IT13CR04

AS (2013) CR 04

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2013

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(Prima parte)

ATTI

della quarta seduta

Martedì 22 gennaio 2013, ore 15.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Pietro MARCENARO (Italia, SOC / SOC)

(Doc. 13089)

Grazie Presidente, solo pochissime parole.

Le prime, per ringraziare Hans Peter LANKES, vicepresidente della BERD, per il suo importante contributo, un discorso impegnato sia nella sua introduzione che nelle sue risposte precise e articolate. Un segno, questo, di serietà che qui è apprezzato.

Naturalmente, il secondo ringraziamento va al relatore Tuur ELZINGA che ha fatto un buon lavoro che ha riscosso l’unanimità della Commissione politica che si è ritrovata nel suo rapporto, e che è riuscito a equilibrare i diversi aspetti di una questione così complessa.

Il terzo punto, per dire che - come ricordava un minuto fa ELZINGA - ieri la Commissione degli affari politici e per la democrazia ha deciso la costituzione di una nuova sottocommissione che affronterà quindi in modo permanente la questione che riguarda sia la BERD che l’OCDE.

Questa è una novità. Ed è una novità soprattutto il fatto che questo sia diventato un tema che non riguarda più semplicemente il settore e la Commissione che si occupa degli affari sociali e dell’economia ma una cosa che viene messa in capo alla Commissione politica. Si sottolinea in questo modo, mi pare, il rapporto stringente tra questioni dello sviluppo e questioni della democrazia. Ne abbiamo parlato oggi in un breve colloquio che abbiamo avuto all’ora di colazione, ma questo è uno dei grandi temi che riguarda anche le politiche estere dell’Europa e i suoi rapporti con tanti paesi e su questo tema noi proveremo a misurarci.

Ringrazio nuovamente e rinnovo le congratulazioni a ELZINGA per l’ottimo lavoro svolto.

Paola SEVERINO (Ministro della Giustizia italiana)

(Doc. 13087)

Presidente dell’Assemblea, Signore e Signori, grazie.

È per me un grande onore prendere la parola in questa prestigiosa aula, davanti a questa Assemblea che rappresenta il cuore del Consiglio d’Europa.

Ho sempre apprezzato il ruolo che il Consiglio d’Europa ha rivestito e tuttora riveste nella promozione dei diritti fondamentali e dello stato di diritto e dell’accrescimento dei diritti sociali e politici degli Stati membri. Questa azione, peraltro, è destinata ad espandersi, a contagiare in senso virtuoso altri sistemi sociali e giuridici, come è testimoniato dalla larga adesione a talune importanti convenzioni anche da parte di Stati terzi.

La posizione che occupo nel Governo italiano, quella di Ministro della Giustizia, e la mia duplice esperienza professionale, che ringrazio il Presidente di aver ricordato, mi inducono a concentrare la mia attenzione su temi che fanno parte del mio specifico bagaglio culturale.

Penso in primo luogo all’azione del Comitato per la prevenzione della tortura. Al riguardo ho accolto con molta soddisfazione l’apprezzamento e l’elogio fatti dai rappresentanti del Comitato circa la preparazione e la professionalità del nostro personale di polizia penitenziaria italiana. Mi piace, poi, richiamare la ripetuta affermazione dei diritti fondamentali, specie quelli più esposti a violazioni perché riferiti a individui o gruppi più deboli: le donne, i bambini, le comunità etniche di minoranza, i detenuti, la devianza minorile. Mi riferisco, infine, al consolidamento dei principi giuridici attraverso le numerosissime convenzioni adottate. Desidero ricordare, tra le più recenti, la Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne e la Conferenza che si è tenuta a Roma nell’anno appena passato sulla Convenzione di Lanzarote, entrambe tempestivamente sottoscritte dall’Italia. Così come mi piace ricordare anche le Conferenze organizzate a Roma nel 2004 per varare la nuova carta dei detenuti, e nel 2012 per il consolidamento di essa.

E poi, ancora, non posso non ricordare le riflessioni, le proposte, i monitoraggi su rilevanti fenomeni come la corruzione e il riciclaggio, di cui abbiamo avuto la massima considerazione nella nostra opera di governo, così come lei, Presidente, ci ha ricordato, dando ad essi attuazione sia attraverso l’approvazione di leggi che attraverso la preparazione di approfonditi progetti di riforma.

Proprio su un rapporto, quello di cui si parla oggi, intitolato “Assicurare la funzionalità del sistema della Corte di Strasburgo”, di cui è rapporteur Mr. KIVALOV, che abbiamo appena ascoltato, l’Assemblea è ora chiamata a esprimersi. Trovo particolarmente significativo che questo rapporto abbia ad oggetto il ruolo della Corte europea dei diritti dell’uomo, che rappresenta non solo un caposaldo nella difesa dei diritti fondamentali, ma costituisce altresì un punto di riferimento per i giudici nazionali. Rappresenta - e qui mi riferisco specificamente al sistema italiano - un approdo ormai comunemente condiviso da parte dei giudici e degli operatori del diritto del mio paese, che le norme interne debbano essere lette e applicate alla luce dei principi sanciti dalla Convenzione, come affermato ripetutamente dalla Corte costituzionale italiana, pur nel rispetto dei principi essenziali dell’ordinamento costituzionale. E vi darò un esempio concreto di come i nostri giudici ritengono di ispirarsi nell’applicazione ai principi della Corte. Posso dire, con soddisfazione, che i giudici italiani sono ormai profondamente consapevoli che il sistema giuridico nazionale è un sistema “multilivello”, cioè costituito dalle norme interne e dalle norme sovranazionali. Di conseguenza, l’interpretazione deve essere il frutto di una circolarità ermeneutica che si arricchisce di apporti esterni e tra questi vi è, appunto, la giurisprudenza della Corte europea.

Il profondo rispetto che nutro verso questa Assemblea mi impone di non sottrarmi a un rilievo: quello che vede il mio paese tra quelli dai quali viene un alto numero di ricorsi alla Corte europea, così come il Presidente ha garbatamente ricordato. Non intendo soffermarmi sulla considerazione, pure fondata, che l’Italia è chiamata a rispondere prevalentemente di violazioni processuali, mentre di gran lunga inferiori sono le violazioni sostanziali, ma non posso tacere che questo aspetto mi rasserena almeno in parte sotto il profilo etico-sociale.

Desidero invece, con grande franchezza, fermare la mia riflessione su un aspetto molto importante che è stato oggetto di specifico rilievo. Mi riferisco alla recente decisione della Corte europea dell’8 gennaio scorso nel caso Torreggiani, con la quale il mio paese è stato ritenuto responsabile della violazione dell’art. 3 della Convenzione (il divieto di trattamenti inumani e degradanti) a causa del sovraffollamento delle carceri. Un problema difficile da risolvere, come ci ricordava il Presidente. È questo un tema che riveste per me la massima importanza. Sin dal primo giorno in cui ho assunto la gravosa responsabilità di Ministro della Giustizia ho fatto delle carceri una priorità del mio mandato e, quindi, del Governo, accogliendo in pieno gli importanti e ripetuti messaggi del nostro Presidente della Repubblica. La nostra, la mia azione si è sviluppata su vari fronti, tutti rigorosamente strutturali, così come suggerito proprio dalla sentenza appena citata: il piano dell’edilizia carceraria; quello volto a introdurre meccanismi di deflazione; quello finalizzato a favorire modalità di esecuzione della pena diverse dalla detenzione in carcere.

Sulle strutture carcerarie la nostra azione, pur dovendo fare i conti con le ristrettezze delle risorse disponibili, è stata particolarmente incisiva: l’obiettivo è quello di consegnare, entro il 31 dicembre 2014, altri 11.700 posti per detenuti. Già nel 2012 sono stati consegnati 3.178 nuovi posti, ai quali se ne aggiungeranno 2.382 entro giugno di quest’anno.

Nella situazione di emergenza di cui ho detto, abbiamo anche varato un decreto legge con l’obiettivo di incidere sia sul fenomeno delle cosiddette “porte girevoli”, e cioè gli ingressi in carcere delle persone arrestate solo per due-tre giorni, sia sulla durata della pena che si può scontare in casa (aumentata da 12 a 18 mesi). Gli ingressi per pochi giorni sono così passati, nel corso di questo anno, dal 27% del totale nel 2009 al 13% nel 2012, e ben 8.363 persone hanno potuto scontare la pena presso il domicilio. Nel complesso è stata registrata, per la prima volta e al di fuori di provvedimenti di amnistia, una riduzione della popolazione carceraria, scesa da 68.000 a circa 65.000 nel giro di 12 mesi. È stata infine disposta la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (un altro fenomeno estremamente doloroso della detenzione) entro il 31 marzo 2013: le persone saranno internate in strutture del Servizio sanitario nazionale, ma resteranno vigilate solo all’esterno dalle strutture della polizia di Stato.

Per completare il quadro degli interventi contro il sovraffollamento, ma anche in una più ampia ottica di politica criminale, il Governo ha presentato un disegno di legge sulla messa alla prova e su altre misure alternative alla detenzione. Costituisce per me motivo di grave rammarico che il Senato, per l’anticipato scioglimento del Parlamento, non abbia licenziato in via definitiva il provvedimento, che era già stato approvato a larghissima maggioranza dalla Camera. Tuttavia il seme è stato gettato, il messaggio è stato dato e accolto favorevolmente: proprio alcuni giorni fa il Procuratore della Repubblica di Milano ha dato disposizione ai suoi sostituti di limitare la custodia in carcere ai casi di assoluta indispensabilità a fini di indagine, di prevenzione e di punizione. Trovo questo uno straordinario esempio di come la nostra magistratura accolga tempestivamente gli input normativi e applicativi delle sentenze di questa Corte, ponendoli a fondamento dell’interpretazione della legge ed è questo il principio al quale mi richiamavo, in linea teorica, all’inizio del mio discorso e di cui troviamo un esempio di concreta applicazione.

Confido inoltre che il nuovo Governo e il nuovo Parlamento proseguiranno l’opera da noi iniziata, portando a termine quei progetti che abbiamo messo in campo e che rappresentano il completamento di quanto abbiamo già attuato in materia di recupero di efficienza e di razionalizzazione del sistema giustizia.

Tra le misure già approfonditamente studiate dal nostro Governo e che richiedono l’approvazione del Parlamento ricordo: una nuova regolamentazione del processo in absentia, in linea con la giurisprudenza della Corte europea; i progetti di modifiche normative nel campo della prescrizione e della depenalizzazione e per l’introduzione del reato di autoriclicaggio; una riconsiderazione della mediazione civile, dopo la sentenza della Corte costituzionale che per motivi formali ne ha decretato l’illegittimità. Qui, nel ricercare efficaci strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, bisogna coniugare esigenze di snellezza e rispetto del fondamentale diritto di accesso alla giustizia. Si tratta di misure importanti proprio nella prospettiva che ci ricordava il Presidente e cioè del superamento del problema dei tempi della giustizia italiana.

Citerò molto velocemente le misure già pienamente realizzate e approvate dal Parlamento, con le quali si è intervenuti in modo organico e in un ampio disegno teso a rendere più efficiente il sistema giustizia. Tutte queste nostre misure sono puntate verso questo risultato di sgombrare il campo da una serie di giudizi eccessivi e che portano anche, di conseguenza, un peso eccessivo alla Corte. Segnalo in particolare:

• La revisione della geografia giudiziaria, che otterrà una più razionale distribuzione delle corti sul territorio nazionale, con grandi recuperi di efficienza.

• L’introduzione di misure per ridurre l’arretrato negli uffici giudiziari, facendo ricorso a best practices, anche sulla base della customer satisfaction, secondo i suggerimenti del Comitato europeo per l’efficienza della giustizia.

• Un più rigido controllo sull’ammissibilità delle impugnazioni, attraverso un vero e proprio filtro delle impugnazioni, che eviterà che si abusi del processo in questa fase, che è quella che produce i maggiori ritardi della giustizia italiana.

• L’informatizzazione degli uffici con i conseguenti sollievi dal punto di vista dei tempi.

• La previsione del “Tribunale delle imprese”, che il Presidente ha avuto la bontà di ricordare espressamente.

• La modifica della legge Pinto sugli indennizzi per l’eccessiva durata del processo e al tempo stesso la predisposizione di misure amministrative normative per il sollecito pagamento degli indennizzi in modo da evitare quell’increscioso fenomeno del ritardo anche nella procedura per il riconoscimento dell’indennizzo che raddoppia i tempi di permanenza delle fasi di ricorso. Su queste ultime misure relative alla legge Pinto abbiamo ricevuto il positivo apprezzamento da parte del Comitato dei Ministri. Parimenti, la Corte ha apprezzato il recente distacco di tre magistrati presso la Corte che certamente contribuirà a rendere più fluidi e costruttivi i rapporti con essa.

• La ratifica delle Convenzioni del Consiglio d’Europa sulla corruzione, firmate nel 1999 e che attendeva di essere approvata da anni.

Su tutte queste recenti riforme, che sono già state attuate perché sono state approvate dal nostro Parlamento, sarà inoltre assicurato un effettivo sistema di monitoraggio e di rilevazione.

In conclusione: sono fiduciosa che il sistema-giustizia in Italia riceverà, tanto dalle iniziative messe in cantiere quanto da quelle già pienamente realizzate, una spinta benefica e ho molto apprezzato l’apertura di credito che in quella sentenza che ho citato vi è stata. In essa, infatti, lungi da una condanna del sistema italiano, ci si ripromette, da qui ad un anno, di verificare gli effetti deflattivi delle nuove leggi sul sistema giudiziario e sul sistema carcerario italiano.

Avrei molti altri argomenti da trattare, signor Presidente, ma capisco che gli importanti lavori che vi occupano reclamano il loro tempo.

Desidero ancora una volta ringraziare il signor Presidente e tutti gli onorevoli componenti dell’Assemblea parlamentare per l’attenzione prestata alle mie parole e concludo con un augurio e un incitamento: bisogna tendere all’impossibile per realizzare almeno il possibile.

Grazie.

Paola SEVERINO (Ministro della Giustizia italiana)

(Doc. 13087)

No, grazie Presidente, non intendo intervenire se non per dire che ho ascoltato con molto interesse gli interventi che ci sono stati e che sono stati assolutamente in linea con le indicazioni che anche il Governo italiano ha dato alle leggi che sono state nel frattempo approvate.

Sarei estremamente grata se di tutto questo si tenesse la massima considerazione. Mi rendo conto che il tempo di stesura dei rapporti è lungo, ma confido che nei prossimi rapporti si possa tenere conto delle tante riforme nel frattempo attuate dall’Italia e che sono esattamente nella linea di incoraggiamento indicato dal rapporto.

Grazie.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13085)

Grazie, Signora Presidente. Cari Colleghi.

Dopo lungo lavoro in questi anni, l’Assemblea parlamentare ha cominciato nel 2000, cioè dodici anni fa, a occuparsi e ad aprire un dialogo di monitoraggio con la Bulgaria. Da allora a oggi, riteniamo che la Bulgaria durante tutto il periodo di monitoraggio e di post-monitoraggio (dieci anni di monitoraggio e due di post-monitoraggio), abbia continuato a introdurre sostanziali progressi attraverso la sostanziale approvazione di riforme e il rispetto degli obblighi che le erano state imposte.

In questo dodicennio è stato confermato sia attraverso l’accesso all’Unione europea nel 2007 e dal lavoro svolto i questi due anni di post-monitoraggio che, grazie all’Assemblea parlamentare e alla Commissione di monitoraggio, ho avuto l’onore di seguire da vicino. La Bulgaria ha cercato di implementare il maggior numero possibile di raccomandazioni dell’Assemblea. E infatti è con soddisfazione che il parlamento e tutte le forze politiche che si sono alternate al governo di questo Paese hanno mostrato e continuano a dimostrare la loro sostanziale volontà politica di ottemperare alle obbligazioni e alla piena appartenenza al Consiglio d’Europa in accordo con gli standard democratici e così anche con le indicazioni più volte sopravvenute nel lavoro congiunto svolto dalla Bulgaria in questi dodici anni con la Commissione europea e la Commissione di Venezia rivolgendo una particolare attenzione al punto specifico dell’aumento della trasparenza e dell’indipendenza del sistema giudiziario.

Certamente, dal 2008 al 2012 è stato successivamente emendato l’atto unico del sistema giudiziario. Questo è un dato di fatto. Per rendere più selettiva la procedura per i membri che vengono eletti nella Corte suprema giudiziaria, nell’Ispettorato e la decisione suprema dei magistrati.

Secondo fatto: l’adozione nel 2010 della strategia di continua riforma del sistema giudiziario, altro dato oggettivo che accresce la credibilità e la fiducia da parte dei cittadini nei confronti del sistema giudiziario. Anche se rimangono alcuni aspetti, per esempio la nostra preoccupazione di vedere il Ministro della giustizia all’interno, come presidente del Supremo Consiglio giurisdizionale, tema che ci preoccupa ma che appare assolutamente poco influente per esempio per la valutazione della Commissione europea, che sullo stesso punto ha un’opinione completamente diversa dalla nostra. Certamente con queste riforme, la Bulgaria ha assicurato un’effettiva implementazione e un uso rafforzato della capacità manageriale e del ruolo del Supremo Consiglio giurisdizionale. C’è bisogno di una maggiore comprensiva legislazione amministrativa; questo è un dato che manca, ma in questo rispetto molti nostri Paesi sono in continua riforma.

Siamo molto soddisfatti perché nel 2010 e nel 2012 sono state finalmente adottate la legge sull’illegalità dello Stato e anche la legge sul conflitto d’interessi in collaborazione ovviamente con la Commissione di Venezia e con il Consiglio d’Europa. Qualche giorno fa, e precisamente il 19 dicembre, è stata ratificata dal parlamento la convenzione sul riciclaggio del denaro sporco. Ci sono comunque dei passi che devono ancora essere compiuti, lo diciamo nella nostra risoluzione, in particolare per combattere la corruzione implementando e rafforzando la qualità del sistema d’investigazione anche se molti passi positivi sono stati fatti in questo campo grazie alla collaborazione attiva e continua tra la Bulgaria e il gruppo di esperti di lavoro greco e della Commissione di Venezia.

Abbiamo assistito all’implementazione delle decisioni della Corte europea di giustizia e dei diritti umani, attraverso un’importante legge nell’Assemblea nazionale, cui tutti hanno partecipato nel settembre 2012, che prevede un rendiconto annuale da parte del governo non solo dei casi ma anche come si è data attuazione a queste decisioni. C’è stato nell’atto generale un importante emendamento incluso nell’atto generale sul Ministero degli Interni adottato nel 2012, per combattere gli abusi sui diritti umani. C’è stata una nuova legge sui media - all’inizio del 2010 - che finalmente rende trasparente la proprietà dei mass-media, in questo caso dei mass-media stampati, cioè della carta stampata. E noi chiediamo in questo caso che venga estesa questa possibilità per conoscere i proprietari dei mass-media anche per i network televisivi e radiofonici.

Certamente, come già detto sussistono delle preoccupazioni ma i fatti che sto elencando sono fatti molto positivi e continuo ad elencarne altri. Per esempio a conferma della propria continua volontà di progredire in questo campo, voglio assicurarvi che come per tutti gli altri paesi, si chiede alla Bulgaria come al nostro paese che è un paese di antica democrazia come tanti dei vostri, di continuare a salvaguardare l’indipendenza dei magistrati nel sistema giudiziario. Ma come a tutti noi, si chiede di continuare a lavorare insieme alla Commissione di Venezia per riformare la questione giudiziaria. Come a molto di noi, si chiede di rafforzare e rivalutare il sistema di valutazione dei giudici. Di assicurare che non ci siano interferenze tra il potere politico e quello giudiziario secondo le raccomandazioni della Commissione di Venezia; di incoraggiare e sostenere il lavoro che comunque sta svolgendo il Consiglio supremo giurisdizionale. Di sviluppare le risorse umane, anche attraverso finanziamenti ovviamente. Di razionalizzare e stabilire un unico sistema amministrativo; di analizzare le deficienze che esistono nel proprio paese. Queste sono parti di risoluzioni che potremmo trovare in qualsiasi risoluzione di post-monitoraggio o di valutazione dei nostri sistemi democratici in cui viviamo.

Con questa risoluzione chiediamo certamente di elevare lo standard di valutazione per i nuovi membri della Corte costituzionale, per l’Ispettorato e i nuovi membri che verranno eletti nel Consiglio supremo giurisdizionale. Chiediamo di incoraggiare ancora di più - anche se passi avanti sono stati fatti - nella collaborazione con la società civile. Di riformare finalmente il codice penale, un’annosa questione che la Bulgaria si porta da dodici anni a questa parte. Ma sappiamo - perché così è stato detto e non per le opinioni volanti ma per atti scritti della Commissione europea e della Commissione di Venezia - che si sta lavorando finalmente a una riforma del Codice penale insieme a loro cercando di lavorare assieme per evitare per esempio che ci sia la criminalizzazione per il reato di deformazione da parte dei giornalisti. Apro una parentesi: un reato che è previsto criminalizzato nel nostro paese, cioè in Italia. Quindi è ovvio: si sta lavorando per migliorarlo ma alcuni paesi europei di antica democrazia questo reato ce l’hanno ancora.

Si chiede ancora di continuare a combattere contro la corruzione e implementare ancor più (non che non sia stato fatto), ancor più le raccomandazioni del GRECO. Si è fatto attraverso già questa legge che citavo contro il lavoro e la criminalità organizzata, attraverso questa importante legge sull’illegalità del maggio 2012. Si chiede di riformare la legge del conflitto d’interessi, che esiste, e si chiede di aumentare le sanzioni. Si chiede di stabilire delle istituzioni indipendenti per la lotta alla corruzione: già oggi viene attuata attraverso altri organismi. Ma questa normativa di un istituto indipendente di lotta alla corruzione non esiste neanche in Italia e in altri Paesi di cosiddetta antica democrazia. Gli si chiede di farlo e si fa bene a farlo.

Si chiede di fare anche qui un’analisi sulle maggiori difficoltà, che chiameremmo in latino deficienze, del sistema per la lotta alla corruzione per poter migliorare ulteriormente. Si chiede una totale e veloce implementazione della nuova convenzione approvata sul riciclaggio del denaro sporco e di continuare gli sforzi già grandi fatti con grande determinazione per combattere gli abusi dei pubblici ufficiali della polizia. Come ho detto prima, di allargare la legge sulla trasparenza della proprietà dei media, di assicurare che non ci sia il reato di diffamazione, di condannare con forza e incondizionatamente ogni atto contro le minoranze - cosa che viene fatta dalle autorità dello Stato, ma talvolta a livello locale viene in qualche modo ritardata. Di dare piena implementazione alle decisioni della Convenzione sulle minoranze e, certo, gli si chiede anche in materia di convenzioni, di ratificare una convenzione che non è ancora stata ratificata, ossia la Carta europea sulla tutela delle lingue di minoranza. D’identificare e di seguire le indicazioni del Commissario dei diritti umani.

Insomma, tutto questo per dire: in questa risoluzione in cui chiedo - e attiro la vostra attenzione su questo - di chiudere il monitoraggio, non c’è un elenco di tante drammatiche vicende che non sono state chiuse. C’è un elenco di miglioramenti che ancora si devono fare dopo averne fatti tanti necessari, molti dei quali sarebbero necessari anche nei nostri paesi. E quindi guardiamo con oggettività al dialogo di post-monitoraggio della Bulgaria e con oggettività non potrete che sostenere la mia idea di chiudere questo dialogo di post-monitoraggio che prevede comunque un altro anno di valutazione informale da parte della Commissione di monitoraggio. Quindi, non ci sarà l’abbandono della Bulgaria ma un continuo e attento seguito di attenzione da parte nostra.

Grazie.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13085)

Grazie Presidente,

la sua generosità era nota prima di questa decisione e lo sarà ancora di più.

Ringrazio tutti voi. Si tratta della mia ultima relazione in questa seduta parlamentare sul monitoraggio, quindi vi ringrazio dell’attenzione con cui avete studiato questo rapporto. Ringrazio sia chi ha criticato sia chi ha apprezzato il lavoro fatto, che è, voglio assicurarlo a tutti, fuori da ogni tifoseria elettorale che si avvicina con la campagna elettorale in Bulgaria.

Voglio rispondere brevemente ad alcune più significative e più puntuali osservazioni che mi sono state fatte. Certo, è stato detto da Tiny KOX e dal collega bulgaro che è appena intervenuto, un giovane musulmano ha attentato a un leader di un partito musulmano qualche giorno fa e questa potrebbe essere la ragione per discutere dello stato della democrazia in un paese. Bene, forse avremmo dovuto espellere la Norvegia per un attentato fatto qualche mese fa, perché sono state ammazzate centinaia di persone. Esistono dei pazzi nei nostri paesi, non per questo noi mettiamo in discussione il sistema di sicurezza o il sistema di sanità mentale dei cittadini e delle istituzioni democratiche nei nostri paesi. Ovviamente sono fatti gravi, ma da un fatto grave far derivare la crisi di una democrazia…Io vorrei chiedere un minimo di cautela nell’uso delle parole.

Nella nostra risoluzione, che originariamente era per chiudere il post-monitoraggio, ci sono tante cose che chiediamo alla Bulgaria, a cui riconosciamo dei passi importanti e stabili nelle riforme che si fanno, ma tante cose di queste le chiederemmo anche ai nostri paesi. È stato detto: “Siate onesti”. Chiederei: cerchiamo di essere tutti onesti e di usare lo stesso metro che vogliamo usare in questo caso come abbiamo fatto in passato e come forse dovremmo fare in futuro, perché respingendo per alcune vostre ragioni la chiusura del post-monitoraggio, vi invito ad aprire il monitoraggio per esempio su un paese come l’Italia che ha la penalizzazione e la criminalizzazione del reato di diffamazione e dove ci sono state recentemente, sotto diverse amministrazioni politiche, incidenti contro i Rom. Perché non l’avete fatto?

Tutti abbiamo dei nei. Qua non si tratta di dire se ci sia una democrazia pulita, trasparente, assolutamente perfetta. Tutti siamo in cammino. Dobbiamo riconoscere chi ha fatto grandi passi ed ha pienamente risposto agli standard europei e chi ne ha fatti molti per arrivare agli standard europei e ha dimostrato di continuare a volerne fare. Questo è lo scopo del post-monitoraggio.

Tutto questo per dirvi che io continuo a sostenere che la situazione più ragionevole in questo momento sia chiudere il post-monitoraggio, che non chiude nessuna osservazione sulla Bulgaria, come ha chiesto il collega OMTZIGT ma consente comunque alla Commissione di monitoraggio di proseguire per un anno per un ulteriore valutazione, grazie.

Luca VOLONTÈ (Italia PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13085, Emendamento 9)

La ragione è identica a quella portata dalla collega GROZDANOVA. In origine questa bozza di risoluzione era per chiudere il post-monitoraggio quindi vogliamo tornare all’originaria discussione avuta nel mese di novembre e alle convinzioni che io, come rapporteur, mi ero fatto insieme a molti colleghi. Chiudere il monitoraggio non significa fare un passo indietro, lo dico ai colleghi che invece temono passi nel buio, come non sono stati dei passi indietro i dodici anni che sono trascorsi in avanti. Quindi chiudere il monitoraggio vuol dire continuare ad avere fiducia nelle riforme di tutte le parti politiche in Bulgaria.