SESSIONE ORDINARIA 2004

(Quarta parte)

ATTI

della ventiseiesima seduta

Martedì 5 ottobre 2004-ore 10

DISCORSI PRONUNCIATI IN ITALIANO


PRESIDENTE

Prego onorevole Budin

BUDIN

Grazie Presidente. Questo non è un full monitoring report ma è un tentativo della nostra Assemblea volto a fornire un sostegno al processo di democratizzazione in Serbia e in Montenegro in un momento difficile. Le difficoltà persistono anche dopo l’accesso della Serbia-Montenegro al Consiglio d’Europa se non altro per una sequenza incessante d’elezioni.

La relazione scritta illustra in maniera dettagliata che la Serbia-Montenegro ha fatto molto in questo periodo ma che molto rimane da fare. Farò una sintesi evidenziando cinque aspetti che ritengo emblematici per le vicende di questo popolo e di questo paese. Si tratta della relazione del rapporto che la Serbia-Montenegro ha con cinque momenti importanti, il primo è il rapporto con il tribunale dell’Aia, ch’è anche il rapporto con il proprio passato, il secondo è il rapporto con la propria dimensione etnico-nazionale, il terzo è il rapporto con le nazioni, i popoli e gli stati vicini, e il rapporto interno fra Serbia e Montenegro, il quarto è tra i poteri interni e il quinto è tra l’establishement politico istituzionale e l’opinione pubblica.

Il rapporto con il tribunale dell’Aia dovrebbe avere un doppio significato, uno sul piano formale precipuo facendo il necessario riferimento alle numerose vittime delle varie guerre che chiedono giustizia, l’altro come occasione per un confronto sincero e chiarificatore con il proprio passato. Un passato pesante che va elaborato e metabolizzato e non rimosso. E’ un processo difficile, costoso ma è il prezzo per un futuro più libero. Com’è noto, però, il rapporto con il tribunale dell’Aia è ancora difficile ma è altresì vero che in Serbia-Montenegro si fanno sempre più sentire le voci favorevoli ad una collaborazione franca ed incondizionata, è nostro compito sentire queste voci e sostenerle.

Il rapporto con la dimensione etnico-nazionale in Serbia-Montenegro è vissuto ancora, soprattutto in campo politico, con un approccio ideologico. La transizione da una concezione dello stato fondato sull’etnia a quella di uno stato fondato sulla democrazia, sui diritti di cittadinanza e sulla libertà costituzionale è lenta. Non è solo un problema della Serbia-Montenegro ma qui è particolarmente forte e ciò va tenuto in considerazione se vogliamo aiutarene il processo di democratizzazione. Sta diventando motivo di preoccupazione la situazione nella provincia di Vojodina, regione di numerose etnie storiche. Negli ultimi mesi non v’è stata la necessaria attenzione per il sorgere di tensioni e violenze interetniche, contro tutte le minoranze e le autorità non sono riuscite a prevenire e a fermare questi fenomeni. Anzi è purtroppo prevalsa una gestione politica che ha rappresentato il tutto come uno scontro etnico serbo-ungherese, come uno scontro tra due maggioranze, tra la maggioranza statale serba e la maggioranza locale ungherese. Non è stata rappresentata come una questione di diritti democratici e di cittadinanza.

Il rapporto con i popoli vicini e in Serbia-Montenegro: è indispensabile fare avanzare con più convinzione i processi di riconciliazione con i vicini per la cooperazione regionale, per la stabilità della regione e anche per favorire il ritorno dei profughi e degli sfollati. Qualche timido atto v’è stato ma la comunità internazionale dovrebbe incoraggiare di più la via dell’assunzione pubblica delle responsabilità per quanto avvenuto nel recente passato.

Necessitano di altrettanti chiarimenti anche i rapporti tra Serbia e Montenegro. L’atteggiamento di questi due paesi verso l’unione statale non è chiaro, si crede o no in quest’unione? E’ significativo che né la Serbia né il Montenegro abbiano riformato le costituzioni repubblicane per adeguarle alla carta costituzionale e in questa situazione la stessa discussione relativa alle prossime elezioni per il parlamento risulta svolgersi su deboli basi se non è chiaro il contenuto dell’unione statale. Un chiarimento è assolutamente necessario e credo che coinvolga i tre fattori che hanno stabilito l’accordo per la carta costituzionale.

Il rapporto tra i poteri non è ancora corretto, v’è ancora una forte tendenza al controllo da parte della maggioranza su poteri che dovrebbero essere indipendenti, liberi e pluralistici quale quello giudiziario e quello dei media. Infine anche il rapporto con l’opinione pubblica è un punto debole, perché v’è ancora la tendenza da parte delle forze politiche di ricorrere al comodo populismo invece di affrontare l’opinione pubblica con il necessario coraggio. Questo riguarda la collaborazione con il tribunale dell’Aia ma riguarda anche il passaggio dall’approvazione formale delle leggi alla loro implementazione concreta. Con questo concludo, grazie.

PRESIDENTE

Tante grazie.

BUDIN

Volevo aggiungere soltanto una considerazione. Sono d’accordo che per il Kossovo  va trovata una soluzione concordata ma che vi sia infine una soluzione per assegnare le responsabilità dirette a tutti, per garantire i diritti. Per quanto riguarda le osservazioni dell’onorevole Marty, certo è giusto comprendere le difficoltà con le quali in Serbia viene accettato il tribunale dell’Aia ma non è detto che dobbiamo giustificarle e approvarle. E’ un occasione per il popolo di guardare con franchezza al proprio passato, senza l’affrancamento con il passato, non credo ci sarà una via libera verso un futuro democratico.

BUDIN

Siamo a favore di quest’emendamento perché riporta la constatazione di un dato di fatto.

BUDIN

Presidente ne approfitto per dire che sono d’accordo con il sub emendamento ma noi non eravamo d’accordo con l’emendamento. Per quanto riguarda la modifica dei rapporti etnici, abbiamo accolto l’emendamento numero sette, quindi è qui un’inutile ripetizione e si tratta anche di un invito, credo, non appropriato perché ovunque vadano i rifugiati costituiscono un problema e il vero problema dei rifugiati è quello di consentire loro di ritornare a casa. Va da sé che i diritti delle minoranze vadano rispettati.

BUDIN

E’ uguale ad uno che abbiamo già illustrato.

PRESIDENTE

Grazie per la brevità.

BUDIN

Questo è un emendamento che riguarda la libertà e il pluralismo dei media in Serbia-Montenegro, v’è il sostegno pubblico all’agenzia statale mentre non si fa lo stesso per le agenzie di stampa private, questa è la prima parte dell’ emendamento. L’ultima parte riguarda i numerosi casi menzionati che si verificano in Montenegro, la Commissione ha già approvato la cancellazione di quanto proposto dal collega Jovašević cioè “critical of the gouvernement”.

BUDIN

E’ un emendamento che riguarda il trattamento dei diritti dei popoli  Rom. Il problema è diffuso e non è solo limitato alla Serbia-Montenegro dove molto è stato fatto ma poiché tali problemi persistono è giusto che vi sia un richiamo nella nostra risoluzione.

BUDIN

E’ relativo al problema dei rifugiati e degli sfollati, ne abbiamo parlato oggi diverse volte, questa è la posizione della risoluzione in cui facciamo appello a tutti i responsabili per far si che i rifugiati possano ritornare nelle loro case.

BUDIN

L’emendamento chiama ad un maggiore impegno nella lotta contro la criminalità organizzata, è stato discusso e approvato dal Comitato e anche questo è giusto sia contenuto nella nostra risoluzione.

PRESIDENTE

Lei oggi ha molto lavoro.

BUDIN

Questo emendamento riguarda le attività delle corti domestiche e fa appello a queste per processare gli imputati per i crimini commessi in Kossovo. E’ un invito alle corti domestiche di dare prova di un impegno nei confronti dei crimini di guerra.