SESSIONE ORDINARIA 2004

(Quarta parte)

ATTI

della venticinquesima seduta

Lunedì 4 ottobre 2004-ore 15

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


GUBERT

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il documento che abbiamo in esame sostiene il processo di liberalizzazione dei commerci internazionali sulla base della teoria classica dei vantaggi comparativi: perché produrre in un luogo dei beni che possono essere prodotti altrove a costi minori?

L’Organizzazione Mondiale del Commercio, sulla base di questa premessa, rende a unificare i mercati, promettendo maggiore benessere per tutti. L’eliminazione d’ogni barriera protettiva fra i sistemi economici costituirebbe un gioco a somma positiva per tutti gli attori.

La teoria classica dei vantaggi comparativi applicata a sistemi economici che praticano misure assai disuguali di tutela dei diritti economici e sociali dei lavoratori e delle famiglie, misure assai disuguali di tutela dell’ambiente o misure disuguali di garanzia di disponibilità anche in futuro di risorse limitate non rinnovabili risulta del tutto fuorviante. L’eliminazione d’ogni protezione dei sistemi economici che garantisce migliore trattamento economico e sociale ai lavoratori e alle loro famiglie e che adotta criteri più efficaci e severi di protezione ambientale e di salvaguardia delle risorse non rinnovabili induce una loro penalizzazione negli scambi. Più alti livelli di diritti e di tutele comportano più alti costi di produzione, con conseguente perdita di competitività nei confronti dei paesi con basso livello di riconoscimento dei diritti e di tutela. Pertanto la liberalizzazione dei commerci non può che svilupparsi con gradualità, man mano che in tutti i paesi progredisce il livello di tutela dei diritti dei lavoratori e della qualità dell’ambiente, a meno che non si voglia premiare solo chi produce a costi minori, incentivando l’abbassamento dei salari, le tutele sociali e quelle ambientali.

Ciò che vale, in generale, per i sistemi-paese deve essere ulteriormente dettagliato in relazione ai diversi settori di attività economica. Nel rapporto si sollecita una politica più liberalizzatrice in particolare per il settore agricolo; le politiche agricole degli stati economicamente più avanzati sarebbero responsabili delle difficoltà economiche dei paesi più poveri. Vi possono essere casi nei quali i sostegni all’agricoltura risultano irrazionali e controproducenti, ingiusti, ma tali casi vanno evidenziati in modo specifico. Non si può generalizzare, chiedendo una sostanziosa riduzione degli aiuti all’agricoltura. Questi possono essere un modo per compensare funzioni diverse dal produrre beni commerciali quali in primo luogo la cura dell’ambiente e il mantenimento della biodiversità.

Qualora anche tali aiuti fossero un sostegno a produzioni, cessate le quali non vi sarebbe alternativa per gli agricoltori che l’abbandono dell’attività e del territorio, gli aiuti non solo vanno mantenuti, ma incoraggiati. Se la politica ha un ruolo nell’economia è quello di promuovere il bene comune delle collettività cui si riferisce, e quindi di sostenere le parti più deboli della società e dei territori, non quelle più forti. Circa poi le politiche agricole dei paesi poveri, v’è da chiedersi se non sarebbe prioritario sostenere un’agricoltura capace di soddisfare i bisogni interni anziché un’agricoltura orientata all’esportazione spesso dominate dalle multinazionali. Orientare l’agricoltura verso l’esportazione procura valuta, certo utile, ma quanta parte di essa è poi impiegata per comperare all’estero i fattori della produzione agricola oppure beni di consumo voluttuari?

Occorre governare la globalizzazione dei mercati, ma governare  non significa semplicemente liberalizzare. Liberalizzare può essere un gioco a somma zero o a somma negativa, solo a certe condizioni può essere a somma positiva. Serve individuare meglio, di quanto lo si fa nel rapporto, quali siano tali condizioni. Grazie.

GUBERT

L’emendamento tende ad introdurre una cautela sul principio d’organizzazione del commercio internazionale solo sulla base dei vantaggi comparativi. Se sulla base di questo principio dovesse fermarsi la produzione di latte in Italia perché si fa meglio in Olanda, cosa succederebbe dei pascoli e delle malghe di montagna? Se si dovesse eliminare da una regione tutta un coltura tradizionale scompare tutta una cultura. E’ meglio prendere delle cautele, non si possono danneggiare dei settori dell’economia di un paese seguendo soltanto i principi del vantaggio concorrenziale.

GUBERT

Su questo problema sono già intervenuti altri colleghi, ed è il più rilevante degli emendamenti presentati. Si chiede una consistente riduzione degli aiuti all’agricoltura, se si facessero delle analisi dettagliate sui vari tipi d’aiuti si arriverebbe alla conclusione che per certi prodotti e in certe situazioni questi vanno ridotti ma chiederne una riduzione generalizzata vuole dire mettere in difficoltà economica intere regioni già sfavorite. Mi domando è questo che si vuole qui al Consiglio d’Europa? Da un lato attuiamo delle risoluzioni per aiutare le regioni di montagna e per riequilibrare lo sviluppo sul territorio e dall’altro vogliamo che si svuoti l’attività economica d’intere regioni sfavorite per omaggio ad un principio di liberalizzazione. L’emendamento elimina quest’indebita generalizzazione contenuta nel documento.

GUBERT

E’ un modesto emendamento che tende ad eliminare l’eccesso di critica sulla partecipazione di tutti i paesi alle decisioni dell’ OMC. La critica delle procedure è egualmente predente, il dire che è troppa vuol quasi invocare il potere di altri di decidere sull’economia d’ogni singolo paese. Mi sembra che non sia necessario.