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AS (2010) CR 24
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2010

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(Terza parte)

ATTI

della ventiquattresima seduta

Mercoledì 23 giugno 2010, ore 15.00

DISCORSI IN ITALIANO NON PRONUNCIATI

 

Gennaro MALGIERI

(Doc. 12279)

La crisi della democrazia, analizzata nella relazione al nostro esame, è in realtà crisi della politica poiché interessa tutti i campi dell’agire pubblico della persona che non trova più punti di riferimento, né una sua effettiva partecipazione nelle scelte che la riguardano.

La catastrofe economico- finanziaria che ha sconvolto il Pianeta e da ultimo si è abbattuta sull’Europa provocando squilibri che si tradurranno tra breve in veri e propri conflitti sociali, è l’inquietante approdo della sottomissione della politica, e dunque della democrazia, alla finanziarizzazione dell’economia. Non sono più i processi democratici a controllare le vicende economiche che un capitalismo senza regole e perlopiù estraneo alle dinamiche sociali nelle quali si dibattono i più deboli, ma al contrario possiamo dire che è l’economia che ha “comprato” le democrazie al punto che i Parlamenti ed i Governi sono diventati, nella maggior parte dei casi luoghi di ratifica di decisioni prese altrove.

E’ in discussione la sovranità dei popoli, non solo quale fondamento della democrazia stessa, ma della centralità della persona negata in radice dalla sola vera e vincente forma di democrazia del nostro tempo: il consumismo. L’essenza umana si fonda sulla produzione di nuovi bisogni ed il fatto che tutti siamo in qualche modo indotti a fruirne ci rende uguali. E’ questa la democrazia alla quale si guarda da parte di coloro che orientano gusti e tendenze.

La relazione, molto opportunamente, richiama numerosi meccanismi di interazione tra i cittadini ed il potere, ma alcuni li vedo francamente irrealizzabili, mentre gli altri non sono che sovrapposizioni a strumenti già esistenti, mentre altri ancora, come la creazione di una figura assai originale, quale il delegato alla Democrazia, con il compito di dirigere e di animare il forum della democrazia di Strasburgo, mi sembra incongrua rispetto alla crisi che dovremmo fronteggiare e mi domando in che modo possa esplicare il suo ruolo efficacemente.

C’è un dato su cui dovrebbe soffermarsi la nostra attenzione, invece: la diffusione delle forme di democrazia diretta e di partecipazione attiva. E’ su questo che governi, parlamenti, intellettuali dovrebbero concentrare la

loro attenzione e definire questa forma di democrazia globale nelle diverse costituzioni.

Mi fermo qui. Non senza aver rilevato, con rammarico, che ancora una volta in un documento del Consiglio d’Europa si fa riferimento all’Italia, in maniera faziosa e non documentata, al fine di dimostrare che nel mio Paese la democrazia correrebbe seri pericoli. Non è così. Lo sapete tutti. Lo sa soprattutto l’estensore di questa relazione per il quale l’Italia contemporanea è una vera e propria ossessione.

Giuseppe GALATI

(Doc. 12282)

Onorevoli Colleghi. La globalizzazione è u ciclone colmo di opportunità, eppure, carico di rischi. E’ questa una massima aurea con la quale bisogna fare i conti se si vuole cercare di comprendere ciò che è successo nel mondo da tre anni a questa parte.

Sovente si è instillata l’idea che la globalizzazione delle idee, dei valori, dell’informazione e dell’economia spendibile in ogni luogo del pianeta con un semplice click sul computer, fosse la più ingegnosa invenzione del nuovo millennio. La realtà, come dimostrano gli eventi recenti, palesa il contrario.

L’idea invalsa in questi decenni per cui l’economia potesse crescere in maniera esponenziale, era frutto di una visione miope, fatta da speculatori senza visione di breve periodo e di scarso orizzonte. La finanza selvaggia e senza regole è stata la madre della crisi che si è aggravata. Ora le istituzioni internazionali e i governi stanno per calmierare il debito attraverso manovre economiche di ampio respiro che produrranno dei sacrifici enormi a conclusione di un ciclo finanziario negativo.

L’Unione europea ha voluto una “Grande Muraglia” per metterla al riparo dai pericoli di “contagio” e dagli attacchi speculativi. Con una serie di misure decise in un vertice straordinario, l’Unione europea impegnandosi a mobilitare 500 miliardi di euro su questo fronte, a cui si aggiunge un contributo supplementare del Fondo monetario internazionale stimato ad altri 250 miliardi, ha dimostrato il suo impegno di contrasto alla crisi.

L’attuale contingenza finanziaria, nonostante la bontà dei conti pubblici italiani, grazie ad un governo che non ha dissipato e ha tenuto i cordoni della spesa ben stretti, ha costretto l’Italia ad una manovra correttiva per l’ammontare complessivo di 37 miliardi di euro da ripartire in tre annualità, accolta con favore nelle sedi europee da Eurogruppo ed Ecofin. E non siamo stati i soli: tutti i Paesi europei a partire da Francia e Germania hanno fatto manovre ben più robuste e colme di sacrifici.

L’Italia rispetto a questi paesi ha qualche aspetto positivo in più, mi riferisco ad un debito per famiglia quasi assente, e ciò dimostra come il risparmio dei nostri cittadini abbia fatto da ammortizzatore sociale alla crisi. E’ fondamentale anche notare come i recenti dati sulla crescita in Europa ci attestano al primo posto nel Pil prodotto in questi primi quattro mesi dell’anno. Ora bisogna mirare alla crescita, è questa l’unica soluzione per provare a dare scacco alla crisi.

Non saranno sangue, sudore e lacrime, come promesso agli inglesi da Winston Churchill, ma queste “manovre europee congiunte” restano pur sempre l’evento centrale dell’attuale attività politica europea e nazionale ed anche una opportunità che dovremmo cercare di non perdere. Dopo questa crisi ci sarà un altro capitalismo, più etico e più equo.

Non si può, dunque, in questa sede che accettare con favore il progetto di risoluzione e soprattutto le raccomandazioni per superare questo grave momento di crisi per i nostri sistemi economici. Il disfacimento delle nostre politiche economiche può e deve definire un cambiamento in seno alla questione decisionale nell’Europa. L’Europa e la sua economia unitaria, rappresentata dalla moneta unica, è stato il passo più importante per la storia dell’Unione Europea, “una geniale creazione della politica mondiale”, così come definita dal Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. La crisi ha aperto delle ferite che solo l’intervento dell’Europa unita potrà rimarginare. L’Europa deve saper procedere verso un risanamento costante della propria economia e prima di ogni cosa deve cercare di rinvigorire la propria coscienza politica dando dimostrazione di avere fiducia in sé e sull’unità di intenti dei Governi e degli Stati.

Bisogna procedere verso un destino comune. La situazione di pericolo ha prodotto per la prima volta in assoluto un cambiamento nell’agenda delle politiche economiche degli stati, “costretti” a ragionare all’unisono per l’elaborazione delle finanziarie nazionali. Questa novità possa rappresentare invece una consuetudine affinché le procedure legate alle scelte economiche vengano scandite nello stesso tempo dell’anno, con le stesse modalità e con unità d’intenti.

Siamo cittadini delle nostre nazioni ma con lo stesso attaccamento dobbiamo riconoscere la madre Europa come la nostra vera patria e con essa costruire la società ideale per il futuro dei nostri figli.

Lo impone la realtà, lo esige la buona politica.