SESSIONE ORDINARIA 2004

(Terza parte)

ATTI

della diciassettesima  seduta

Lunedí 21 giugno 2004 - ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


AZZOLINI

Signor Presidente, sono sinceramente rammaricato di dover intervenire in questa seduta e in questa circostanza però è mio dovere non solo di capo-delegazione ma soprattutto di parlamentare di Forza Italia, partito che ha sempre considerato questa istituzione con il rigore e il rispetto che merita.

Non si possono affermare cose inconsistenti e inesistenti, perché non ci sono condanne ad carcere ma solo procedimenti come ce ne sono tanti in tutto il resto del mondo. Se non c’è una sentenza passata in giudicato, nessuno ha necessariamente l’etichetta di colpevole, per chi tutela i diritti umani.

Dico questo nel nome e nel rispetto della realtà che ci sta ospitando ma soprattutto perché vorrei che i miei colleghi non si esprimessero in modo così disgustoso, perché non si fanno queste cose soprattutto dopo aver ascoltato ciò che Lei ha detto, Presidente, e che io metabolizzo con molta responsabilità: questa è un’istituzione che deve garantire i diritti umani e non deve fare eccezioni soltanto per ragioni politiche.

MANZELLA

Signor Presidente, Onorevoli colleghi, questo dibattito sull’euro, alla preziosa presenza del governatore Trichet avviene in un momento che si potrebbe definire critico. Critico per due ragioni, la prima è che nell’Unione allargata, l’euro è diventata una moneta di minoranza, perché sono più gli Stati fuori dall’euro che quelli dentro l’eurozona. La seconda ragione è che nella Costituzione Europea da poco approvata si sono indeboliti i poteri di proposta della Commissione che è la guardiana di Maastricht e quindi sui deficit. Su questo punto, essa ha lavorato sempre in un circuito virtuoso con la Banca Centrale Europea. Come sempre però dal farsi dell’Europa, da queste due crisi forse possono venire delle opportunità.

La prima opportunità è che il successo dell’euro nella difesa della stabilità dei prezzi, successo reale come ci ha detto il governatore Trichet, un successo che ha evitato tempeste monetarie disastrose, ha invitato la macroinflazione, anche se non è stato ugualmente efficace per la microinflazione percepita dai consumatori, vi sono dei governi che si pongono dalla parte dei consumatori per dire che l’euro è fallito.  In questa difesa sostanziale della stabilità dei prezzi, l’euro può diventare il magnete dei comportamenti virtuosi anche di quei paesi che in questo momento non ne fanno parte.

La seconda opportunità è che la Banca Centrale Europea senza l’appoggio della Commissione, aumentando la sua solitudine, può sviluppare in se stessa una capacità d’orientamento della politica economica fondata sulla sua authority e su quella del Consiglio dei governatori delle banche centrali. Una capacità d’orientamento che mi pare emergere con una certa chiarezza anche dalle cose che ci ha detto il governatore Trichet, soprattutto per quello che ci ha detto sulla cosiddetta revisione del Patto di stabilità, in cui ha tenuto ben chiaramente la posizione di nessuna modifica al testo di Maastricht e al testo del Patto, ma soltanto di un’apertura all’attuazione concreta del Patto, avendo riguardo ai saldi strutturali delle finanze pubbliche e ai cicli economici.

L’idea che mi pare esser importante è di una politica monetaria concertata in pratica la difesa dell’assoluta indipendenza della Banca Centrale Europea, ma anche la comunicazione con quel ministro collettivo dell’economia che è l’ECOFIN con la bussola orientata sulla strategia di Lisbona. Credo che da questo dibattito debba venire il pieno appoggio a questo governo delle regole monetarie. Un governo che basandosi sui principi e sui valori, ha una forza espansiva, direi più vasta di quella della stessa Costituzione in cui è stata inserita domenica scorsa e non a caso uno dei primi governi a felicitarsi del varo della Costituzione Europea è stato quello russo, e non è stata una mossa di routine ma è stato un gesto politico che non può passare inosservato. Grazie.

CREMA

Presidente, Onorevoli colleghi, il rapporto redatto dall’onorevole Robert Walter presenta spunti molto qualificanti e desidero esprimere i miei più sinceri rallegramenti per il suo meritevole impegno e per il risultato finale del suo lavoro.

Come ho già avuto modo di esporre in commissione, il rapporto non mette tuttavia l’accento sul ruolo dell’euro come moneta internazionale, che è invece fondamentale se si vuole capire quale sarà il “peso internazionale” della nostra moneta nei prossimi cinque o dieci anni. Una moneta che deve essere capace di attrarre investimenti a breve e a lungo termine, ed a diventare moneta di riferimento per un crescente numero di transazioni internazionali. Ricordo che il cammino dell’euro cominciò già nel 1961, quando il rapporto della Commissione Monnet chiese di unire le riserve valutarie delle differenti banche europee. Ma non è la storia l’oggetto del mio discorso bensì il futuro della nostra moneta unica.

La macroeconomia c’insegna che il valore di una moneta dipende in larga misura sia dalla struttura economica, sia dalla liquidità e dallo sviluppo del mercato finanziario presente in un determinato paese. Questi due aspetti, che si rafforzano vicendevolmente, costituiscono il valore della moneta sul piano internazionale. Infatti, nel XVII e nel XVIII secolo, il fiorino olandese fu moneta di riferimento, mentre a partire dall XIX secolo fu il turno della sterlina inglese. Oggi, il mercato internazionale offre due opzioni: il dollaro che vanta la forza economica e finanziaria degli Stati Uniti e l’euro che offre, invece, una situazione economica complessiva che non esito a definire deprimente. I tassi di sviluppo degli eurododici sono molto bassi rispetto alle loro capacità economiche-produttive e non s’intravede ancora una svolta che rilanci la dinamica produttiva delle grandi economie europee. I governi sembrano, invece, intenzionati a difendere in maniera crescente le loro aziende nazionali, le loro banche nazionali, in altre parole i gioielli di casa, rallentando così il compimento di una vera economia di mercato all’interno dell’Unione Europea. Gli stessi governi sono sempre più intenzionati a non rispettare le regole che essi stessi si sono dati nell’ambito della finanza pubblica ed appaiono sempre più insofferenti di fronte ai richiami delle istituzioni europee.

A questa premessa, vorrei aggiungere che sembra ormai certo che la Federal Reserve si avvii ad aumentare il tassi d’interesse nei prossimi mesi. Alan Greenspan lo ha già fatto capire, con espressioni che tuttavia indicano un aumento moderato. E’ pertanto legittimo dedurre che la Banca Centrale Europea non sarà chiamata ad aumentare i tassi di sconto dell’area euro con l’immediatezza che i mercati finanziari temevano.

La domanda che avrei posto al governatore Jean-Claude Trichet è dunque la seguente: come la Banca Centrale Europea reagirà all’innalzamento dei tassi americani sapendo che la situazione economica europea è ancora in una fase di pericoloso stallo e che la speculazione sul petrolio inizia a sgonfiarsi? Inoltre, quale sarà l’approccio della Banca Centrale Europea nei riguardi dei nuovi dieci paesi, alcuni dei quali hanno già annunciato che non hanno fretta ad entrare nella moneta unica europea?

Signor Presidente, l’euro rappresenta un’importante tappa politica ed economica. E’ opportuno che la Banca si concentri in maniera crescente sulla comunicazione della sua politica monetaria che appare, ai non esperti, oscura se non errata. Pertanto siamo interessati a sapere quali saranno le iniziative future che saranno attivate per cambiare l’immagine, o meglio la percezione, che il cittadino comune ha nei confronti di quest’istituzione europea. Grazie per la vostra attenzione.

RIZZI

Signor Presidente, a mio avviso sono tre, in particolare, gli aspetti sostanziali sui quali deve concentrarsi l’attenzione dell’Assemblea per sottolinearne l’importanza: assicurare in primo luogo il rispetto del patto di stabilità e crescita, rilanciare l’attività economica nella zona euro attraverso le riforme strutturali, favorire l’adesione all’Unione Monetaria  ed Economica da parte dei nuovi Stati membri dell’Unione Europea non appena possibile.

Su questi contenuti è imperniata la relazione del collega Robert Walter, con il quale mi congratulo vivamente anche se alcune sue considerazioni sarebbero degne d’approfondimento e di chiarimento in particolare se l’euro nel produrre i suoi benefici ha creato anche una maggiore trasparenza dei prezzi.

Non tutti concordano su quest’aspetto anche perché sarebbe doveroso capire bene che vuol dire trasparenza dei prezzi. Il relatore potrebbe nelle sua replica fornirci la sua interpretazione.

La crescita dei principali Paesi dell’Unione Monetaria ed Economica è stata e permane lenta, connessa all’evidente difficoltà a aderire ai termini del Patto di stabilità. La relazione mette in giusta evidenza il grande lavoro svolto dai dieci nuovi Stati membri dell’Unione Europea in funzione dell’adesione alla zona dell’euro. Si auspica da parte dei vecchi membri dell’Unione Economica Monetaria un’indispensabile compressione che deve configurarsi come atto di solidarietà concreta. Superare eventuali ostacoli è compito di tutti ma è interesse di tutti che i partecipanti alla creazione della grande Europa pervengano al raggiungimento del risultato comune. Tutti hanno interesse ad avere una zona euro a crescita forte e duratura perché ciò vorrebbe dire un segnale di grande solidità del progetto al quale tutti sarebbero indotti ad aderire.

In buona sostanza possiamo affermare che i traguardi che ci siamo posti sono estremamente importanti tanto da avere i connotati di una sfida. Ma se pensiamo all’Europa del passato e guardiamo all’Europa del presente, possiamo affermare di aver compiuto molta strada in senso positivo e nell’interesse della nostra gente.

La bassa percentuale dei votanti alle elezione europee potrebbe indurci a pensare che non si è creato attorno al progetto “la grande Europa” il giusto interesse. Di fronte al pericolo dell’indifferenza si dovrà far leva sui valori morali dell’Unione e sugli aspetti della pace e del benessere che noi abbiamo a portata di mano, di cui godiamo e che sono il frutto dei tanti sacrifici e delle tante rinunce, delle tante tragedie che hanno colpito le generazioni del passato verso le quali abbiamo rispetto e gratitudine perché ci hanno indicato la strada da percorrere. Grazie.

GABURRO

Signor Presidente, Colleghi, anch’io condivido e apprezzo il rapporto dell’onorevole Walter. Mi limito a presentare qualche riflessione sul tema con riferimento al trattato costituzionale approvato in questi giorni.

In proposito è molto importante l’articolo 76 capo terzo del trattato che regola l’accertamento di una situazione di deficit eccessivo in uno dei paesi dell’Unione e le misure da prendere per rientrare nei limiti del Patto di stabilità.

Un tema apparentemente molto tecnico di quelli che non suscitano grandi emozioni nell’opinione pubblica. Eppure sul paragrafo 6 d’undici righe vi è stata una delle battaglie più aspre nella Conferenza intergovernativa che ha approvato il nuovo trattato costituzionale. Come è stato ricordato da altri con due fronti contrapposti da una parte la Commissione e una folta pattuglia di paesi piccoli ma economicamente virtuosi, guidata da Olanda, Austria, Belgio e Lussemburgo che hanno insistito per rafforzare i vincoli.

Dall’altra parte tutti gli altri, con i grandi in testa, decisi a non concedere più poteri all’esecutivo europeo in una materia così delicata. Alla vigilia dello scontro finale era arrivata anche una lettera della Germania, d’Italia, Polonia e Grecia, che aveva invitato la Presidenza Irlandese a mantenere a livello di raccomandazione le misure correttive richieste dalla Commissione al Paese in situazione di deficit eccessivo e a non promuoverle al livello di proposte perché, in questo caso, per il Consiglio sarebbe stato più difficile respingerle. Una battaglia su una parola, vinta dai Grandi, che potrebbe far sembrare tutta la vicenda ancora più tecnica. Ma non è così. Basta ricordare quante polemiche ci sono state quando la Commissione ha raccomandato misure alla Germania e alla Francia in deficit eccessivo ormai da due anni e che il Consiglio ha respinto il 25 novembre scorso, o la tensione che accompagna adesso l’attesa dell’ECOFIN del 5 luglio che avrà sul tavolo la richiesta  della Commissione di un early warning all’Italia per rischio di deficit eccessivo.

Non solo, la soluzione che i venticinque capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea hanno dato a questo capitolo della Costituzione e più in generale a tutta la materia della cosiddetta governance economica, è un metro efficace per misurare in quale direzione si sta muovendo l’Unione Europea. Sul governo dell’economia di uno spazio che è comune per mercato e in gran parte anche per la moneta, i passi nella Costituzione sono stati un po’ incerti. Nel momento della celebrazione del successo, arrivato dopo due anni difficili di negoziati e di compromessi, non si può dimenticare che è proprio sull’integrazione economica che l’Unione si è finora sviluppata.

La moneta comune ha una madre nella Banca Centrale Europea e un padre nel Patto di stabilità e crescita che in mancanza di un autonomo governo europeo dell’economia è l’unico strumento per vincolare i Paesi a regole di convergenza nelle politiche economiche. Nella Costituzione è stata inserita una dichiarazione di un’intera pagina che riafferma l’importanza del Patto come mezzo per assicurare la crescita e l’equilibrio dei bilanci, che sono definiti i due pilastri della politica economica dell’Unione.

Su questo i grandi Paesi insistono per dimostrare che non sono state ammorbidite le regole, né sono stati cambiati gli obiettivi. Quello che è stato modificato è il peso di chi ha il potere finale di far rispettare le regole. Le nuove regole adesso sono attese alla prova dei fatti. Bisognerà attendere le  ratifiche della Costituzione. Il clima, sotto questo profilo è già cambiato e una prima verifica potrebbe già esserci il 5 luglio, in occasione della prossima importante riunione dell’ECOFIN. Per il momento sappiamo che le misure correttive al deficit sono rimaste semplici raccomandazioni. Grazie.