IT12CR06

AS (2012) CR 06

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2012

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(Prima parte)

ATTI

della sesta seduta

Mercoledì 25 gennaio 2012, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Viorel Riceard BADEA (Romania, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 12813)

Cari colleghi,

sappiamo tutti che la Serbia appartiene senza ombra di dubbio alla grande famiglia europea. L'adempimento dei criteri di ordine politico che le autorità di Bruxelles richiedono nella collaborazione con gli Stati che desiderano diventare membri dell'Unione Europea è strettamente legato agli aspetti che fanno l'oggetto del presente rapporto della Commissione per il monitoraggio dell'Assemblea. La Serbia ha registrato degli ottimi progressi negli ultimi anni, tramite l'assunzione di leggi importanti mirate a consolidare l'architettura istituzionale e a offrire le basi necessarie per la formazione dello Stato di diritto. Nonostante ciò, considero che lo Stato serbo stia registrando seri ritardi nella sfera della protezione delle minoranze nazionali.

Sono profondamente preoccupato per il degrado continuo della situazione della comunità romena della Serbia orientale, i cosiddetti valacchi, nominati in questo modo dalle autorità di Belgrado. I membri di questa comunità si stanno confrontando con seri problemi legati all'impossibilità di poter esercitare, nel terzo millennio, la loro libertà religiosa, il diritto di adoperare la loro lingua madre, di affermare la loro identità culturale e così via.

Se nel passato le azioni d'intimidazione contro il tentativo dell'affermazione dell'identità nazionale romena si limitavano a minacce e molestie, dal dicembre 2011 in poi sono stato testimone di una situazione inedita: due dei leader della comunità romena della Serbia (uno della regione del Timoc e l'altro della Vojvodina) sono stati bersaglio di attacchi armati. Questi avvenimenti registrati durante la stessa notte ci fanno pensare che si tratti di un'azione coordinata e ben precisa.

Cari colleghi, sono profondamente deluso dalle azioni intraprese dalla Serbia ultimamente con l'intenzione precisa di sradicare le radici romene di quelli che loro chiamano genericamente valacchi e che sono, senza ombra di dubbio, delle persone che parlano la lingua romena. La strumentalizzazione del Consiglio Nazionale di questa comunità per riuscire nell'azione della negazione dell'identità dei valacchi deve cessare immediatamente. Tramite questo tentativo ridicolo di inventare un cosiddetto alfabeto di una lingua che praticamente non esiste, chiamata "lingua valacca", si tenta l'invenzione di una lingua per motivare un'identità culturale ed etnica volutamente diversa e distinta da quella romena. Una maniera che ci porta con il pensiero ai metodi stalinisti di creare le nuove identità linguistiche ed etniche. E qui si può considerare anche il caso della lingua moldava.

Vorrei aggiungere soltanto un messaggio, indirizzato ai miei colleghi della Serbia: nel 1999 i giovani di Bucarest hanno manifestato in numero impressionante in segno di solidarietà con la popolazione serba, pesantemente provata dalla guerra. La Serbia sta per perdere, durante questi giorni e mesi, l'appoggio di gente anonima, però onesta, che si è sentita in dovere di essere vicina, moralmente parlando, nel momento del bisogno a quelli che soffrono. Dal mio punto di vista sarebbe un grossissimo errore sottovalutare questa cosa.

Vi ringrazio per l'attenzione.

Renato FARINA (Italia, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 12804)

Grazie Signor Presidente,

Mi complimento per il lavoro del collega catalano. Era ed è un tema difficilissimo, su cui è facile lo scontro. Credo che Xuclà i Costa abbia trovato soluzioni chiare e semplici. Spero che l'Assemblea parlamentare approvi gli emendamenti che mirano a rendere più forte il progetto di risoluzione, impedendo che la volontà sacrosanta di rispettare la volontà del paziente si trasformi in diritto all'eutanasia e al suicidio assistito.

Io voterò per questo progetto di risoluzione pur avendo alcune amare constatazioni da fare.

La prima: non mi pare giusta l'espressione "testamento biologico". Il testamento è la decisione che un uomo prende sui beni materiali nella sua disponibilità. La vita non è un bene a disposizione. Neanche la salute lo è. Credo che la comunità umana possa reggersi su basi solide a una condizione: la vita e la salute di una persona non sono beni disponibili né da parte dell'individuo, né da parte della collettività o dello Stato. Se la persona chiedesse allo Stato di toglierle la vita o danneggiarle la salute e questo fosse concesso dalla legge, allora anche lo Stato potrebbe in certi casi legittimare l'eliminazione della vita e della salute del singolo, vedi pena di morte, mutilazioni, sterilizzazioni forzate, castrazioni. Non si può chiedere alla comunità umana di obbedire a ciò che inietta in essa il virus del diritto alla morte.

Seconda osservazione: in passato, perché non c'era bisogno di scrivere le dichiarazioni anticipate di trattamento? Perché c'era una coesione forte sul senso della vita e ci si fidava del medico e dei medici. Non è il progresso della scienza a costringerci a fare le dichiarazioni di trattamento o il testamento, ma la regressione della solidarietà e della comunione di intenti tra gli uomini. Forse per questo, secondo le statistiche, in America solo il 15 per cento circa della popolazione, nonostante la propaganda, scrive le sue volontà di cura. Perché spera che ci siano uomini buoni che lo soccorrano e non tecnici che applicano protocolli standard.

Grazie.

Luca VOLONTE (Italia, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 12804, subemendamento orale 1 all’Emendamento 4)

Presidente,

Il suo emendamento che è stato approvato dal relatore e dalla Commissione, non fa altro che ripetere quello che decine di risoluzioni parlamentari di questa Assemblea hanno affermato: cioè dal 1999 in poi, compresa la Corte di giustizia e dei diritti umani, l’eutanasia non è un diritto e quindi deve essere vietata. Non parla né il teologo né il politico. Parla colui che conosce gli atti parlamentari di questa Assemblea e quindi ha fatto bene il relatore ad accettarlo e così è stato approvato anche dalla Commissione.

Luca VOLONTE (Italia, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 12804, subemendamento orale 2 all’Emendamento 4)

Presidente,

Due osservazioni: la prima è che il subemendamento dell’emendamento del relatore, così come è subemendato, è stato approvato e discusso in Commissione, quindi si può discutere quello che si vuole anche sull’emendamento del Collega MAHOUX. Ma il secondo è di natura tecnica. Noi abbiamo approvato un subemendamento che modifica la quartultima riga dell’emendamento del collega Xuclà COSTA. Adesso votiamo un altro subemendamento che cancella le ultime dieci righe. Francamente sul piano procedurale mi sembra assolutamente inammissibile.

Luca VOLONTE (Italia, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 12804, Emendamento 1)

Presidente,

Come ho fatto in Commissione, così faccio anche in aula perché, diversamente da quello che pensano forse alcuni colleghi che non mi conoscono, sono una persona di grande coerenza e quindi ritiro questo emendamento dopo l’approvazione dell’emendamento Xuclà COSTA così subemendato.

Luca VOLONTE (Italia, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 12804, Emendamento 2)

Presidente,

Anche in questo caso, diversamente da quello che hanno detto alcuni relatori, che forse non studiano i documenti del Consiglio d'Europa, la raccomandazione 1418 del 1999, adottata all'unanimità dal Consiglio d'Europa, dice che in caso di dubbio si deve sempre agire secondo il principio del favore nei confronti della vita. Un principio medico generalmente accettato anche dal Consiglio d'Europa.