IT13CR19

AS (2013) CR 19

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2013

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(Terza parte)

ATTI

della diciannovesima seduta

Lunedì 24 giugno 2013, ore 11.30

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Giacomo SANTINI (Italia, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13233, Doc. 13233 Addendum II, Doc. 13237)

La ringrazio Presidente e ringrazio il bureau per avermi assegnato il compito di essere rapporteur per illustrare l’attività svolta dall’ultima sessione plenaria, quella di aprile, ad oggi. Coma al solito, questo rapporto riveste un carattere eminentemente tecnico ma mi permetterò, da parlamentare, di aggiungere anche qualche annotazione politica per sottolineare che il ruolo di questo organo interno non deve essere solo quello di fare da notaio delle riunioni o da organizzatore del calendario d’aula, ma si impegna, deve impegnarsi, per valutare, selezionare e preparare i temi e le vicende che caratterizzano il periodo, tra una sessione e l’altra, come una cabina di regia attiva e intelligente, quindi non soltanto formale, ma immersa nei significati profondi degli eventi che vengono presi in esame.

Non potrebbe che essere così, considerato che il bureau e la commissione permanente sono composti dai capigruppo, dai capi delegazione e dai presidenti di commissione: tutti parlamentari di matrice politica, con differenti sensibilità ma con lodevole capacità di dialogo e di sintesi. Intendo dire che è molto interessante partecipare a queste riunioni perché si vive una sorta di anteprima del dibattito d’aula senza peli sulla lingua, con la determinazione di chi difende un’opinione, nel rispetto di quella degli altri.

Particolarmente preziose sono le riunioni che il bureau e la commissione permanente tengono nei paesi membri, perché si ha l’opportunità di entrare a contatto diretto - di immergersi, vorrei dire - con le problematiche locali da confrontare con quelle generali dei 47 paesi membri.

L’ultima riunione si è svolta, com’è stato ricordato dal Presidente, dal 30 al 31 maggio a Erevan in Armenia, un paese di antichissime tradizioni che sta vivendo l’esperienza di una giovane democrazia ed ora anche quella di paese presidente di turno del Comitato dei ministri.

Desidero ringraziare vivamente - e credo di poterlo fare a nome di tutti, ma l’ha già fatto il nostro Presidente MIGNON - i colleghi armeni e, attraverso di loro, il governo e il parlamento che ci hanno accolto con grande apertura politica e con notevole generosità e ospitalità.

Non solo: il dibattito avuto con il Presidente dell’Assemblea nazionale ABRAHAMYAM e con il ministro degli Esteri NALBANDIAN ci ha rivelato una grande capacità di analisi, un’apertura, anche sulle problematiche più complesse, come il conflitto sull’Haut-Karabak sul quale i due rappresentanti armeni non si sono sottratti alle domande dei parlamentari presenti. Essi hanno condiviso la dichiarazione conclusiva proposta dalla commissione permanente, nella quale si fanno chiari auspici di vedere risolta l’antica diatriba tra Armenia e Azerbaijan proprio grazie al Consiglio d’Europa che prevede la staffetta diretta tra questi due paesi nella presidenza di turno del Comitato dei ministri.

Si è parlato, in quel dibattito molto animato, di riconciliazione in maniera piuttosto esplicita e nessuno si è tirato indietro.

Per quanto riguarda il seguito delle risoluzioni della precedente sessione che fa parte del mio dovere di rapporteur, devo dire che il bureau ha approvato la proposta di dedicare un dibattito sui rifugiati siriani in Giordania, però ispirato all’obiettivo di come organizzare e sostenere gli aiuti internazionali. Un rapporto di fondo sarà affidato alla commissione immigrazione e rifugiati e un rapporto per parere alla commissione politica. Un secondo tema è quello della richiesta di un procedimento di monitoraggio nei confronti dell’Ungheria venuto dalla commissione monitoring che già si era vivacemente confrontata al suo interno e come del resto è avvenuto anche a Erevan, dove questo dibattito è stato approfondito, e per questo il bureau ha deciso di organizzare un dibattito generale qui domani pomeriggio in plenaria.

Una decisione particolarmente significativa riguarda i diritti delle donne, che qui vengono tutelati, ne abbiamo avuto un esempio, anche nella contestazione della delegazione dell’Islanda questa mattina. Nel programma di questa sessione plenaria, su richiesta della commissione sull’eguaglianza e la non discriminazione, è stato inserito un intervento del ministro francese Madame Najat VALLAUD-BELKACEM nel quadro del dibattito sul rapporto che ha un titolo significativo: “Lottare contro la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”.

Ancora una volta, come lo ha ricordato il Presidente, particolarmente attivo è stato il Consiglio d’Europa come osservatore delle elezioni e durante il periodo che intercorre dall’ultima sessione a quella che si apre oggi, si è discusso delle elezioni in Montenegro, sia a Erevan che in Bulgaria.

Un gruppo di parlamentari del Consiglio d’Europa, presieduto dal collega Luca VOLONTE si è recato in Albania - sta rientrando proprio oggi - per seguire le elezioni in quel paese nell’ultimo weekend.

Due scadenze elettorali presidenziali, segnalate dal bureau, particolarmente cruciali sono previste per ottobre in Azerbaijan e in Georgia. Non ci nascondiamo che dai risultati delle urne dipenderanno in linea generale gli equilibri politici e generali nella zona del Caucaso.

Ci si è occupati anche del premio dei Diritti dell’Uomo Vaclav Havel. Il bureau ha designato i suoi tre membri della giuria che rappresenteranno il Consiglio d’Europa, assieme al Presidente dell’assemblea, e che avranno il compito di scegliere il premiato o la premiata di questo importante premio simbolico del Consiglio d’Europa, unitamente ai tre membri della biblioteca Vaclav Havel e a quelli di Carta 77.

È un premio molto importante e simbolico. Abbiamo già stabilito le scadenze: entro la fine di questo mese scade il termine per la presentazione delle candidature.

Nel mese di agosto si terrà a Praga una riunione che procederà alla preselezione di tre candidati. Il Presidente ha l’incarico poi di rendere pubblici questi nomi tra i quali, alla fine di settembre, sarà scelto un solo vincitore. E quindi in settembre, in plenaria, nella sessione di autunno, vi sarà la premiazione.

Vorrei aggiungere qualche parola alla riunione di stamattina del bureau. Il Presidente è stato ricco di dettagli ma ha sorvolato su una parte iniziale che abbiamo particolarmente apprezzato, dove ha parlato dei suoi viaggi recenti in Algeria, Marocco e Tunisia. Fa parte del suo ruolo di presidente itinerante, è un po’ un nomade più che un parlamentare, ma questo è il suo lavoro. A nome di tutti, desidero ringraziarlo per la fatica che costa viaggiare in queste condizioni. Il Presidente ha apprezzato in modo particolare lo spirito di cooperazione che ha riscontrato tra questi tre paesi al punto da auspicare che si crei una sorta di “Maghreb arabo”, così lo ha definito, che favorisca condizioni di dialogo, di mediazione, come possibilità di uscita dai conflitti attuali. Prossimamente, ha manifestato il desiderio di andare in Palestina e lì il suo ruolo sarà davvero molto delicato.

Vorrei anche ringraziare il Vice Segretario del Consiglio d’Europa, Gabriella BATTAINI-DRAGONI che ha pubblicamente apprezzato questo lavoro di contatti che sta portando avanti il nostro Presidente a nome di tutti.

Sui dibattiti di urgenza e attualità abbiamo appena parlato e mi permetto solo di aggiungere a quanto ha detto il Presidente che abbiamo purtroppo tante buone idee, tante proposte, ma il tempo è sempre tiranno. Lavoriamo per tutta la settimana ma ci accorgiamo che bisogna sempre ridurre i tempi di intervento perché tanti sono i colleghi che desiderano intervenire. Questo, oltre a rappresentare un motivo di soddisfazione perché significa che c’è voglia di partecipare, smentisce un luogo comune che vorrebbe i parlamentari poco propensi a lavorare. Evidentemente abbiamo voglia di lavorare.

Un’ultima cosa, non ci sarà l’intervento di Martin SCHULZ, Presidente del Parlamento europeo. Come vecchio parlamentare europeo - tengo a ricordare che ho fatto due legislature al Parlamento europeo - avrei tenuto moltissimo ad avere questa opportunità di confrontare il lavoro delle due grandi istituzioni. Il dialogo tra Parlamento europeo e Consiglio d’Europa è sempre più auspicabile. Le due istituzioni devono procedere con una cooperazione reale non soltanto formale o politica. Il tempo che era riservato a Martin SCHULZ sarà aggiunto a quello previsto per il dibattito sul Medio Oriente con il collega MARCENARO. Mi rallegro di questo perché è un tema davvero importante per tutti noi e per l’aula.

Un’ultimissima cosa: c’è l’attività ordinaria che affido alla vostra osservazione attraverso i documenti. Non mi dilungo sugli aspetti burocratici come la variazione delle commissioni e l’autorizzazione alle missioni, ma vi segnalo un aspetto molto grazioso, molto delicato che abbiamo portato dalla visita in Armenia: il governo di Armenia ha proposto al bureau, che ha accettato, di donare a questo emiciclo, storicamente molto bello ma forse un po’ da rivedere, delle vetrate artistiche per rendere più pittoresche le finestre. Quindi prossimamente, per chi avrà la fortuna di lavorare in questo emiciclo, ci sarà questo elemento colorato e ulteriore che contribuirà a rendere più gradevoli i lavori.

Non sarà purtroppo il mio caso perché questa è la mia ultima settimana d’impegno parlamentare così come questo sarà il mio ultimo rapporto ma faccio tanti auguri a coloro che saranno qui e, dopo sette anni, di lavoro ho il piacere di ringraziare tutti per la collaborazione e per l’attenzione a questo rapporto. Sono anche lieto di regalare due minuti al mio amico Andy GROSS per il suo rapporto.

Pietro MARCENARO (Italia, SOC)

(Doc. 13233, Doc. 13233 Addendum II, Doc. 13237)

Grazie Signor Presidente,

prima di svolgere questo breve intervento, lasciatemi rivolgere un pensiero commosso e riconoscente a Nelson MANDELA che sta lottando contro la morte con la stessa forza e serenità con cui ha vissuto la sua vita, a un uomo senza il quale il mondo di oggi sarebbe peggiore di come lo abbiamo conosciuto.

In questi mesi che ci separano dalla precedente sessione, sono successe molte cose. Sono state poche settimane ma sono state delle settimane molto intense. In queste settimane abbiamo visto emergere movimenti, domande, bisogni, richieste che hanno messo alla prova la democrazia. Che ci parlano della nostra insufficienza, che ci parlano delle difficoltà che le istituzioni che noi rappresentiamo hanno a interpretare i nuovi problemi e i nuovi bisogni.

Io voglio nominare in questo breve intervento solo due aspetti, anche se ce ne sarebbero moltissimi altri. Il primo riguarda la Turchia: ne voglio parlare per la dimensione del fenomeno politico e sociale che gli avvenimenti in Turchia mettono in evidenza, ma soprattutto per l’importanza straordinaria che, a mio avviso, ha la Turchia per il Consiglio d’Europa e per l’Europa in quanto tale, e perché la Turchia - oltre a questo - rappresenta un punto di riferimento per tante forze che nel mondo islamico, soprattutto, si stanno muovendo e stanno ricercando nuove soluzioni. I nostri amici tunisini che sono qui con noi possono testimoniare dell’attenzione con la quale hanno guardato all’esperienza di ERDOGAN e del suo governo in questi anni.

Bene, io credo che gli atti a cui abbiamo assistito e le parole che abbiamo udito in queste settimane ci impongono di chiedere alle autorità turche un atto di responsabilità. Queste parole ci hanno preoccupato. Queste parole ci hanno detto di una Turchia che potrebbe allontanarsi dalla prospettiva europea, che potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di un’altra strada. Noi siamo un’istituzione che può fare qualcosa. Non si tratta di indicare col dito le responsabilità della Turchia, si tratta di chiedere alle autorità turche di aprirsi a un confronto che è con l’Europa ma attraverso l’Europa è con i suoi concittadini e la sua società.

Lasciatemi dire un’ultima parola per quanto riguarda l’Iran: non fa parte dei temi di cui noi ci occupiamo normalmente, ma è cambiato qualcosa in Iran. È cambiato qualcosa! La comunità internazionale aiuti questo cambiamento chiedendo che sulla questione nucleare ci sia un negoziato e una prospettiva che rassicuri e che dia risposte. Ma io aggiungo e voglio dirlo concludendo in questo modo: trovo veramente scandaloso – scandaloso – che nessuno ancora abbia chiesto al nuovo Presidente dell’Iran di dimostrare la sua apertura liberando dalle prigioni tutti quelli che in queste prigioni oggi sono ancora trattenuti, a partire dai leader che guidarono le elezioni del 2009.

Se parliamo solo dell’energia nucleare e non parliamo di questo problema, vuol dire che siamo sordi rispetto a una società iraniana che invece ha dimostrato di usare ogni spazio e ogni possibilità per affermare una nuova strada. Io penso che anche da qui una parola potrebbe venire.

Grazie.

Giacomo SANTINI (Italia, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13233, Doc. 13233 Addendum II, Doc. 13237)

Sarà una replica molto breve. Solo il tempo per ringraziare tutti coloro che hanno manifestato apprezzamento per il mio rapporto e anche verso la mia persona con dei complimenti che non merito ma che ricambio di cuore. Volevo solo evidenziare due proposte che sono state avanzate.

Il collega MARCENARO ha richiesto un dibattito sui fatti della Turchia. Devo aggiungere che nel dibattito d’urgenza dove si parla di manifestazioni popolari si può inserire tranquillamente ogni argomentazione che riguardi la Turchia, la Svezia e quello che ognuno riterrà opportuno.

Ringrazio in particolare il collega XUCLA che parla di conflitti congelati, ma questo appartiene al futuro quindi anche il dibattito sul Nagorno-Karabakh che ha sollecitato potrà essere proposto al bureau che in seguito deciderà. Mi complimento con il collega GROSS per l’equilibrio che ha manifestato nel trattare un tema così delicato come le elezioni in Bulgaria e, considerato che la maggior parte delle domande, delle proposte e delle osservazioni sono state rivolte a lui, gli cedo volentieri questi 50 secondi che mi rimangono perché possa rispondere in maniera più ampia.