SESSIONE ORDINARIA 2004

(Seconda parte)

ATTI

della decima seduta

Martedí 27 aprile 2004 - ore 10

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


MANZELLA

Signor Presidente, Onorevoli colleghi.

Il Principato di Monaco rientra per le sue dimensioni geografiche nella categoria dei microstati europei.

Non è certo un microstato per la sua importanza economico-finanziaria, per le sue attività culturali e neppure per le sue specificità costituzionali.

Sono state queste caratteristiche costituzionali negli anni scorsi dalla domanda d’adesione a dare vita ad un importante dialogo tra la commissione giuridica del Consiglio d’Europa da un lato e le autorità monegasche e, direi anche, tutta la cittadinanza monegasca dall’altra.

Non sono anni trascorsi invano; il dialogo ha condotto ad una reciproca comprensione. Il Principato di Monaco ha compreso che il Consiglio d’Europa è un’organizzazione più esigente delle stesse Nazioni Unite per quanto riguarda lo stato di diritto e ha cambiato leggi elettorali e costituzione in senso più vicino ai cittadini.

Per quanto riguarda il Consiglio d’Europa, esso ha compreso le caratteristiche istituzionali di una monarchia ereditaria costituzionale del Principato di Monaco e le ha pienamente rispettate. Il Consiglio d’Europa comprende che le specificità costituzionali degli stati grandi e piccoli, membri, sono anzi una sua ricchezza.

D’altra parte, nel pluralismo delle forme costituzionali che essa accetta, quest’Assemblea parlamentare deve farsi carico di guardare ad una sola stella polare: cioè la pienezza dei diritti civili e politici dei cittadini di ogni stato membro e la pienezza della cittadinanza che il Consiglio d’Europa deve sempre tutelare quale che sia la cornice costituzionale.

Il caso del principato di Monaco è stato esemplare per approfondire quest’aspetto. Le lente evoluzioni delle relazioni del Principato con la Francia di cui ha parlato il collega Slutsky non hanno ancora consentito di eliminare il paradosso di un piccolo stato con statuto internazionale i cui cittadini sono però discriminati nell’accesso alle più alte cariche di stato, compresa quella di primo ministro.

Naturalmente di questa situazione autorità e cittadini monegaschi non sono i responsabili, sono le vittime e di questo abbiamo tenuto conto.

La condizionalità di quest’adesione vuole esercitare una amichevole ma convinta pressione collettiva da parte di tutti gli stati del Consiglio d’Europa sulla Francia perché concluda al più presto i negoziati con Monaco rinunciando a prerogative anacronistiche e a privilegi ingiustificati.

Le relazioni tra Francia e Monaco resteranno sempre speciali come lo sono quelle d’ogni microstato europeo rispetto allo stato di cui è enclave. Ma è ormai tramontata l’idea che il Consiglio d’Europa non poteva autorizzare il principio d’ingerenza anche nelle relazioni bilaterali tra stati sovrani quando queste relazioni toccano i diritti di cittadinanza garantiti dalla nostra carta fondamentale.

Inoltre, nel Mediterraneo, è interesse della Francia come di tutti gli Europei che sia assicurata non solo la sostanza ma anche la forma della vera indipendenza di una città-stato che può svolgere un ruolo altissimo per la pace, per l’incontro di civiltà, per i valori condivisi tra i popoli del Mediterraneo.

Mi consenta l’ultima frase, signor Presidente. Una nuova giovane classe politica si è affacciata a

Monaco dopo le elezioni che hanno cambiato volto al Principato. E’ una classe politica che nell’immutata cornice costituzionale, rispettosa delle sue istituzioni, guarda però all’avvenire. Ecco quindi che con il caro collega Slutsky noi abbiamo preso questa decisione sofferta nella sua struttura per difficoltà oggettiva ma intendiamo assecondare questa proiezione nell’avvenire dei cittadini monegaschi.

ARZILLI

Presidente, Colleghi.

Desidero iniziare il mio breve intervento partendo dalle conclusioni contenute negli ottimi rapporti presentati dall’onorevole Leonid Slutsky e dall’onorevole Andrea Manzella, conclusioni che a mio avviso racchiudono il preciso motivo per cui il Principato di Monaco deve far parte a pieno titolo della nostra famiglia europea.

Il Principato di Monaco è uno stato che ha dimostrato da tempo il suo sincero e costante attaccamento ai valori fondanti del Consiglio d’Europa e anche in occasione delle elezioni parlamentari del febbraio 2003 tutti gli osservatori internazionali si sono espressi in maniera unanime quando hanno affermato il rispetto delle norme sancite dal Consiglio d’Europa.

La storia del Principato di Monaco, la sua cultura, il suo patrimonio giuridico e istituzionale sono parte integrante della nostra Europa e pertanto pare assurdo e persino ingiusto negare a questo stato l’ingresso al Consiglio d’Europa dove tutti gli stati democratici europei sono rappresentati, una rappresentanza che è stata ed è foriera di collaborazione e di reciproca stima fra tutti.

Le notevoli affinità che accomunano da sempre i piccoli stati in Europa hanno, naturalmente, portato a tracciare negli ultimi decenni un percorso comune sulla strada dell’unanime riconoscimento delle loro prerogative sovrane e della piena affermazione del loro ruolo e della loro presenza a livello internazionale.

Come cittadino parlamentare di San Marino ovviamente non posso che rallegrarmi con le autorità monegasche per la loro decisione di venire a far parte del Consiglio d’Europa. Qui i piccoli stati non si sono mai sentiti tali al cospetto di nessuno: ognuno di noi ha la piena facoltà di esprimersi e di dire la propria opinione su qualunque soggetto in discussione. Qui la provenienza nazionale ha un valore limitato.

Posso affermare inoltre che i piccoli stati, la cui plurisecolare esistenza e sopravvivenza traggono origine e si basano sulle sole ragioni del diritto e della strenua difesa dei valori universali della libertà e della pacifica convivenza dei popoli, si configurano come i più fedeli testimoni e interpreti dei principi formatori e degli ideali perseguiti da questa nostra famiglia democratica europea.

Ragioni queste che depongono a favore dell’accoglimento della domanda d’adesione: rispetto dei diritti dell’uomo, dello stato di diritto, e in generale dei principi su cui si fonda questa organizzazione di Strasburgo.

In proposito va ricordato e hanno ricordato i miei colleghi che le autorità del Principato hanno già aderito o accettato di aderire a tutta una serie di strumenti internazionali ed europei in modo tale da assicurare un’efficace partnership in seno al Consiglio d’Europa. Hanno anche assicurato circa la volontà politica ad ottemperare con diligenza e rapidità gli impegni che l’adesione comporta.

Con il Principato di Monaco, tutti i piccoli stati sono presenti in quest’assise internazionale. Mi auguro che questa nuova adesione possa apportare una maggiore cooperazione tra i piccoli stati e il Consiglio d’Europa.

Alla luce pertanto di quanto ho appena detto sulle motivazioni sulle quali si fonda l’appoggio sammarinese alla candidatura monegasca, esprimo l’auspicio che l’Assemblea Parlamentare possa esprimere parere favorevole a quest’adesione chiamando in seguito il Comitato dei Ministri a prendere una decisione formale per decretare l’ingresso del Principato di Monaco nel Consiglio d’Europa.

Mi è gradito altresì testimoniare in sede di quest’autorevole sede i vincoli d’amicizia e di cooperazione che legano in modo particolare sul piano internazionale i piccoli stati e che caratterizzano tradizionalmente anche il rapporto della Repubblica di San Marino con il Principato di Monaco. Grazie.

MANZELLA

Signor Presidente, condivido l’opinione del collega Slutskyi per quanto riguarda i primi quattro emendamenti e parlo in nome della Commissione Giuridica sugli altri emendamenti, soprattutto per quanto riguarda il quinto emendamento che reca la mia firma.

Ora, la differenza fra quest’emendamento e il testo della Commissione è una differenza tutto sommato non grande perché tutt’e due affidano al Comitato Misto il compito di accertare il punto dei negoziati; tutt’e due fanno appunto riferimento ai negoziati e tutt’e due non vogliono aspettare la conclusione e la firma dei negoziati. Ora, quel è la differenza?

La Commissione Giuridica ritiene che quest’accertamento debba fare riferimento ad un fatto determinato e non ad un fatto astratto qual è la possibilità di arrivare ad applicare in un prossimo avvenire. La Commissione Giuridica - siccome nel concetto stesso di condizione vi è questa necessità di determinatezza, e già nel diritto romano si eliminavano tali condizioni, vuole questa determinatezza rispetto al testo della Commissione Politica. Grazie.

BUDIN

Signor Primo Ministro, due domande.

La prima riguardo alla controversa zona ittica e ambientale dell’Adriatico: se è d’accordo che è giusto gestire l’Adriatico in termini multilaterali, e in tal caso, secondo Lei con quali forme.

La seconda domanda: Lei parla di riconciliazione. Le chiedo se oltre al resto ritiene utili anche atti simbolici di valore morale e di riconciliazione con assunzione reciproca di responsabilità per quanto è avvenuto nel passato.

SANADER, PRIMO MINISTRO DELLA CROAZIA

Grazie per le due domande. Per quanto riguarda la prima, io credo che quest’atto nella zona dell’Adriatico è un atto conforme alla prassi europea.

Nei due o tre incontri che ho avuto con il Presidente del Consiglio Berlusconi, abbiamo parlato del fatto che in Croazia possiamo capire che c’è anche un interesse italiano per quanto riguarda la pesca e siamo pronti a vedere come da una parte questa legge - che è stata approvata dal Parlamento Croato, - sia rispettata come per tutte le leggi e d’altra parte, capiamo che c’è anche un interesse italiano e siamo pronti a cercare delle soluzioni. I nostri pescatori in Croazia non hanno del resto il potenziale per pescare tutto il pesce e allora, se oltre a quello che noi possiamo pescare c’è anche posto per i nostri amici italiani, perché no?

Abbiamo parlato di questo anche con il Commissario Fischler, che è pronto a dare una mano per trovare una soluzione. In ogni modo, c’è un’atmosfera di buona volontà e d’amicizia fra la Croazia e l’Italia e speriamo che anche l’Italia ci appoggi nella nostra via europea.

La seconda domanda non l’ho capita bene. Me la può ripetere per favore?

BUDIN

Oltre a tutti gli atti che Lei ha già elencato, se ritiene utili atti simbolici di riconciliazione, attraverso i quali, ciascuna parte, soprattutto con la Serbia ovviamente, si assuma la propria responsabilità per il passato.

SANADER, PRIMO MINISTRO DELLA CROAZIA

Si. Credo che la riconciliazione debba essere tale che ogni parte per sé - non solo per quanto riguarda la storia degli ultimi quindici anni ma anche per tutta la storia europea del passato, del ventesimo secolo…volevo rispondere in italiano ma mi mancano le parole. Allora, sono d’accordo con quanto ha detto lei, bisogna capire che in Croazia, nei nostri paesi vicini e in tutta Europea, c’è il bisogno di dimenticare il passato pur senza cancellarlo, bisogna in altre parole chiudere il capitolo del passato e concentrarci sul futuro europeo.