.

Sono sicura che questo elemento ha avuto un valore libertario scatenate quale non avevano mai avuto i moderati precedenti, che poi sono stati moderati per modo di dire. Mussavi è figlio della rivoluzione islamista del 1979 e colui che nel 1987 ha rilanciato il programma nucleare, oltre ad avere una serie di altre caratteristiche.

Dunque questa è una folla solitaria proprio perché nel corso di questi anni, essendogli mancato l’aiuto e il sostegno dell’occidente per la nostra paura e la nostra reticenza, non è stato in gradi di esprimere una sua leadership . Noi ci dobbiamo adesso far carico di questo specifico problema: una grande folla senza una leadership. E quindi in maniera diversa e profonda che ha bisogno del sostegno dell’occidente perché non ha da proporre un volto. Il loro volto siamo noi con le nostre libertà, noi che non siamo obbligati a vestirci come ci comandano, noi che non abbiamo avuto trecento morti impiccati per i loro orientamenti politici o sessuali, che possiamo bere e mangiare quello che ci pare e avere libertà di riunione.

La nostra libertà è anche la nostra responsabilità nei confronti dell’Iran e del mondo arabo moderato che in questi giorni, per chi legge la stampa araba, si dimostra particolarmente ansioso e agitato perché la Persia di Ahmadinejad è quella che con un disegno egemonico che persegue sin dal 2005 ha cercato ultimamente, non soltanto minacciando Israele di distruzione, di distruggere il regime sunnita moderato egiziano con una presenza di Azbollah ai suoi ordini tramite l’uso di Hamas. Cerca di avere un ruolo totalmente eversivo anche nei confronti dei paesi arabi moderati, soprattutto con la minaccia della bomba atomica che si prospetta all’orizzonte.

Sono contenta che noi votiamo questa risoluzione che è molto interessante e ben fatta. Ma sull’esempio di chi mi ha preceduto l’onorevole Huss, che ha parlato poco fa, vorrei notare che l’ultimo punto, il punto 11 in cui si parla della prontezza a lanciare“ an enhanced dialogue with Iranian authorities have opened up a new window of opportunity“ a me non sembra il momento questo di riferirsi a un enhanced dialogue with any iranian authorities, we dont have iranian authorities in these very moment! Non ci sono autorità a cui ci si possa riferire e aprire al dialogo. Sospenderei questo ultimo punto della nostra presa diposizione perché secondo me la indebolisce pesantemente dando di nuovo legitimità, senza volerlo, alle autorità iraniane che oggi sostengono quelle false elezioni che tutto il mondo contesta. In oltre, quello che non è stato fatto nel corso di questi anni è questo punto:ripetere la parola libertà. Libertà è quello di cui ha bisogno e che interessa al popolo iraniano, tutto il resto è di poca importanza. Grazie.

SANTINI, Domanda al Primo Ministro della Slovenia Signor Borut Pahor.

A nome del gruppo del partito Popolare europeo e Democratico europeo, Le auguro tanti auguri per la festa nazionale alla quale idealmente partecipiamo tutti. Ma auguri anche per l’immagine che ci ha dato della Slovenia, un tempo piccola ed oggi diventata un punto di riferimento importante in Europa in quanto, come ha detto Lei, è diventata maggiorenne molto in fretta, è cresciuta in fretta. Ha anche registrato un record importante, in poco tempo è stata Presidente di turno dell’Unione europea in un semestre molto intenso e ora è Presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, quindi direi che è un paese maturo anche per assumere un ruolo di coordinamento e di regia nell’area di cui siete interssati. Ecco la domanda: a che punto è, che notizie ci dà, dell’accordo bilaterale con la Croazia sull’antica questione dei confini? A che punto è la dichiarazione congiunta? Soprattutto questo può inficiare in qualche modo l’aspirazione della Croazia di entrare nell’ Unione europea?