IT11CR04

AS (2011) CR 04

 

Versione DVD

SESSIONE ORDINARIA 2011

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(Prima parte)

ATTI

della quarta seduta

Martedì 25 gennaio 2011, ore 15.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

CHITI (Doc. 12443)

Signor Presidente, la discussione che facciamo oggi non è quella di un principio generale del quale almeno noi, qui, condividiamo l’importanza cioè la libertà dell’informazione. Noi discutiamo dei modi concreti con i quali può vivere realmente, non a parole, e quali siano le contraddizioni che ancora la limitano.

In questo caso la libertà di ricevere e comunicare informazioni senza privilegiarne le fonti. E’ evidente che se i giornalisti dovessero rivelare le proprie fonti, in futuro verrebbe ridotta, se non annullata, non la loro professione ma la ricchezza e la libertà dell’informazione nel suo insieme dalla carta stampata, alla tv, a internet.

La Convenzione Europea afferma che il diritto all’informazione prevale su qualsiasi interesse politico o economico, che gli Stati devono difendere questa libertà. La Corte di Strasburgo ha stabilito che la protezione delle fonti è una delle condizioni fondamentali per la libertà di stampa e che l’ordine a un giornalista di rivelare le proprie fonti deve avere una ragione eccezionale di interesse pubblico.

Eppure questo spazio concreto di libertà resta fragile, lo vediamo anche oggi. Non soltanto quasi ovunque ci sono tentazioni di rimetterlo in questione. In alcuni casi gli attacchi alla libertà d’informazione e i tentativi di controllo assumono una forma legislativa, di recente in Ungheria, come è già stato ricordato. Ci sono giornalisti che si trovano in prigione. Io sono rimasto impressionato dai dati che ci ha dato il presidente della Federazione internazionale dei giornalisti: novantaquattro morti l’anno scorso tra i giornalisti, sei in Stati membri del Consiglio d’Europa, di Stati che aderiscono al nosto Consiglio.

Allora in questo quadro esprimo anch’io un apprezzamento per il fatto che i giornalisti nel loro codice di regolamentazione abbiano affermato il diritto alla riservatezza delle fonti. Dobbiamo però dire che cosa facciamo noi. Io condivido sulla base di queste considerazioni il progetto di raccomandazione, in particolare l’invito al Comitato dei ministri di verificare la coerenza delle legislazioni degli Stati membri con questi principi cardine e sollecitando, dove sia necessario, e i dati ci dicono che in alcuni paesi è necessario, una loro modifica e adeguamento.

L’altro aspetto è la necessità di un dialogo con le autorità giudiziarie per consolidare uno spazio giuridico europeo che riconosca nella riservatezza delle fonti giornalistiche uno dei capisaldi della libertà di stampa e del diritto dei cittadini all’informazione. E’ importante che l’autorità giudiziaria stessa assuma tra i propri riferimenti guida, ovunque, anche quello di garantire la libertà di stampa e d’opinione. Non si tratta di rivendicazioni settoriali, né di rivendicazioni di privilegi di una categoria ma di diritti fondamentali del cittadino senza i quali si impoverisce la democrazia. Grazie.

STOLFI (Doc. 12443)

Signor Presidente, anch’io vorrei innanzitutto congratularmi con l’onorevole Johansson per la relazione e per il documento che ci propone e per il lavoro che è stato svolto.

Direi che è un argomento, questo, che potrebbe sembrare non di particolare attualità. Ma invece, guardando i dati che poi sono contenuti e sono elencati, ci sono ventuno casi, e la sensazione oltre all’elencazione, che questo fenomeno sia un fenomeno addirittura in aumento rispetto al passato, credo che dimostri la validità di intervenire da parte dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa per suggerire agli Stati membri e non solo, delle soluzioni che possono andare ad invertire questo fenomeno di attentare alla libertà di stampa.

Anche il riferimento del presidente dei giornalisti europei è stato per certi versi allarmante. E mentre abbiamo sentito anche da interventi precedenti che ci sono paesi del Consiglio d’Europa che hanno delle legislazioni molto avanzate per la protezione delle fonti di informazioni dei giornalisti o comunque a corredo dell’attività dei giornalisti, credo che sia molto giusto e opportuno che da parte di questa Assemblea e dal Consiglio d’Europa parta questa raccomandazione che stiamo discutendo.

Raccomandazione che possa invitare in maniera pressante tutti gli Stati membri che forse hanno regolamentato in tempi molto lontani questo tema o che si trovano ad affrontarlo oggi, ad avere un punto di riferimento preciso per evitare che ci siano casi come quello già citato dell’Ungheria, e che possano prendere delle strade non conformi a quella che è la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e a quelle che sono le sentenze della Corte europea.

Quindi, da parte nostra, di San Marino e mia personale, c’è la piena adesione a questa raccomandazione e l’invito a fare in modo che sia divulgata in modo pressante a tutti gli Stati membri perché la questione della libertà di stampa è una questione soprattutto di democrazia. Grazie.

VOLONTE (Doc. 12458)

Presidente, io voglio ringraziare il relatore Mignon per questo rapporto completo e coraggioso. Completo e coraggioso perché segue ad altri rapporti seguiti sempre dal collega Mignon che vanno nella stessa direzione: riformare il Consiglio d’Europa, verificare se queste riforme hanno dato i risultati desiderati per aumentare, l’ha detto lui stasera ancora una volta, il ruolo politico del Consiglio d’Europa e anche aumentare la collaborazione con tutte le strutture interne al Consiglio d’Europa.

Aumentare il ruolo del Consiglio d’Europa perché il Consiglio d’Europa è il luogo privilegiato di dialogo, di cooperazione, di diplomazia preventiva, di capacità di evitare destabilizzazioni, di capacità di stabilire degli standard di democrazia per tutti, di mantenere una coerente coesione sociale. Di questo stiamo parlando ed è per questo che giustamente il collega Mignon, a nome di tutti ha scritto questo rapporto sottolineando il nostro sostegno alle riforme previste dal Segretario Generale.

Riforme coraggiose, e quindi se ne indicano alcune che non possono passare sotto silenzio: una maggiore sinergia tra le diverse organizzazioni che si occupano degli stessi temi, monitorare l’applicazione delle convenzioni, lavorare meglio davanti alla congestione della Corte europea, e affontare il tema, suggerire di affrontare il tema di una riduzione non solo delle spese ma anche della propria funzione del Congresso locale e delle autonomie regionali.

Ovviamente c’era da aspettarsi che ci sarebbero state grandi polemiche soprattutto su quest’ultimo tema, ma se vogliamo essere coraggiosi, dobbiamo dirci esattamente come stanno le cose. E qua, Mignon, su questo punto come sugli altri, dice con coraggio e mette il dito nella piaga su alcune cose che vanno riformate per il bene di tutti, non per il bene di qualcuno. Per il bene dell’organizzazione del Consiglio d’Europa, per dare maggiore credibilità ai nostri lavori, per aumentare ancora di più la nostra effiacia.

Perciò con coraggio dice ancora una volta come lo scorso anno, che è indispensabile avere riunioni con i ministri specializzati in alcune materie che possono interessarci. Con coraggio ci dice che il Consiglio d’Europa deve lavorare di più per permettere a tutti i livelli la collaborazione tra cittadini e società civile. Con coraggio ci indica la strada per cogliere l’opportunità che il trattato di Lisbona mette nei confronti dell’Unione europea e anche del nostro consiglio d’Europa. Un rapporto coraggioso, che va approvato, secondo me, così com’è. Grazie.

STOLFI (Doc. 12458)

Presidente, intervengo anch’io brevemente per sottolineare come la necessità di una riforma del Consiglio d’Europa sia evidente. Anche perché abbiamo qualche rischio oggettivo davanti a noi: un problema di visibilità, un problema di concorrenza da parte dell’Unione europea, e un’attenzione e considerazione che sembra vada diminuendo da parte dei governi, soprattutto da parte di quei governi i cui Stati sono anche membri dell’Unione europea.

In effetti nel Consiglio d’Europa sono presenti ventisette paesi che sono membri dell’Unione europea e altri venti che non sono nell’Unione europea e che hanno rispetto all’Unione europea delle posizioni differenti perché c’è chi probabilmente non diventerà mai membro dell’Unione europea, mentre ci sono altri Stati che sono in procedura di avvicinamento, o Stati come San Marino che il 27 marzo prossimo terrà un referendum d’indirizzo nel corso del quale i cittadini dovranno rispondere alla domanda se San Marino deve o meno fare una richiesta di adesione all’Unione europea.

Però, indipendentemente dalla presenza o meno nell’Unione europea, io credo che vada esaltata la funzione del Consiglio d’Europa che ha una funzione insostituibile. Anche se vediamo alcuni tentativi dell’Unione europea di invadere i campi di competenza del Consiglio d’Europa, è qui che dobbiamo vigilare perché in questo settore credo che il Consiglio d’Europa sia insostituibile perché ha dimostrato competenza, ha dimostrato risultati, gode di una forte credibilità non solo rispetto ai governi ma anche addirittura rispetto ai cittadini, che è molto più importante perché oggi la Corte europea dei diritti dell’uomo è un organismo che viene interpellato frequentemente ed è un diritto e una possibilità a disposizone di tutti i cittadini dei quarantasette membri del Consiglio d’Europa.

Quindi è questa la chiave per far capire ai governi che non devono lesinare troppo sul bilancio, devono far lavorare il Consiglio d’Europa, devono dargli spazio e il Consiglio d’Europa deve andare avanti cercando di affermare quello di cui è capace e in cui ha dimostrato di saper lavorare. Grazie.