IT11CR26       AS (2011) CR 26

      Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2011

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(Terza parte)

ATTI

della ventiseiesima seduta

Giovedì 23 guigno 2011, ore 15.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

SANTINI (Dibattito d’attualità: La situazione in Siria e Libia)

E’ stato giusto, Signor Presidente, unire in un unico dibattito la crisi in Libia e la crisi in Siria per i molti aspetti comuni che si hanno, a incominciare dalla sofferenza che infliggono ai cittadini e dal tributo di sangue che stanno pagando. Ma se la crisi è simile, è legittimo chiedersi anche perché invece le reazioni dell’Occidente siano così diverse. In Libia, gli aerei della NATO continuano a bombardare con la benedizione dell’Unione europea, dell’ONU, dell’Unione Africana e della Lega Araba. La motivazione ormai è nota, l’hanno ricordata anche alcuni colleghi: si tratta di interventi preventivi per scongiurare che il dittatore Gheddafi usi ancora, come ha già fatto, armi pesanti contro i protagonisti della rivolta. Dal momento in cui si decise questa misura, sono passati novantacinque giorni e sono stati effettuati circa cinquemila bombardamenti su obiettivi strategici e in effetti la maggior parte delle postazioni di armi pesanti, di artiglieria e quasi tutta la flotta area da guerra sono state distrutte.

In Siria, ultimo capitolo, almeno per ora, della primavera nordafricana, dopo un inizio moderato, ormai siamo arrivati ad episodi di violenza e di repressione molto simili a quelli che fecero scattare per la Libia la reazione della Francia e del Regno Unito prima, e poi di tutta la NATO, successivamente. E allora ci si chiede: perché queste forze che si definiscono di pace, non intervengono anche in Siria dove si contano ormai più di mille morti civili. Ma è difficile qui avere anche il conteggio esatto per la repressione del regime di Assad. Quel massacro che si dice sia stato scongiurato in Libia, potrebbe quindi verificarsi in Siria, ma ci si chiede anche se queste incursioni non siano sproporzionate e fra gli Alleati, come è stato sottolineato, si incomincia anche a discutere e a riflettere.

Il Ministro degli Esteri italiano Frattini ieri ha proposto di sospendere o rallentare temporaneamente i bombardamenti per consentire la creazione di corridoi umanitari per soccorrere i civili. E’ solo un’ipotesi, un’ipotesi di lavoro, ha precisato il Ministro, da collegare all’impegno della NATO che rimane coerente, ma la Francia e il Regno Unito hanno subito rifiutato questa proposta e hanno detto di non voler ridurre le incursioni. C’è il timore che a beneficiare della tregua possa essere Gheddafi, il quale potrebbe quindi riarmare, tornare ad armare le postazioni distrutte o provocare rappresaglie pesanti e violente sulla popolazione. D’altra parte, il Consiglio Nazionale degli insorti libici ha detto che se anche la NATO sospendesse i bombardamenti, loro andrebbero avanti con la loro rivoluzione, ad attaccare Gheddafi fino alla morte, e il problema è che la stessa risposta l’ha data anche Gheddafi

Si ha quindi l’impressione di giocare una partita su un campo che appartiene ad altri e con un arbitro invisibile che proprio non riesce a farsi rispettare. Nella crisi della Siria, un ruolo importante viene giocato dalla Turchia, come è stato sottolineato da più colleghi, che ha deciso non solo di condannare il comportamento di Assad, e Erdogan l’ha fatto molto bene anche in campagna elettorale. Ma ha deciso di tenere aperte le frontiere per accogliere migliaia di profughi.

Oggi, molti giornali evidenziano la presenza di carri armati siriani fino a ridosso della frontiera turca che viene continuamente attraversata dai fuggiaschi e questa è una minaccia sia per i Siriani sia per i Turchi. I Turchi che vanno elogiati per questo sforzo umanitario che stanno producendo. Si calcola che siano circa diecimila i profughi ospiti nei cinque campi che si trovano non lontano dalla frontiera. Ecco, questa è l’altra faccia della rivoluzione, della guerra, quindi è giusto anche ricordare e riconoscere all’Italia, alla Grecia e a Malta il sacrificio di aver accolto e di continuare ad accogliere anche oggi decine di migliaia di profughi dalla Libia, dalla Tunisia e dall’Africa subsahariana.

Ma tornando alla Siria, che è il fronte forse più sensibile ancora aperto, è chiaro che la situazione sia destinata ormai a peggiorare. Ci si chiede quindi davvero fino a che punto sia giusto che l’Unione europea, l’Unione Africana, la Lega Araba e l’ONU stiano a guardare. E’ stato detto da qualche collega che bisogna evitare un intervento militare. Ma allora qualche cosa bisogna pure inventare: una via di mezzo fra la pace totale e la guerra? Io penso che il dialogo potrebbe sempre essere un bel soccorso almeno per impostare l’argomento. Insomma, bisogna ascoltare un po’ di più forse chi propone una pausa di riflessione come ha fatto, sta facendo e sicuramente farà ancora anche in futuro l’Italia. Quindi, vorrei dire ai paesi che sdegnosamente rifiutano l’ipotesi di una tregua: incominciamo a parlarene e incominciamo ad ascoltarci reciprocamente. Forse si esce meglio da questa situazione che non con nuovi attacchi armati.