IT13CR23

AS (2013) CR 23

 

Versione provvisoria

SESSIONE ORDINARIA 2013

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(Terza parte)

ATTI

della ventitreesima seduta

Mercoledì 26 giugno 2013, ore 10.00

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO

Renato FARINA (Italia, PPE/DC / EPP/CD)

(Doc. 13228)

Grazie Signor Presidente.

Il rapporto è completo e molto utile. L’ho già distribuito ai miei colleghi del Parlamento italiano perché è una disamina attentissima della situazione, compresa quella italiana. Io però preferisco, in questo momento, soffermarmi su un punto del rapporto, il punto 8 del progetto di risoluzione, in cui si parla di una riforma dei comportamenti culturali. Insomma, la cultura da cui si origina la corruzione. Io ritengo che siano fondamentali la repressione, la chiarezza della legge, la certezza e la rapidità della pena. Salgo sulle spalle dei colleghi che mi hanno preceduto e sfrutto le loro riflessioni dandole per buone. Provo a fare un discorso sulla cultura e sull’educazione.

Il punto di vista economico e sociologico è stato ben trattato. Vediamo l’etimologia della parola “corruzione”. C’è un’etimologia ufficiale e formale che dice “corruputio, corruptus” che vorrebbe dire “rompere con”, rompere usando qualche mezzo. Ma c’è un’altra etimologia che fa discendere la parola da “cor ruptus”, “cuore spezzato”, “cuore frantumato”, dove la parola “cuore” va intesa in senso biblico, cioè la corruzione è lo sfaldamento, la putrefazione del sentimento stesso dell’umano. In questo senso, la corruzione è peggiore di un atto criminale, perché l’atto criminale è un atto singolo, un errore dovuto a impulsi e disegni criminali, ma non ha bisogno di un clima circostante di appoggio e di condivisione, è persino peggiore di un omicidio perché è un cancro morale. È una malattia contagiosa, perché mentre il delitto genera repulsione e, solo in alcuni casi, emulazione, la corruzione vive del trionfo di chi è corrotto, nelle società dove è accettata come qualcosa di veniale. Non come un atto cattivo, ma come una mentalità per cui mozartianamente possiamo dire “così fan tutti”, dal livello più basso a quello più alto.

Ricordo nei libri di Šalamov, i Racconti di Kolyma, come la corruzione che partiva dei vertici del sistema dei crudeli riusciva a penetrare fino ai punti più infelici del Gulag, perché ha questo di caratteristico: ci rende tutti uguali nel male. Come si fa a invertire questa cosa? Prima di tutto, non credo che la cosa più indispensabile sia creare una specie di classe di ottimati che siano puri e cristallini, ma la politica deve sostenere quelle esperienze di base dove la corruzione è vinta da una vita più buona. Credo che sia questo il grande compito della politica: sostenere, applicando il principio della sussidiarietà, tutte le iniziative che documentano un processo di educazione che aiuta gli uomini a respingere questa tentazione. Questo è il progetto per cui vanno insieme educazione e repressione.

Grazie.