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AS (2011) CR 11
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2011

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(Seconda parte)

ATTI

della undicesima seduta

Lunedì 11 aprile 2011, ore 15.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

GIARETTA ( Doc. 12556)

Signor Presidente, non c’è dubbio che l’utilizzo da parte degli stati di un eccesso di indebitamento può compromettere il rispetto di diritti umani fondamentali. E’ il segno di una grave diseguaglianza intergenerazionale: la generazione presente si appropria di risorse delle generazioni future. Diverse sono le ragioni di una crisi finanziaria degli stati, come è stato messo in luce dal nostro relatore con un rapporto eccellente che il gruppo dell’ALDE condivide.

In alcuni casi vi è stata una assoluta mancanza di trasparenza. In modo prevalente però il sovraindebitamento è dovuto a storture nella distribuzione della ricchezza. In sostanza: paesi più poveri ma a basso consumo ed elevato risparmio hanno finanziato il sovraconsumo dei paesi ricchi, politiche inique di distrubuzione della ricchezza hanno offerto alle classi più povere accesso all’indebitamento piuttosto che accesso ad una più equa ridistribuzione dei redditi prodotti. A carico delle finanze pubbliche sono rimasti ingentissimi oneri di risanamento finanziario dei settori bancari. Come ha osservato Ulrik Beck rischiamo di creare un sistema che dà origine al ritorno di un socialismo di stato per i più ricchi ed ad uno sfrenato libersimo per i più poveri: ai più poveri il rischio ed ai più ricchi la certezza che non saranno loro a pagare i propri errori.

Come rimediare?Lavorando lungo tre direttrici. Una nuova architettura del sistema finanziario internazionale, con regole più incisive e più rispettate a tutela del risparmio e della gestione della finanza pubblica e della sostenibilità dei debiti sovrani. Gli accordi assunti dai paesi dell’area euro indicano una prima strada. Una azione attenta e generalizzata per una riqualificazione della spesa pubblica, sia in direzione di una sua maggiore efficienza sia con una maggiore valutazione delle necessarie priorità: evitare che tutto il costo dei tagli della spesa gravi sui nuovi bisogni sociali non tutelati. Infine indirizzare il risparmio privato, che è presente con dimensioni cospicue non in direzione di impieghi speculativi di breve periodo ma in direzione del finanziamento di buoni investimenti per incrementare una crescita sostenibile e l’accesso ai beni comuni fondamentali.

Si possono scoraggiare le destinazioni speculative di breve periodo attraverso l’introduzione di una tassa sulle speculazioni finanziarie e l’utilizzo scorretto delle risorse ambientali. Si può incoraggiare la destinazione del risparmio ad investimenti produttivi attraverso l’emissione di bond garantiti da autorità sovranazionali, a livello dell’Unione Europea o della Banca Mondiale e del Fondo Monetario internazional. Si può operare positivamente. Naturalmente bisogna avere il coraggio di una azione lungimirante.

VOLONTE (Doc. 12556)

Presidente, onorevoli Colleghi, noi sosteniamo fortemente questo rapporto del collega Pieter Omtzigt. Non è la prima volta che parliamo di questi temi in quest’Assemblea parlamentare. Per anni abbiamo affrontato il tema delle speculazioni, della scarsa regolamentazione dei mercati finanziari, della scarsa trasparenza, della poca responsabilità. Siamo entrati a fondo nel dibattito sulla moda che per alcuni anni era in voga nei nostri paesi, di pubblicizzare i debiti e privatizzare gli utili per gli operatori finanziari. Più volte abbiamo insistito anche con i rappresentanti delle organizzazioni internazionali, l’OSCE per esempio, su una più stretta, più stringente regolamentazione di questi mercati finanziari.

Ci sarebbe poco da aggiungere. Ma vorrei parlare di un paradosso, un paradosso che è avvenuto in Islanda. Nessuno di noi si poteva aspettare che davanti alla richiesta attraverso lo strumento del referendum di pagare il debito, i cittadini di un paese come dei nostri paesi, avessero detto: “Benissimo, siamo pronti a mettere la mano nel nostro portafoglio per pagare i debiti altrui”.

E’ l’uso di uno strumento legittimo, assolutamente democratico ma sproporzionato rispetto alla responsabilità che la politica si deve prendere. E’ un’altra, invece, l’iniziativa che io apprezzo molto, iniziativa di serietà e di lungimiranza, quella fatta dal governo tedesco qualche mese fa, d’introdurre un limite massimo al debito pubblico, il parametro al debito PIL all’interno anche della propria normativa costituzionale.

Perché? Perché ce lo spiega molto bene la relazione di Pieter Omtzigt: perché l’indebitamento eccessivo degli Stati, oltre ad avere dei riflessi sull’opinione pubblica e oltre ad avere dei riflessi molto concreti sulla vita concreta dei nostri concittadini, di quelli che sono più ricchi e di quelli che sono più poveri, di quelli che hanno una famiglia e di quelli che sono singoli, di quelli che hanno un’impresa o di quelli che sono pensionati, di tutti i nostri cittadini, il debito pubblico è anche un investimento sproporzionato rispetto alle generazioni future.

Se io m’indebito oggi, indebito eccessivamente il mio stato oggi, metto sulle spalle dei nostri figli, dei miei figli, un peso, un carico di peso futuro che non è detto che loro potranno rispondere di quel debito al posto mio. Carico le giovani generazioni di un fardello assolutamente sproporzionato, di una mancanza di opportunità assolutamente sproporzionata rispetto a quelle che hanno le attuali generazioni e le generazioni che ci hanno preceduto.

Per questo noi sosteniamo, e tutto questo è presente anche nel rapporto Omtzigt, anche le raccomandazioni molto chiare che Omtzigt ha fatto in questo rapporto: trasparenza e responsabilità, evitare e contenere la riduzione degli standard di vita e dei diritti socioeconomici, mostrare realismo, realismo e non idealismo o ideologia nel rientro del debito pubblico ed infine, un richiamo come fa Omtzigt nella sua raccomandazione finale, a un’etica della responsabilità.