SESSIONE ORDINARIA 2003

(Quarta parte)

ATTI

della trentaduesima seduta

Giovedì 2 ottobre 2003 - ore 10

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


Tana DE ZULUETA

Signor Presidente, vorrei scusarmi con i colleghi italiani perché illustrerò questo rapporto in inglese, una delle due lingue ufficiali nel quale è stato preparato e perciò per motivi di chiarezza mi attengo a questa lingua.

Renzo GUBERT

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, esprimo innanzitutto l’apprezzamento per l’iniziativa della collega Tana de Zulueta, accolta dalla nostra assemblea. La questione irachena è tutt’altro che chiusa.

Questa Assemblea si è già pronunciata in modo critico sull’adozione da parte degli Stati Uniti d’America, con il sostegno di alcuni governi europei, della decisione di rimuovere con la forza militare il governo iracheno di Saddam Hussein senza mandato delle Nazioni Unite.

Ora gli Stati Uniti chiedono alle Nazioni Unite e ai singoli Stati europei di sostenere il compito di ricostruire lo stato in Iraq, peraltro mantenendo essi la responsabilità delle operazioni.

Il popolo iracheno,in tutte le sue parti, merita indubbiamente solidarietà e aiuto i dopo decenni di esperienza di un regime autoritario e di alcune guerre. Non merita, invece, sostegno la dottrina dell’amministrazione Bush nei punti che più nettamente la distinguono dalle tradizionali posizioni USA, l’unilateralismo, vale a dire l’assunzione in proprio e in ultima istanza, della decisione sull’uso della forza militare per garantire a livello globale il perseguimento dei propri valori e dei propri interessi e il principio della guerra quale strumento per rimuovere ogni potere che possa rappresentare un pericolo per tali valori e tali interessi.

Senza una revisione di tale dottrina, formalmente presentata quale programma per la sicurezza e la difesa degli USA, la partecipazione all’opera di pacificazione e di ricostruzione in Iraq suona come un ulteriore avallo della dottrina stessa che assegna all’Europa, all’ONU, in definitiva alla stessa NATO, tali compiti, riservando agli USA e agli alleati ad hoc quelli di fare la guerra.

L’Europa partecipi ad interventi di solidarietà umanitaria: di fronte al bisogno, a persone che possono morire per carenza di acqua, cibo e mezzi sanitari, non ci sono riserve di ordine politiche che tengano. Ma essa non partecipi  al controllo militare dell’Iraq, a meno che gli USA non rivedano criticamente i due punti segnalati dalla loro dottrina, unilateralismo e guerra preventiva, e rivalutino i compiti di direzione politica delle questioni internazionali da parte dell’ONU, alla quale possono mettere a disposizione la loro grande forza militare.

Se ciò non accade, avremo solo un cedimento da parte dell’Europa, di quella che ha avuto coraggio di fronte alla pressione USA, un cedimento alla dottrina Bush, e con ciò la rinuncia a costruire elementi di governo del sistema globale ispirato agli ideali di uguaglianza e di democrazia che valgono non solo nei rapporti fra gli individui all’interno di uno Stato, ma anche nei rapporti fra Stati nel sistema globale.

Grazie Signor Presidente.