SESSIONE ORDINARIA 2003

(Terza parte)

ATTI

della ventunesima seduta

Mercoledì 25 giugno  2003 - ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


PISCITELLO

Onorevoli colleghi, il traffico di giovani donne sta assumendo in tutto il mondo dimensioni sempre più drammatiche. Si tratta di uno dei crimini più efferati e lesivi dei diritti umani, per il quale è richiesto un crescente coinvolgimento della comunità internazionale, al fine di individuare sempre più efficaci strumenti di contrasto e di cooperazione.

Dobbiamo chiederci perché tale fenomeno mondiale sia in crescita e se le strategie d’intervento intraprese da ogni paese siano, o no, sufficienti ed adeguate e quali eventuali nuove misure vadano perseguite.

Non vi é dubbio alcuno che svariate cause abbiano determinato un’accelerazione geometrica dei fenomeni migratori: l’esplosione demografica, come anche quella del sistema politico - ovvero la rottura del bipolarismo del sistema mondiale -, la globalizzazione economica, la modernizzazione dell’agricoltura e l’aumento degli squilibri e delle ineguaglianze tra le diverse aree e regioni del mondo. Ma é ancora più vero che tali mutamenti hanno richiamato in vita vere e proprie forme di schiavitù.

Donne minori – si stima che siano cinquecento mila le donne dell’Europa orientale vittime del traffico – sono strappate dalle loro case e dalle loro famiglie con la violenza, con l’inganno e con la minaccia di ritorsione sui familiari. Spesso rapite poi violentate. Una volta annientate nello spirito e nel corpo, vengono gettate sulla strada con l’obbligo di prostituirsi. E, ove non adempiano puntualmente alle imposizioni, sono sottoposte a percosse, tortura e soprusi di ogni genere. Di fronte a tale orrore, la coscienza umana e la società civile devono agire con fatti concreti che pongano fine a questo turpe mercato. Il fenomeno, per sua stessa natura extranazionale, richiede la cooperazione di tutti i paesi coinvolti: i paesi d’origine, cioè i serbatoi da cui provengono le vittime di questi traffici; i paesi di transito, laddove la criminalità organizza i suoi traffici, facendo da tramite e consentendo il trasferimento delle donne da un’area all’altra del mondo; e i paesi di destinazione, dove la domanda di servizi e di prestazioni sessuali, o di lavoro sottopagato e di sfruttamento, é molto alta.

Occorre un impegno, maggiore e preciso, da parte dei Governi. La sensibilità di fronte a questo fenomeno deve crescere fortemente.

La Commissione affari sociali è favorevole al rapporto e appoggia, in particolare, la proposta di istituire in ogni stato un relatore nazionale sulla tratta, per meglio individuare il fenomeno e tenere aggiornato il relativo dossier. La Commissione affari sociali, in una raccomandazione del 2001 sulle provenienze dall’Europa centrale e orientale, di cui fu relatrice l’onorevole Pozzatasca, auspicava, da parte sua, un’altra istituzione: un difensore delle vittime della tratta.

Presidente, mi dia ancora 30 secondi per chiudere.

Per queste ragioni, dobbiamo dedicare il massimo impegno all’elaborazione del rapporto, sapendo però, cari colleghi, che c’è il rischio che diventi un ulteriore rapporto sulla questione del traffico degli esseri umani nel mondo. Cerchiamo di evitare questo rischio, affrontiamolo piuttosto con proposte concrete e specifiche per adeguare la legislazione internazionale. Grazie.

PISCITELLO

Signor Presidente, quest’emendamento della Commissione è volto ad aggiungere alla proposta del rapporto sul relatore nazionale della tratta anche un difensore delle vittime della tratta, che possa essere più vicino alle vittime e alle loro famiglie in ogni paese. Grazie.

PISCITELLO

Signor Presidente, quest’emendamento chiede di concentrarsi sul problema dei clienti, attraverso delle ricerche sociologiche, per la comprensione del fenomeno. É evidente che, in un fenomeno così triste, purtroppo l’offerta non può prescindere da una domanda molto vasta. Noi proponiamo che si sviluppino ricerche sul fenomeno, proprio per verificare qual’è la soluzione da affrontare rispetto al problema dei clienti.

NARO

Signor Presidente, il progetto di risoluzione proposto prevede che l’Assemblea chieda al Governo d’Israele di garantire che il diritto umanitario internazionale sia rispettato durante le operazioni militari. É una richiesta sacrosanta che condivido totalmente. Ma nel progetto di risoluzione non è formulata un’analoga richiesta all’autorità palestinese. Ecco il senso dell’emendamento.

Propongo pertanto che per effetto di un’autonoma volontà, il nuovo Governo palestinese s’impegni unilateralmente, magari con una dichiarazione, a neutralizzare e sradicare tutte le fazioni terroristiche operanti nel territorio palestinese.

Del resto, la notizia diffusa da qualche giornale che venerdì prossimo, al Cairo, il Governo e le fazioni palestinesi potrebbero sedersi ad un tavolo e potrebbero auspicare ad una sospensione degli attentati conferma quanto sia opportuno l’emendamento.