SESSIONE ORDINARIA 2003

(Terza parte)

ATTI

della ventitreesima seduta

Giovedì 26 giugno 2003 - ore15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


DE ZULUETA

Signor Presidente, desidero in primo luogo ringraziare il rapporteur, Kevin McNamara, per una relazione di grande importanza, in particolare per un’assemblea come la nostra, che nasce a garanzia della tutela dei diritti umani. Ringraziare il rapporteur fa parte dei riti di buona creanza della nostra assemblea, ma il mio è molto più di un atto di cortesia: la relazione e la proposta di risoluzione sono uno strumento solido, documentato e potenzialmente utile per tutti noi. Arriva forse un po’ tardi.

Sono rimasta incredula di fronte alle prime fotografie dei detenuti in gabbia nella baia di Guantanamo. Molti hanno sperato, di fronte a quelle immagini e a quelle notizie, che ciò che stava succedendo a Cuba fosse un’aberrazione provvisoria. Purtroppo, quasi un anno e mezzo dopo il trasferimento dei primi prigionieri nella base militare americana di Guantanamo Bay, l’aberrazione è rimasta tale, anzi sta assumendo i caratteri di una grave permanenza. Tutti i problemi già denunciati allora, e puntualmente ribaditi dal rapporto, sono rimasti aperti: non è stato chiarito lo status legale dei prigionieri, che non sono stati oggetto di formale accusa e non hanno goduto di nessun’assistenza legale; proseguono le interrogazioni e l’imposizione d’incappucciamento, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura; le persone detenute sono tagliate fuori dal mondo, l’unico contatto a loro consentito è quello con il Comitato Internazionale della Croce Rossa.

Per certi versi la situazione è forse peggiore di quella che si conosceva un anno fa. Oggi sappiamo che ci sono anche bambini fra i detenuti. I responsabili militari hanno confermato ventotto casi di tentato suicidio nel corso degli ultimi diciotto mesi. Sappiamo anche che molti altri prigionieri sono detenuti in condizioni simili, se non peggiori, nella base militare statunitense di Bagram, in Afghanistan, con l’aggravante che questi prigionieri non beneficiano delle visite della Croce Rossa.

In aprile dell’anno scorso, Jakob Kellenberger, il Presidente della Croce Rossa Internazionale, parlò in questa sede della centralità del diritto umanitario internazionale, ricordandoci che questi accordi costituiscono un quadro minimo di legalità. Il signor Kellenberger ci ricordò che queste regole furono concordate in seguito ai due tremendi conflitti mondiali e che, pertanto, nessuna guerra al terrorismo ne può giustificare l’accantonamento. Su questo punto desidero ricordare che l’articolo uno della Convenzione di Ginevra impegna i firmatari non solo a rispettare la Convenzione, ma anche a difenderla e a garantirne la piena attuazione: da qui l’importanza del voto sulla risoluzione in nostro esame.

Nel caso dell’Italia, l’anno scorso sessantacinque senatori italiani hanno firmato una mozione con un titolo e un dispositivo molto simile a quello alla nostra attenzione. In conclusione del dibattito, il Governo accettò tutti i punti del dispositivo, tranne la richiesta di piena attuazione della Convenzione di Ginevra. Ho notato con preoccupazione che, con questa decisione, il Governo italiano sembrava non sentirsi impegnato da tale Convenzione. Oggi con questo voto potremo riaprire la questione. Il Governo italiano ha dato seguito a quella mozione, ma manca il tassello della Convenzione di Ginevra. Spero che, in occasione della Presidenza dell’Unione Europea, il Governo italiano si faccia portatore della risoluzione che, mi auspico, voteremo oggi a larga maggioranza. Grazie.