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AS (2011) CR 21
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2011

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(Terza parte)

ATTI

della ventunesima seduta

Martedì 21 guigno 2011, ore 10.00

 

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

VOLONTE (Doc. 12625)

Caro Presidente, cari Colleghi, mi sono attardato qualche minuto non tanto per mancanza di cortesia ma perché volevo far sì che almeno i nostri colleghi venissero in aula per questo importante atto, il primo atto del Consiglio d’Europa: la prima decisione del Consiglio d’Europa che dà attuazione alla riforma regolamentare per il Partenariato per la democrazia.

Ho assunto questo incarico con la collaborazione di tutta la commissione politica e voglio ringraziare tutte le forze politiche e l’intera commissione politica dell’Assemblea del Consiglio d’Europa. L’ho fatto con spirito di servizio e con la volontà di lavorare insieme agli altri colleghi in commissione e con le autorità marocchine nella direzione di trovare quale potesse essere la via migliore, al di là dell’aspetto formale, per far sì che questo istituto che vogliamo proporre anche nei confronti di altri paesi nei prossimi anni, grazie anche alla primavera di democrazia che si sta vivendo in molti paesi del Maghreb, ebbene che questo istituto del Partenariato per la democrazia non fosse inteso e non fosse vissuto dalla struttura del Consiglio d’Europa come un attestato di benemerenza.

Certo, grazie a questo primo passo nei confronti delle autorità marocchine, noi certamente attestiamo da un lato i progressi che in questi decenni sono stati fatti all’interno delle istituzioni del Marocco, e salutiamo con grandissimo spirito positivo la recente proposta di modifica di riforma costituzionale. Essa va nella direzione che esattamente avevamo auspicato nella nostra visita autorizzata della commissione politica qualche mese fa, e segue esattamente le buone intenzioni che erano presenti con grande chiarezza da parte dei due presidenti dei due rami del Parlamento nella loro lettera di richiesta di partenariato un anno fa. Va cioè nella direzione di un maggiore rafforzamento dei diritti umani. Va cioè nel sottolineare ancora di più la separazione dei poteri. Va nella direzione del rispetto dello stato di diritto.

Se leggete questo draft che è disponibile solo in francese, potete pensare come abbia fatto fatica per farlo tradurre, però è ben chiaro che questi tre aspetti fondamentali che stanno a cuore del lavoro del Consiglio d’Europa sono non solo presenti ma anche rafforzati fortemente da questa riforma costituzionale e dall’accoglienza che le formazioni politiche hanno avuto nei confronti di questo testo annunciato qualche giorno fa e che sarà sottoposto a referendum nelle prossime settimane. Quindi questo strumento del Partenariato per la democrazia non è e non è stato inteso, grazie anche al lavoro reciproco tra noi e le autorità del Marocco, come una medaglia da apporre sul proprio petto.

E’ invece un lavoro dinamico tra partner, tra un’antica istituzione da sempre faro dei diritti umani e della democrazia dello stato di diritto in tutto il mondo, e un paese che già ha fatto grandi passi e vuole continuarne a fare insieme al Consiglio d’Europa. Ed è questa la linea che ha caratterizzato il nostro lavoro, certamente, dicendoci con grande franchezza quali sono gli aspetti a volte importanti da migliorare in parte attraverso riforme costituzionali, in parte attraverso legislazioni ad hoc all’interno della democrazia e della legislazione del Marocco e, dall’altra parte, altrettanto francamente, dando un’amichevole disponibilità, un rapporto non tra maestri e allievi, ma tra amici nei prossimi anni affinché questo lavoro, questo rafforzamento attraverso la legislazione interna e attraverso l’adeguamento e la ratifica, anche se non necessaria talvolta però importante sul piano simbolico e sostanziale di alcune convenzioni.

Ecco, questo doppio lavoro è un lavoro che le autorità del Marocco hanno dimostrato con la loro disponibilità di voler fare e hanno assicurato di voler fare con noi, membri del Consiglio d’Europa attraverso questo strumento del Partenariato per la democrazia. Insieme possiamo camminare per rafforzare le strutture democratiche, insieme possiamo reciprocamente conoscerci e imparare reciprocamente a rafforzare ancora di più questa implementazione dei diritti umani, del rispetto della legge dello stato di diritto. Diritti umani, tutti i diritti umani, ovviamente, anche se molti sono già rispettati all’interno del Marocco.

Non voglio entrare ovviamente nei dettagli delle tante raccomandazioni che facciamo alle autorità del Marocco. Vi dico e spero che verrà confermato, anzi sono certo che verrà confermato, nei messaggi di indirizzo di saluto che ci verranno portati alla fine della nostra discussione dopo l’approvazione di questo primo atto del Partenariato per la democrazia dai due Presidenti del due rami del parlamento, che l’intenzione delle autorità del Marocco è quella di proseguire su questa strada che insieme abbiamo tracciato e insieme vogliamo percorrere efficacemente per dare più concretezza ai valori fondamentali del Consiglio d’Europa che sono gli stessi valori richiamati più volte e vissuti in molti anni dalle autorità del Marocco e richiamati fortemente nella nuova carta costituzionale.

Ovviamente, l’Assemblea parlamentare cercherà di accompagnare anche nei prossimi anni questo processo attraverso la proposta d’implementazione e di suggerimento di molte delle nostre risoluzioni. Penso a una sola, quella sul reale e ancora più rafforzato rispetto delle minoranze religiose ma nello stesso tempo le buone pratiche all’interno dei partiti, e tante altre risoluzioni che noi approviamo nell’Assemblea parlamentare e che possono essere oggetto di riflessione per le autorità parlamentari di quel paese. Ci siamo detti anche concordi nel collaborare in vista delle prossime elezioni politiche che si terranno presumibilmente, com’è logico che sia, dopo l’approvazione della nuova carta costituzionale.

Quindi grazie e in conclusione di questa mia introduzione, voglio ricordare con grande onore e con grande emozione tutti coloro che in parte fanno ancora parte dell’Assemblea parlamentare e degli altri che ci hanno lasciato per proseguire le loro carriere politiche e professionali in altri organismi, a partire da Luc van den Brande, il mio predecessore alla carica del Gruppo PPE che insieme a molti amici anche di altre forze politiche pensarono e costruirono questa modalità di collaborazione permanente del Partenariato per la democrazia.

Non parlo solo delle buone intenzioni dei nostri fondatori che abbiamo ricordato nel sessantesimo, lo scorso anno, della Carta della Convenzione dei diritti umani. Parlo anche di tanti esempi che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare per l’intelligenza, lo stile e l’amicizia reciproca, il desiderio comune che fa trovare anche genialmente strumenti nuovi. Lo strumento nuovo che oggi implementiamo è quello di un partenariato che grazie a questa prima esperienza con il Marocco, speriamo e auspichiamo, diventi un’esperienza anche per tutta quella primavera di democrazie che già nei prossimi mesi e già nei prossimi anni potranno usufruire di questo status, di questa stabile amicizia e di questo percorso comune che avviamo oggi con le autorità del paese del Marocco. Grazie.

CHITI (Doc. 12625)

Io voglio esprimere la mia condivisione convinta della scelta di attribuire al Marocco lo status di partner della democrazia. E’ una decisione importante e giusta: si tratta del primo paese che ottiene questo riconoscimento. Questa nostra decisione com’è stato sottolineato, prende atto dei progressi già compiuti e al tempo stesso, impegna a proseguire con coerenza sulla strada delle riforme.

In questi giorni il Re del Marocco ha annunciato rilevanti modifiche costituzionali che si muovono nella realizzazione di una più compiuta realizzazione dello stato di diritto. Saranno i cittadini del Marocco a decidere su di esse con un referendum: questa è una tappa, importante, non certo il traguardo finale.

Nella riva Sud del Mediterraneo, alcuni colleghi l’hanno richiamato, si sta vivendo una primavera: così sono state definite le rivoluzioni nel mondo arabo che hanno posto al loro centro obiettivi di giustizia sociale e di libertà democratiche. Niente è scontato riguardo al loro esito finale. Noi non possiamo però limitarci a fare previsioni sul loro maggiore o minore successo. Dobbiamo impegnarci perché in quei paesi si affermino libertà, democrazia e diritti umani. Il fondamentalismo religioso, l’uso della violenza si sconfiggono nella democrazia e con la democrazia affermando la dignità di ogni persona, uno sviluppo giusto per ogni popolo, sostenibile per il nostro pianeta.

L’Occidente e in primo luogo l’Europa hanno un debito verso quei paesi. Noi abbiamo finto di vedere delle democrazie dove invece esistevano delle spietate dittature nell’illusione di controllare così fondamentalismi e nella certezza di ottenere materie prime a prezzi più convenienti. Bisogna voltare pagina.

Rispetto alla nostra Risoluzione voglio ancora sottolineare tre punti: la questione della pena di morte da abolire andando oltre la moratoria positivamente attuale. La libertà di cui quella religiosa è parte integrante. La libertà di culto è insufficiente in uno stato democratico. Ogni persona ha il diritto di avere, di non avere o di cambiare religione e anche nelle società dove l’Islam è maggioritario, questo diritto dev’essere riconosciuto. Infine, il tema del Sahara occidentale. E’ indispensabile chiedere con chiarezza al Parlamento del Marocco, saluto qui i suoi rappresentanti, l’impegno per garantire l’attuazione delle risoluzioni dell’ONU sul diritto all’autodeterminazione. Questa questione dev’essere risolta per via pacifica e democratica. In ogni caso, e non soltanto in collegamento con la questione del Sahara occidentale, ritengo che sia fondamentale per il Marocco di riformare l’organizzazione del suo stato attribuendo un’ampia e reale autonomia alle sue regioni. Grazie.

VOLONTE (Doc. 12625)

Presidente, ho quattro minuti per ringraziare tutti i colleghi. Quelli che volevano e vogliono implementare con i propri emendamenti, pensiamo a quelli delle commissioni e ai singoli elementi, la nostra relazione. Quelli che hanno fatto apprezzamenti e critiche al mio e al nostro lavoro in commissione politica, e ovviamente per ricordare e per ringraziarvi tutti, voglio esporre molto velocemente tre dati.

Il primo: cos’è lo status della democrazia? Il Marocco oggi, la Tunisia auspicabilmente domani, e dopodomani speriamo l’Egitto, pieno di contraddizioni anche positive. Speriamo fra quale anno la Libia, la Giordania e tanti altri paesi, è uno strumento che il Consiglio d’Europa si dà attraverso il regolamento per creare quello che vuole dire, cioè un partenariato. Non è la richiesta di adesione di questi paesi al Consiglio d’Europa. Questo per dare una cornice non solo formale ma anche politica allo strumento di cui stiamo parlando.

Secondo: rendiamoci conto di un dato politico che non censura niente in questo rapporto. In questo rapporto non c’è la dimenticanza del Sud Sahara. C’è un’altra idea e un altro strumento oggi che ha deciso di attivare questa soluzione. Noi non censuriamo le difficoltà, le mettiamo in evidenza attraverso il lavoro che abbiamo svolto e le autorità marocchine sanno che possono contare su di noi. Questo è il senso politico del partenariato per poter camminare in una buona direzione che hanno già intrapreso e per camminare ulteriormente con noi.

Un dato politico internazionale: quello che sta accadendo, la primavera di questi mesi finalmente sperata e vista con i nostri occhi, è un cambiamento storico che forse avrà impatti ancora maggiori di quello che è accaduto tra il 1989 e il 1992. Certamente il mondo si è rimesso a correre. Dopo che qualcuno ci aveva annunciato all’inizio degli anni Novanta che era la fine della storia, il mondo si è rimesso a correre e si rimette a correre anche nel Mediterraneo, anche nel cuore di uno dei cuori pulsanti del Consiglio d’Europa.

E allora, riconoscere con i pregi e i difetti di questo Partenariato per la democrazia lo Stato del Marocco vuol dire dare un segnale politico in questa circostanza storica di svolta, un segnale politico importante, ritengo, a tutta la primavera del mondo arabo. Un segnale storico importante perché dimostra a quei movimenti e a quelle rivoluzioni per i diritti umani, che c’è anche uno strumento di accompagnamento reale e non teorico da parte del Consiglio d’Europa che ci fa diventare protagonisti per quello in cui siamo strettamente competenti, e cioè i tre valori fondamentali della Convenzione dei diritti umani: i diritti umani, lo stato di diritto e la democrazia. Ci fa diventare protagonisti internazionali anche in questo ruolo fondamentale.

E poi, un dato politico interno: tutte le forze politiche del Marocco conosceranno questo rapporto, sapranno qual è anche uno dei loro impegni in vista delle loro prossime elezioni politiche e dopo le elezioni politiche di quest’anno. Sapranno che questi impegni non sono impegni scritti in aria ma sono impegni che costringono le autorità del Parlamento del Marocco, a prescindere da quale sarà la prossima maggioranza o minoranza, e costringono il Consiglio d’Europa a lavorare insieme in quella direzione, non in altre direzione, e in questa direzione ci sono tutte le osservazioni che avete fatto, che avete ricordato sottolineandone l’importanza: dalla libertà dei diritti e dei diritti dei religiosi, a una maggiore equità nel gender, a una maggiore attenzione ai diritti della libertà di stampa e al potere giudiziario, una maggiore separazione degli stati.

Ecco, vi invito in questi ultimi dodici secondi a tenere in mente un’altra cosa: da quando abbiamo cominciato questo processo, un anno fa ad oggi, molti cambiamenti sono stati introdotti e molti altri potranno essere introdotti. L’ultima cosa: pensiamo nell’ultimo anno quanto speravamo potesse cambiare al costituzione e quanto è cambiata nella proposta che è al vaglio degli elettori marocchini. In un anno abbiamo fatto tanta strada e dopo il partenariato ne faremo ancora. Grazie.

VOLONTE (Doc. 12625, emendamento orale dell’emendamento 5)

Presidente, è una correzione formale di cui io stesso non mi sono ricordato durante il dibattito nella commissione politica. La costituzione sarà votata il primo di luglio, si può anche togliere questo annuncio del mese di marzo, perché è un dato di fatto reale e non un auspicio.

VOLONTE (Doc. 12625, emendamento orale dell’emendamento 7)

Ne abbiamo parlato in commissione politica e il collega Diaz Tejera ha sintetizzato il mio pensiero: promuovere e garantire ci sembra la forma che comprende entrambi i due sostanziali suggerimenti che vogliamo introdurre nella Risoluzione.

VOLONTE (Doc. 12625, emendamento orale dell’emendamento 8)

Presidente, come ho già detto prima l’emendamento è identico quindi invito a votarlo.

SANTINI (Doc. 12625, emendamento 12)

Questo emendamento intende sottolineare il valore che può avere per un paese come il Marocco, ma anche come la Tunisia di cui parleremo nel pomeriggio, fare tesoro delle esperienze all’interno di organismi internazionali come la Commissione di Venezia, il Centro Nord- Sud, il Gruppo Pompidou ed altre organizzazioni. Se fa tesoro di questa esperienza potrà proprre delle soluzioni per il suo recupero democratico a misura del Consiglio d’Europa e quindi sarà tutto più facile per noi.

SANTINI (Doc. 12625, emendamento orale all’emendamento 12)

Presidente, quanto ha detto il collega non ha nulla a che fare con il testo che è contenuto nel mio emendamento. E’ un altro problema, quindi non sono d’accordo.

VOLONTE (Doc. 12625, emendamento 10)

Presidente, sono talmente amico del collega Tejera che penso anch’io che la nostra formulazione sia migliore. Quindi il mio parere è contrario rispetto all’emendamento numero 10.

VOLONTE (Doc. 12625, emendamento 3)

Come ho detto in commissione politica e i colleghi presenti hanno sottoscritto questo emendamento, io sono contrario per due serie di ragioni. La prima: non abbiamo censurato niente, possiamo avere visioni diverse sul come è stato scritto il paragrafo 8 ma è sbagliato dire che abbiamo censurato il tema del Sud Sahara, sta nel punto 9. La prima parte dell’emendamento può essere compreso, così abbiamo pensato di fare con un rapporto ad hoc della commissione politica specifico sul tema del Sud Sahara che consentirà alla commissione grazie al partenariato di tornare su questo argomento. La seconda parte mi sembra meglio compresa dalla nostra formulazione. Quindi il mio parere è contrario.

VOLONTE, domanda al Presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovich

Nessun comizio, nessuna emozione politica, solo fatti. I fatti sono che abbiamo invitato qui Yulia Tymosnenko per una Assemblea con il gruppo parlamentare del PPE e che gli è stato impedito di venire. La inviteremo in ottobre, e invitiamo il Presidente Yanukovich a farsi garante di questa considerazione. Abbiamo la sensazione che c’è una giustizia selettiva contro l’attività politica dell’opposizione e questo ci sembra poco adeguato ai principi della democrazia e ai principi con cui Lei ha ispirato il suo discorso. La preghiamo di intervenire. Grazie.