IT11CR36      

AS (2011) CR 36
Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2011

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(Quarta parte)

ATTI

della trentaseiesima seduta

Venerdì 7 ottobre 2011, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

 

Giacomo SANTINI

(Doc. 12695)

La ringrazio, Presidente.

E’ già stato osservato che questo rapporto arriva in aula con una carica davvero straordinaria di attualità. Il mondo piange la morte prematura di Steve Jobs, il più grande genio dell’informatica che ha rivoluzionato il sistema dell’informazione nel mondo. Si sta discutendo dell’eredità lasciata da Jobs. Ma non quella economica, bensì quella intellettuale. Anche a me poco interessa sapere chi prenderà il suo posto nell’azienda e che destini avrà questa azienda.

Sono molto più preoccupato dell’eredità morale e culturale di cui ci stiamo occupando anche in questo rapporto. Mi preoccupa l’uso che sapremo fare delle formidabili armi di comunicazione diretta che ci ha consegnato: è stata la più democratica rivoluzione della storia in questo nostro secolo tecnologico perché aperta a tutti e direttamente accessibile da ogni angolo del mondo, da ogni persona di qualsiasi razza e livello culturale, sociale, ideologico o religioso.

Invocare l’articolo 8 della Convenzione dei diritti dell’uomo come fa il nostro relatore è giusto ma non basta. Il rispetto della vita privata e familiare, della riservatezza delle comunicazioni private che questo articolo sancisce dovrebbero appartenere al DNA di ogni persona civile. Sappiamo che purtroppo non è così. La necessità di indirizzare la risoluzione che stiamo per votare agli Stati membri e agli organismi internazionali significa che i comportamenti di privati, ma anche di servizi pubblici, non sono sempre conformi alle norme elementari di rispetto della privacy.

Tra le proposte contenute c’è la richiesta di intervento della Commissione di Venezia che è competente, come è noto, per il controllo della democrazia attraverso il diritto, affinché metta a punto una specie di mappa del livello di rispetto del protocollo n. 8 per quanto riguarda i dati personali. Una mappa che riguarda tutti gli Stati che fanno parte del Consiglio d’Europa e quindi anche dell’Unione Europea.

Accanto ai casi di pirateria privata, infatti, non sono rare le denunce di abuso dell’utilizzo di tecnologie avanzate anche da parte di servizi degli Stati, prevalentemente la magistratura e la polizia, con il movente di inchieste giudiziarie o investigazioni poliziesche. Un esempio viene proprio dal mio paese, l’Italia: in questi giorni si è acuito il dibattito sull’utilizzo delle intercettazioni telefoniche, alta tecnologia ma connessa anche a Internet. Questo strumento viene utilizzato per la composizione dell’apparato probatorio in relazione a vertenze giudiziarie. Bene, anzi, male: con la complicità di una certa stampa molto facile allo scandalo, certi dati anche molto privati e non fondamentali per l’inchiesta giudiziaria, vengono messi in pasto alla curiosità di tutti.

Personalmente sono d’accordo sull’uso di qualsiasi strumento tecnologico per le inchieste giudiziarie, poliziesche e, infatti, molto spesso questi strumenti sono stati preziosi per scoprire delinquenti comuni ma anche grandi boss della Mafia, della Camorra e di tutta la loro rete di complicità. Ma, chiaramente, l’utilizzo va affidato a persone che dovrebbero essere responsabili anche sui limiti che questo strumento propone ed è questo l’esercizio più difficile. Mano a mano che la tecnologia si perfeziona e diventa sempre più invasiva, occorrerebbe migliorare l’educazione alla civiltà di chi utilizza questi mezzi ma anche di chi casualmente, o per professione, ne viene a contatto. Questo è il passo sicuramente più difficile da compiere anche in relazione alle armi potenti che, come dicevo all’inizio, ci ha lasciato Steve Jobs e ci ha lasciato in genere la grande rivoluzione dell’informatica, una rivoluzione che purtroppo è alla portata di tutti: fortunatamente per l’aspetto democratico, e purtroppo, perché può essere anche nelle mani di persone irresponsabili e anche dei bambini.

Giacomo SANTINI

(Doc. 12718)

Desidero rinnovare, Presidente, tutto il mio appoggio e la mia condivisione all’impostazione data dal relatore a questo rapporto, soprattutto nella premessa e in particolare laddove dice che al centro di questo nostro dibattito e di questo nostro intervento ci deve essere il minore, il bambino in quanto essere umano e non solo come soggetto giuridico titolare di determinati diritti.

Un’altra segnalazione importante riguarda la mancanza di legislazione interna nei diversi paesi membri, sia dell’Unione Europea sia del Consiglio d’Europa. E quindi a questo punto è anche impossibile invocare un coordinamento tra gli Stati e le loro legislazioni in questa materia. Tanto meno è un’utopia immaginare che fra queste legislazioni possa esistere qualsiasi tentativo di armonizzazione. In questo modo ogni Paese affronta e interpreta il problema dei minori senza documenti secondo le proprie sensibilità, le proprie tradizioni e, diciamolo pure, il proprio livello di civiltà. Ne deriva una enorme diversità nel varo di tutte le misure che i relatori ci hanno così brillantemente ricordato come un dovere da parte degli Stati che si trovano a fronteggiare questo problema.

L’assistenza sanitaria: certamente in ogni paese civile, qualunque essere umano si trovi in condizioni di avere bisogno di un’assistenza sanitaria, in genere la trova, ma questo non dovrebbe essere solo sul piano del pronto soccorso, quindi dell’emergenza. In questo caso bisogna garantire ai minori senza documenti un’assistenza sanitaria comune, una garanzia di poter disporre, insomma, di un apparato sanitario esattamente come gli altri cittadini del paese in cui si trovano.

In considerazione della propria particolare condizione e dell’età, non è trascurabile l’altra raccomandazione che emerge, che è quella anche di garantire al minore un’adeguata assistenza psicologica. A una certa età e dopo un’educazione sicuramente problematica come quella di questi minori, è difficile fare certe scelte da soli.

L’educazione e l’avviamento al lavoro costituiscono sicuramente il primo strumento a disposizione dei paesi per cercare di dare un futuro a questi giovani oltre a una dignitosa sistemazione logistica sulla quale i paesi sono più che divisi, e immaginare che ogni paese abbia a disposizione appartamenti per minori con la necessaria assistenza è un’utopia così come lo sono istituti di un certo livello in cui i ragazzi si sentano a loro agio.

C’è anche un particolare aspetto che il relatore, in particolare Agramunt, ha ricordato: l’assistenza ai minori in caso di persecuzione giuridica, vale a dire, quando il minore si trova coinvolto o responsabile di reati. Ecco, in questo caso io condivido l’esortazione di evitare in ogni caso fino in fondo l’eventualità della condanna, quindi della detenzione, perché potrebbe essere il rimedio peggiore del male stesso, sicuramente la maniera più dannosa sul suo recupero e sulla sua educazione futura.

Sul destino e sull’impiego dei minori senza documenti e senza famiglia, purtroppo le strade e le piazze dell’Europa sono piene di esempi penosi: lo sfruttamento per l’attività di mendicanti, la prostituzione giovanile e la pedofilia, l’avviamento a tutte le forme di attività illegale fra cui il borseggio, i furti in appartamento e in negozi, scippi e rapine, spaccio di sostanze stupefacenti. E’ facile assumere un minore e fargli fare queste attività.

E’ difficile allora per un minore tornare indietro a un’attività normale ed onesta quando si arriva a questo stadio. Per questo ritengo davvero fondamentale che gli Stati membri si impegnino nella prima fase dell’accoglienza, quella che prevede una forma di assistenza verso la formazione scolastica e, possibilmente, anche una formazione professionale che consenta loro di rifiutare offerte di lavoro illegali avendo a disposizione forme di lavoro in piena legalità.

Grazie.

Viorel Riceard BADEA

(Doc. 12718)

Grazie Presidente. Cari Colleghi, prima di tutto vorrei congratularmi con l’Onorevole Agramunt per l’eccellente relazione e per il modo in cui agisce nell’occuparsi della situazione dei bambini diventati migranti senza documenti. Questo è un argomento che dovrebbe occuparci costantemente in considerazione del fatto che la discriminazione di un bambino è alquanto più grave e potrebbe danneggiare in modo irreversibile il suo sviluppo quale membro della società.

Il progetto di raccomandazione fa riferimento ai problemi ricorrenti con i quali si confrontano i bambini migranti senza documenti: impedimento di accedere all’educazione, privazione dei servizi sanitari, difficoltà nell’accedere a un’abitazione, omissione nel mettere in pratica il regime giuridico specifico riguardante la detenzione dei minorenni e lo sfruttamento degli stessi in varie forme e modi.

L’articolo 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo vieta la discriminazione per motivi di nazionalità, e in un altro statuto, il protocollo n. 12 della Convenzione riconosce il diritto di ogni persona di accedere liberamente ai benefici sociali di base. La protezione speciale di cui hanno bisogno i bambini è già consacrata nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e in altri strumenti giuridici internazionali però anche in una ricca giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Il Parlamento Europeo ha adottato nella primavera di quest’anno una risoluzione che lancia un appello ai governi nazionali per la riduzione delle illegalità riguardanti il libero accesso ai servizi sanitari. Questo documento raccomanda agli Stati membri di offrire protezione ai gruppi sociali più vulnerabili, compresi gli immigranti senza documenti, e di assicurarsi che questi – innanzitutto i bambini e le donne incinte – beneficino dell’accesso corretto e di fatto ai servizi sanitari.

Cari Colleghi, non dobbiamo perdere di vista in nessun momento il fatto che questi bambini non hanno identità dal punto divista legale, essendo con certezza la categoria con il più alto grado di vulnerabilità. In situazione simile si trovano frequentemente anche i bambini delle famiglie Rom di cui l’insufficiente integrazione sociale determina l’aumento del numero dei bambini senza documenti. Questi possono diventare potenziali vittime destinati a varie forme di sfruttamento, che si tratti di mendicanza, traffico di persone, traffico di organi, vendita e prostituzione infantile oppure lo sfruttamento del lavoro minorile.

I bambini migranti sono spesso vittime della violenza domestica oppure comunitaria, sono promessi sposi dai loro genitori già ad una giovane età, specialmente in seno alle comunità Rom, e sempre fra essi sono quelli che abbandonano frequentemente la scuola e questo problema è uno dei più grossi: l’abbandono della scuola. Tengo a sottolineare il fatto che l’allontanamento di questi bambini dalla società, la privazione dei loro minimi diritti per uno sviluppo normale come quello ad uno statuto giuridico ben definito, all’educazione, ai servizi sanitari, a un alloggio, li rende vulnerabili così come ho precisato prima. E nel momento in cui diventano adulti, la frustrazione sociale di cui risentono, li può trasformare facilmente dalla posizione di vittime di infrazioni in quella di autori di fatti riprovevoli.

Si nota la necessità di un’armonizzazione a livello europeo della legislazione in questo campo per offrire ai bambini migranti senza documenti la protezione richiesta però anche ciascuno di noi, nei nostri parlamenti, dobbiamo impegnarci con tutte le forze per evitare la discriminazione di questi bambini che hanno una doppia veste: da un lato, l’ingrato ruolo di immigrante e, dall’altro, della persona che si trova in situazione illegale. Il nostro discorso deve puntare innanzitutto sul campo legislativo destinato a proteggere i bambini immigranti senza documenti e poi, sulla riduzione delle barriere amministrative per facilitare la realizzazione di questi diritti. Grazie.