IT11CR25       AS (2011) CR 25

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2011

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(Terza parte)

ATTI

della venticinquesima seduta

Giovedì 23 guigno 2011, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

MARCENARO (Doc. 12636 + 12632)

La ringrazio, Presidente e grazie a Carina Ohlsson e Christos Pourgourides per i loro rapporti. E’ importante che siano discussi insieme. E’ importante ribadire che diritti umani e diritti sociali sono inseparabili come inseparabile è la condizione umana.

Stiamo discutendo del core business del Consiglio d’Europa: senza una coerenza su questo piano in ciascuno dei nostri paesi, tutto il resto diventa vuoto. Abbiamo parlato molto in questa sessione di quello che sta capitando in Africa e nel mondo arabo. Ma quello che diciamo è vuoto se poi noi non applichiamo a casa nostra i principi che stabiliamo e diventiamo anche noi soggetti e artefici del double standard.

E quando le leggi e le decisioni politiche si allontanano dalla convenzione dei diritti umani e dalla giurisprudenza della Corte, anche quelle che a prima vista sembrano solo a volte piccole fessure, diventano poi crepe che mettono in discussione l’edificio della democrazia e dei diritti umani. E qui il ruolo dei parlamenti nazionali è un ruolo essenziale. Semplicemente la democrazia, lo stato del diritto, è nelle loro mani. I rapporti che discutiamo indicano impegni precisi. Indicano la necessità che in ogni paese l’esame di costituzionalità delle leggi debba sempre esaminare anche la coerenza con la convenzione e con la giurisprudenza della corte. Indicano il fatto che i parlamenti nazionali debbano dotarsi di strutture specifiche come le commissioni dei diritti umani, per affrontare ed esaminare questi problemi e la necessità di promuovere in tutti i paesi autorità indipendenti per i diritti umani secondo i principi di Parigi.

Infine, richiamano noi ai nostri doveri e alle nostre responsabilità. Quello che noi facciamo nei nostri parlamenti è decisivo e forse ancora è troppo poco l’impegno che mettiamo in questa direzione. E’ giusto fare il richiamo a tutti noi ma è anche giusto che il Consiglio d’Europa valuti cosa può fare, cioè valuti come il Consiglio d’Europa possa organizzare, promuovere e verificare il lavoro che ciascuno di noi, che ciascuna delegazione fa nel suo paese, va nel suo Parlamento per tradurre in pratica le cose che qua discutiamo. C’è un lavoro di andata che noi facciamo ma c’è poco lavoro di ritorno e questo lavoro va organizzato. Grazie.