IT09CR28       AS (2009) CR 28

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2009

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(Quarta parte)

ATTI

della ventottesima seduta

Lunedì 28 Settembre 2009, ore 15.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

BADEA ( Doc. 12009)

Egregio Presidente, cari Colleghi, vorrei dire qualche parola in merito alle elezioni anticipate che si sono svolte nella Repubblica Moldava. Per quanto riguarda la relazione che è stata fatta dai nostri colleghi, posso dire che la relazione ha compreso la maggior parte delle cose che noi abbiamo osservato in quel paese. Inoltre, si è osservato che, dato il fatto che durante il periodo della campagna elettorale la maggior parte dei rappresentanti dei partiti politici di opposizione non sono stati ben rappresentati a livello dei mass media, giornali e televisione, una grande parte di coloro che andavano a votare non sapeva esattamente quello che dovevano fare, quello che devono rappresentare e via dicendo.

D’altro canto, questa osservazione mi ha dato lo spunto per affermare che la nostra presenza come istituzione europea, come l’APCE in Repubblica Moldava dev’essere più intensa, dev’essere più particolareggiata su certi aspetti per poter veramente aiutare la nuova democrazia in Moldavia a raggiungere la sua meta.

Per questo posso dire che saranno senz’altro necessari tre tipi di supporto. Occorrerà un supporto politico per il nuovo contesto politico. Avranno bisogno di un supporto economico e anche di un supporto tecnico. Questo in prima linea.

Poi, cambiando soggetto, relativamente al cambiamento sull’ordine del giorno della discussione della relazione sul funzionamento dell’istituzione democratica in Moldavia: la mia opinione è che se discutiamo qui su un paese senza che ci sia qualcuno di questo paese che possa partecipare alla nostra discussione, significa che la nostra discussione non ha senso. Per questo ritorno anch’io a ribadire l’osservazione che le cose di solito devono essere decise in base oggettiva a quello che dobbiamo risolvere.

Ringrazio per l’attenzione.

SANTINI ( Doc. 11924)

Dagli interventi che mi hanno preceduto Internet appare sempre di più come una grande finestra aperta sul mondo e aperta in tutto il mondo. Tutti possono accedervi, indipendentemente dall’età, dalla razza, dal livello culturale, dalla collocazione geografica. Sotto questo profilo, Internet è sicuramente lo strumento più democratico del mondo perché non rifiuta nessuno, tutti possono accedervi. Ma per la stessa ragione è anche lo strumento più pericoloso del mondo, perché non è in grado, da solo, di discriminare fra contenuti positivi e pericolosi, fra utenti maturi e minori.

Il problema non è nuovo nel settore dell’informazione in Europa. L’Unione Europea, qualche anno fa fu la prima istituzione sovranazionale ad avvertire l’urgenza d’intervenire per mettere ordine nel pianeta dell’informazione in quel caso, radio-televisiva, con la prima direttiva denominata “Televisione senza frontiere”. Si incominciò a stabilire che nella scelta dei programmi occorreva tenere conto della presenza di minori ma anche di persone particolarmente sensibili davanti ai teleschermi e per la prima volta si parlò di fasce orarie protette, di programmi criptati, di argini a programmi scabrosi e divieti assoluti per quelli definibili pornografici. Ma si parlò anche per la prima volta di strumentazioni tecnologiche utili ad ostacolare l’uso incidentale di minori non controllati.

Quel tipo di difese oggi appaiono decisamente fragili, quasi patetiche se confrontate con l’evoluzione avuta dai mass media elettronici. Ma costituiscono la pietra angolare di un principio fondamentale. Questi strumenti non possono essere lasciati, nella loro gestione, direttamente ai fornitori di tecnologie e di programmi né, per quanto riguarda la fruizione, soltanto ai singoli utilizzatori e percettori. Le comunità nazionali e quelle internazionali hanno il dovere di intervenire per bonificare la giungla dei fornitori di programmi, limitare gli accessi ai minori, educare al controllo i genitori e gli insegnanti.

Se questi obiettivi apparivano difficili da raggiungere per la televisione, sembrano decisamente utopistici se riferiti alle tecnologie di Internet ed allo sviluppo abnorme che essi hanno avuto in questi ultimi anni. Qualsiasi programma di controllo viene superato ormai prima ancora che nasca quasi, dall’evoluzione rapidissima di nuove strumentazioni tecnologiche realizzate dalla criminalità elettronica che sembra sempre in vantaggio con la sua ricerca rispetto ai fornitori di programmi e di strumentazioni positive. E’ un po’ questa anche una metafora della vita: il male è sempre più rapido a diffondersi rispetto al bene. Ma fortunatamente, il bene spesso vince la gara decisiva, quella finale.

Non si tratta solo di una gara tecnologica ma sociale. Ci vanno di mezzo la crescita, la maturazione psicologica e culturale delle nuove generazioni che dimostrano di optare sempre di più per questa forma di comunicazione Internet e telefonia mobile collegata, molto più difficili da regolamentare rispetto alla radio e alla televisione. Perché ciò avvenga nel mondo di Internet, occorre dare corpo ad alcune proposte contenute nel documento che stiamo discutendo. Il relatore Josef Kozma ha giustamente enfatizzato l’obiettivo educativo e formativo dei minori come un impegno politico. Le misure debbono assumere valore giuridico per essere credibili e debbono essere condivise da tutti, anche da quei paesi, davvero troppi, troppi ancora, che non hanno sottoscritto la convenzione del Consiglio d’Europa contro la cibercriminalità.

Ecco allora che a nome del gruppo del PPE mi sento di formulare alcune proposte per tentare di superare questo momento di difficoltà. Primo: chi mette in rete contenuti illegali va ritenuto responsabile e perseguibile sul piano giuridico. Basta insomma con i sermoni morali. Secondo: le sanzioni vanno inasprite se i contenuti sono facilmente accessibili, automaticamente accessibili da parte dei minori. Occorre adottare come Consiglio d’Europa i principi contenuti nel programma dell’Unione Europea “Internet Sicuro 2009-2013” che è stato varato recentemente. Occorre ancora responsabilizzare maggiormente i produttori di telefonia mobile, veicolo privilegiato da parte dei giovani per accedere a Internet. E ancora occorre sostenere e incoraggiare le associazioni sociali e culturali di consulenza per l’assistenza in linea contro le reti “hard”, incentivare la ricerca tecnologica per apparecchiature di controllo e di bloccaggio sempre più efficienti ed infine, incentivare i programmi formativi per i minori, vietare i giochi d’azzardo in linea e i giochi che contengono violenza, anche se apparentemente divertenti.

Infine, ultimo punto, occorre promuovere codici di condotta etica che mettano in relazione i genitori, gli insegnanti e i produttori di programmi, di strumentazioni tecnologiche contro la pornografia, la pedofilia in linea e la pubblicità ingannevole. Come sempre, tutti insieme si vince.