IT10CR08      

AS (2010) CR 08
Versione provvisoria

 

SESSIONE ORDINARIA 2010

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(Prima parte)

ATTI

della ottava seduta

Giovedì 28 gennaio 2010, ore 15.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

 

FARINA ( Doc. 12113)

Signor Presidente, colleghi parlamentari, l’Albania intera oggi ha gli occhi puntati su questa nostra Assemblea. Questo fatto mi pare bellissimo. I popoli vecchi trascurano talvolta le istituzioni che hanno garantito stabilità, democrazia e hanno spinto e spingono verso una migliore attuazione dei diritti umani. Un popolo antico ma insieme giovane e fresco come quello albanese invece ci guarda e ci impone di ricordarci chi siamo. Questa fiducia che un popolo come quello albanese e i suoi leader mostrano verso questa istituzione, ci obbliga a una grande responsabilità e dice l’importanza del Consiglio d’Europa come casa della democrazia e promotrice perciò di una vera pace, di una convivenza serena tra i popoli e nel seno dei popoli.

Ringrazio i relatori a nome del gruppo del Partito Popolare Europeo per l’eccezionale lavoro svolto e per la qualità delle proposte che appartengono alla nostra migliore tradizione. L’idea più importante che è contenuta nella risoluzione e nel progetto di raccomandazione sta nel fatto che il Consiglio d’Europa, nel suo organo parlamentare, propone se stesso come protagonista di un processo che ha per obiettivo primo e immediato il ritorno dell’Albania a una normalità di rapporti istituzionali e di dialettica politica. La pace però, non per rimanere come si è ma con uno scopo, in vista cioè di un avvicinamento dell’Albania a standard che consentano a questo paese come esso desidera, di poter aderire pienamente all’Unione Europea.

La relazione è saggia ed equilibrata. C’è però un rischio: che si mettano sullo stesso piano le responsabilità della situazione. Questo è utile e perfettamente comprensibile perché si deve essere diplomatici e neutrali per radunare due parti ad un tavolo ma non è obiettivo se si pesano i fatti e le responsabilità. La situazione attuale vede di fatto un partito: il partito socialista di Edi Rama che vuole ottenere ciò che il popolo ha negato con le elezioni, attraverso il ricatto del boicottaggio. Le organizzazioni internazionali all’unanimità, hanno riconosciuto insieme con diverse imperfezioni, la legalità del risultato elettorale segnalando notevoli progressi sia nella legislazione sia nei comportamenti al momento del voto e dello scrutinio. Io stesso sono stato testimone come membro della commissione ad hoc per il monitoraggio delle elezioni di questa nuova prova sia del popolo sia delle autorità albanesi.

E’ incomprensibile a questo punto perché Edi Rama non prenda atto del voto nonostante il suo partito riconosca, come è scritto nel rapporto dei nostri autorevoli relatori, la legalità dei risultati elettorali. Tutto questo nel rapporto è ben marcato. Ed è forte l’appello alla rinuncia del boicottaggio. Così come io credo che sia giusto l’invito al governo di Sali Berìsha perché accetti un’inchiesta sulle ultime elezioni. Mi risulta peraltro che questa disponibilità ci sia già.

La delegazione albanese del Partito Popolare Europeo sottoporrà all’Assemblea degli emendamenti sottoscritti tra l’altro dal presidente del nostro gruppo, signor Volonté, credo sia importante vengano accettati. A che cosa tendono? A espungere, a togliere dal testo la parola crisi. La parola crisi, per noi, ha un’accezione, per me che parlo, quasi neutra, è una vita che si dice: l’Europa è in crisi, l’economia è in crisi, il calcio e il cinema sono in crisi.

In Albania, riferendolo alla vita politica, questa parola ha un significato alquanto più drammatico: implica una frattura nel popolo, il sentimento, viste anche le passate esperienze, della vigilia di una tragedia. Non è così. Le difficoltà sono oggi confinate in Albania nel palazzo della politica. Io sono stato in Albania capo di una delegazione del parlamento italiano a Tirana un mese dopo la visita dei colleghi Laakso e Wilshire, in dicembre. Edi Rama, si vedeva allora, non è riuscito a trascinare in piazza la sua protesta. Si deve evitare di legittimare il boicottaggio enfatizzando la gravità della situazione. Il cammino è meno complicato del previsto. La nostra Assemblea può aiutare l’Albania a raggiungere la meta. Grazie.