IT12CR15

AS (2012) CR 15

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2012

________________________

(Seconda parte)

ATTI

della quindicesima seduta

Mercoledì 25 aprile 2012, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Renato FARINA (Italia, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 12874 + Allegato)

Grazie Presidente.

Ringrazio i relatori per il lavoro svolto e la loro esposizione. Procedo per punti.

La comunicazione è l’essenza dell’essere uomini. L’essere persone implica essere relati, implica relazione e dunque comunicazione. Dunque, la comunicazione è coeva agli uomini e implica comunione. Non a caso i totalitarismi si sono sempre retti su una grande velocità e poderosità di comunicazione verticale rendendo invece impossibile la comunicazione orizzontale. Il telefono nei paesi dell’est, m’insegnano i miei amici, non funzionava mai o era interrotto continuamente mentre le comunicazioni dall’alto arrivavano tutte e anche viceversa.

Internet è un fatto nuovo e perciò stesso è un fatto totalitario il rischio che Internet diventi totalitaria in sé. In questo momento però, in cui siamo in una fase iniziale di tutto questo, io credo che la comunicazione vada in ogni modo favorita, aiutata, così come va favorita la navigazione in mare. Il mare è l’unico posto dove non ci sono confini. Nel Medio Evo era più facile andare da Venezia in Cina per Marco Polo che adesso: se uno vuole muoversi da Venezia fino a Pechino, non ci riesce. Mentre il mare è ancora libero. Così Internet.

Dunque, il primo tema è questo: favorire la libertà.

Il secondo tema io lo pongo attraverso una domanda: favorire anche la navigazione in mare dei pirati? Ovviamente no. Ma qual è oggi il rischio più grave? È più grave limitare la libertà di navigazione o correre il rischio dei pirati? Io credo che sia più importante favorire la libertà, a costo di correre qualche rischio. Il testo sceglie di essere più preoccupato delle limitazioni delle libertà a costo di consentire che circoli qualche pirata. Io sono però contrario al divieto per legge della divulgazione dell’odio come è detto nel testo. Perché l’odio è un sentimento. Quali parametri adottare in una legislazione? Il potere sovietico chiamava “odio di classe” e giustificava la negazione della libertà per i dissidenti e addirittura il loro sterminio dicendo proprio che propagandavano il pensiero antiproletario contro l’uguaglianza.

Dunque, una cosa simile in mano a un potere assoluto, a dei giudici prevenuti, è pericoloso. Preferisco correre il rischio di piraterie e di diffusioni di odio che non quello di limitazione della libertà. È facile scambiare una opinione per un reato. Esempio ancora: se un prete ortodosso o un cardinale cattolico, come hanno fatto in passato, sostiene che l’omosessualità è contro natura, diventa reato? Non può dirlo per Internet? Oppure, se su Internet viene propagata la terzina di Dante dove si dice che Mohammed va all’inferno, cosa bisogna fare? Arrestare Dante? Arrestare chi scrive queste cose? È una cosa complicata.

Diversa è la circolazione di immagini pedopornografiche perché non circolano in quel caso opinioni ma c’è la documentazione di una schiavitù che va assolutamente repressa. Allora, in primo luogo il primato della libertà. In secondo luogo però credo che sia necessaria anche la difesa della reputazione delle persone. Non è possibile diffamare a mano salva. Poi credo che ci sia un altro pericolo, e concludo in fretta. C’è un grande pericolo che è l’accumulo di informazioni che i grandi intermediari hanno già tra le mani su ciascuno di noi. Un potere immenso e incontrollato. Io proporrei la distruzione annuale di ogni informazione giacente in questi luoghi dei network su consumi, abitudini e contatti.

Grazie.

Patrizia BUGNANO (Italia, ADLE / ALDE)

(Doc. 12874 + Allegato)

Grazie Presidente,

Credo che il dibattito che stiamo affrontando in quest’aula sia molto importante e ringrazio anche i relatori per il testo della risoluzione che hanno sottoposto all’esame dei nostri lavori. Certamente, la libertà di espressione di informazione su Internet è uno dei cardini della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo e quindi credo che sia per noi fondamentale, in questo consesso, approfondire qualsiasi situazione che possa anche solo potenzialmente minacciare questa libertà. Mi riferisco in particolare a quello che è il tema dell’addendum di questa risoluzione e anche di un emendamento, ovvero al tema dell’accordo Acta. Questo tema, di cui oggi in qualche modo discutiamo, è un tema che - voglio ricordarlo – è stato preceduto da oltre due milioni di firme che sono state raccolte da tanti cittadini europei che hanno detto no all’accordo commerciale anticontraffazione Acta così come è formulato perché c’è il timore che possa andare ad incidere in modo significativo sulla libertà di espressione e di informazione via Internet. Tanti cittadini hanno contribuito alla raccolta di queste firme e si sono rivolti ai loro rappresentanti a Bruxelles.

Credo che in questo consesso dobbiamo interrogarci se Acta possa essere la panacea a tutti i furti di proprietà intellettuale sul web. Secondo Bruxelles, e questo è assolutamente veritiero, la proprietà intellettuale è la materia prima principale dell’Europa e va difesa a tutti i costi dalla contraffazione e dalla pirateria informatica. Però la domanda che ci dobbiamo porre è: l’Acta è la soluzione di tutti i mali? Che prezzo siamo disposti a pagare per combattere la contraffazione? Io dico: di certo non la libertà della rete.

Questo accordo è stato criticato sotto più aspetti. Si è parlato di mancanza di trasparenza nelle trattative, si è sottolineato che l’accordo pone problemi per l’impatto sulle libertà civili, per le responsabilità che si faranno gravare sugli Internet provider. Anche la mia nazione, l’Italia, ha firmato l’adesione all’Acta ed è pianificata per giugno la ratifica dal Parlamento Europeo, ma è chiaro che abbiamo ancora tempo per riflettere su questo strumento. L’accordo - e mi avvio alla conclusione del mio intervento - rende le aziende che offrono accesso alla rete legalmente responsabili per ciò che fanno i loro utenti online, non di fronte alla magistratura nazionale, ma di fronte alle multinazionali titolari dei diritti di autore. A questi soggetti privati l’Acta riconosce il potere di agire direttamente, senza autorizzazione di un giudice, a tutela dei propri interessi commerciali, facendosi consegnare dai provider informazioni per l’identificazione dei loro utenti sospettati di violazione del copyright.

Ecco perché è importante che anche in questo dibattito - e sono contenta di parteciparvi - questo tema, come altri, possano essere affrontati in modo approfondito perché, certamente, non possiamo utilizzare o adottare strumenti che possano mettere in pericolo la libertà e l’informazione via Internet.

Grazie.