SESSIONE ORDINARIA 2004(Prima parte)
ATTI
della settima seduta
Giovedì 29 gennaio 2004 - ore 15
ADDENDUM I
DISCORSI IN ITALIANO NON PRONUNCIATI
GUBERT
On.le Presidente, on.li colleghi,
Il rapporto richiama l’attenzione su uno dei più gravi problemi contemporanei, la mancanza per molti esseri umani delle condizioni per poter soddisfare in modo sufficiente i bisogni di base della vita.
Vengono richiamati gli impegni presi in sede ONU dai paesi ricchi e non mantenuti, vengono richiamate le cause degli squilibri e della povertà assoluta, alcune interne alle società economicamente povere, altre inerenti al sistema di relazioni internazionali. Vi sono le raccomandazioni che invitano a rimuovere tali cause. Il rapporto merita pieno sostegno, peraltro con due notazioni.
In una raccomandazione si lamentano gli ostacoli alla libera competizione sul mercato internazionale, facendo esplicito riferimento ai sussidi all’agricoltura. Come è noto, questi, in molti Paesi europei sono principalmente diretti a tutela di attività deboli che, se esposte al mercato internazionale, scomparirebbero. Ci dobbiamo chiedere se la scomparsa delle agricolture europee possa essere valutata solo nei termini dello svantaggio competitivo sui mercati internazionali, senza tener adeguato conto di politiche di dumping ambientale e sociale di molti paesi e senza che siano resi trasparenti, con marchi, le differenze qualitative dei prodotti.
Un assetto che veda i paesi poveri specializzarsi nell’agricoltura per l’esportazione per consentire agli industriali dei paesi ricchi di poter esportare con profitto prodotti industriali non pare rispondere ai bisogni né dei paesi poveri (che vedrebbero sacrificata l’agricoltura orientata a soddisfare i bisogni alimentari delle loro popolazioni), né ai bisogni dei paesi ricchi europei, che vedrebbero scomparire o quasi l’agricoltura un gran parte dei loro territori, specie da quelli di collina e di montagna. E assieme all’agricoltura sparirebbero anche le società e le culture rurali-agricole.
Un’altra raccomandazione invita i paesi poveri a limitare la crescita demografica attraverso l’istruzione e la diffusione tra le donne della coscienza dei loro diritti. Ovvio il rischio, dicendo ciò, di indurre nelle popolazioni interessate un senso di colpa per il fatto che le famiglie hanno più figli di quelli che la società occidentale ritiene opportuno, facendo loro pensare che, se sono povere, è colpa loro.
Non è da incentivare di per sé la limitazione del numero di figli, quanto la procreazione responsabile, valutata da ciascuna famiglia secondo le proprie condizioni e la propria cultura. Non si può pensare che l’avere figli sia in contrasto con i diritti delle donne!
Infine, signor Presidente, avrei visto con favore un invito alle società ricche di evitare gli enormi sprechi di beni che esse sperimentano, pur avendo a poca distanza popolazioni che soffrono per la mancanza del necessario. Si parla di “imperativi morali”. Il primo è di evitare lo spreco in nome delle presunte virtù della società dei consumi. Sprecando meno, resterà di più per la solidarietà, per l’aiuto e si sarà più disponibili a rivedere i meccanismi internazionali. Non possiamo sollevare una voce critica al riguardo, proprio in nome dei valori umanistici dei quali il Consiglio d’Europa intende farsi promotore?